La mancanza di lavoratori rappresenta da anni uno dei principali temi politici tedeschi. Il 60% delle aziende che operano sul territorio si trova a corto di personale. I settori più colpiti sono: l’istruzione, la cura, l’informatica, il sociale, l’artigianato e la ristorazione.
In Germania mancano lavoratori. Ma, da adesso, trasferirsi nel Paese per lavoro sarà più facile. A Berlino è infatti entrata in vigore in questi giorni la nuova legge sull’immigrazione di forza lavoro qualificata proveniente da Paesi extracomunitari. Una svolta che si preannuncia significativa e che, secondo i piani del governo, dovrebbe aiutare la Germania a trovare almeno una parte dei lavoratori di cui necessita.
I nuovi regolamenti sono stati approvati in estate dal governo guidato da Olaf Scholz e saranno effettivi nella loro totalità dalla prossima estate. Nel frattempo, però, verranno operati dei cambiamenti parziali: alcune delle norme approvate dal governo sono entrate in vigore in questi giorni, altre saranno applicate a partire da marzo.
Il problema della mancanza di lavoratori rappresenta da anni uno dei principali temi politici. Per anni, la questione è stata parzialmente tamponata dall’arrivo di lavoratori dal resto dell’UE: ora però alla Germania vengono preferiti Belgio e Lussemburgo, come spiegava Il Fendinebbia, un progetto e newsletter specializzato su questioni tedesche. La carenza di professionisti qualificati ha infatti numeri tali che è impossibile ignorarla: l’Istituto di Norimberga per la ricerca sul mercato del lavoro ha contato che alla fine del 2022 i posti lasciati liberi fossero poco meno di due milioni.
Il problema è trasversale, si calcola che il 60% delle aziende che operano sul territorio tedesco si trovi a corto di personale. Tuttavia, ci sono alcuni settori che risultano più colpiti rispetto ad altri: sono l’istruzione, la cura, l’informatica e il sociale, ma anche l’artigianato e la ristorazione.
Ciò che preoccupa, ancora più della situazione attuale, è che le problematiche sono destinate ad ingrandirsi a breve. I prossimi anni saranno quelli che vedranno andare in pensione la gran parte dei baby boomers, le persone nate nel corso del boom economico, che rappresentano una categoria estremamente numerosa ed ancora molto presente all’interno del mondo del lavoro. In questo modo, da qui al 2035, la Germania potrebbe trovarsi a dover sostituire altri sette milioni di lavoratori.
Per risolvere davvero la questione, la Germania avrebbe bisogno dell’immissione di almeno 400mila lavoratori qualificati ogni anno. Troppi da immaginare anche per il governo, che con la riforma si è posto l’obiettivo di attirare 75mila nuovi lavoratori ogni anno, rispetto ai flussi attuali. Per farlo, l’esecutivo composto da socialdemocratici, verdi e liberali ha dovuto eliminare una serie di paletti che limitavano finora l’entrata di forza lavoro dai Paesi extracomunitari.
Per prima cosa, sarà possibile arrivare in Germania anche senza che il proprio titolo di studi sia stato precedentemente valutato dalle autorità tedesche. Fino a questo momento, i candidati dovevano affrontare un lungo processo di riconoscimento del titolo prima di potersi spostare: ma questo poteva durare anche anni e finiva per spingere le persone a scegliere altre destinazioni. Ora, per i lavoratori qualificati sarà sufficiente presentare una qualifica riconosciuta dal Paese d’origine e dimostrare di avere almeno due anni di esperienza nel proprio settore.
La Germania introdurrà inoltre una Chancenkarte, con un sistema a punti simile a quello presente in Canada e Australia, due esempi di successo per quanto riguarda la capacità di attrarre lavoratori. I candidati accumuleranno punti in base alla loro qualifica, all’esperienza professionale e alla conoscenza del tedesco. E, se in possesso di questa Carta delle opportunità e in grado di dimostrare la propria autosufficienza finanziaria, potranno restare in Germania per un anno anche senza un impiego, così da poterne cercare uno.
Significativo è anche il cambiamento riguardante i requisiti linguistici. Messa alle strette dalla mancanza di lavoratori, Berlino si è vista costretta a rinunciare almeno in parte all’obbligo per i candidati di parlare tedesco: con il sistema a punti, i candidati avranno la possibilità di compensare la scarsa conoscenza della lingua con altre qualifiche. D’altronde, la necessità di conoscere il tedesco ha rappresentato finora uno dei maggiori ostacoli all’arrivo di forza lavoro in Germania, spingendo molti candidati ad optare piuttosto per un lavoro in Paesi in cui si parla inglese.
In Germania mancano lavoratori. Ma, da adesso, trasferirsi nel Paese per lavoro sarà più facile. A Berlino è infatti entrata in vigore in questi giorni la nuova legge sull’immigrazione di forza lavoro qualificata proveniente da Paesi extracomunitari. Una svolta che si preannuncia significativa e che, secondo i piani del governo, dovrebbe aiutare la Germania a trovare almeno una parte dei lavoratori di cui necessita.
I nuovi regolamenti sono stati approvati in estate dal governo guidato da Olaf Scholz e saranno effettivi nella loro totalità dalla prossima estate. Nel frattempo, però, verranno operati dei cambiamenti parziali: alcune delle norme approvate dal governo sono entrate in vigore in questi giorni, altre saranno applicate a partire da marzo.