Mentre a Berlino la brezza sollevava le foglie autunnali, nell’edificio del Reichstag si è tenuta la prima sessione del nuovo Parlamento tedesco. La cancelliere Angela Merkel ha iniziato il 22 ottobre il suo terzo mandato con un partner per la coalizione come si era prefissata.

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Il successo dei conservatori dell’Unione cristiano democratica ha tuttavia cambiato clamorosamente la struttura di potere nel Parlamento tedesco. Sotto la grande cupola di vetro del Reichstag, metà dell’emisfero è ora occupata dalla Cdu e dal partito gemello bavarese Csu. Sul lato opposto, occupando uno spazio considerevole stanno i socialdemocratici dell’Spd. I Verdi sono incuneati in mezzo, mentre ai 64 deputati della sinistra Linke, spettano i sedili blu elettrico in fondo del lato sinistro dell’emisfero.
Non avendo raggiunto la maggioranza assoluta per soli cinque seggi, e non potendo più contare sul tradizionale alleato – i liberali dell’Fdp – la leadership dell’Unione ha intavolato nell’ultime settimane intense trattative preliminari sia con i socialdemocratici sia con gli ambientalisti. Martedì scorso i Verdi hanno escluso la possibilità di un governo comune, lasciando alla cancelliera come unica alternativa una grande coalizione con i socialdemocratici, la terza nella Germania del dopoguerra.
Era l’opzione di scelta della Merkel per la comoda maggioranza che le concede in entrambe le Camere, ma la mega coalizione che ne risulta, con i suoi più di 500 deputati, mette l’opposizione nell’angolo come non mai negli ultimi 40 anni. Stando alle attuali regole, i Grünen e la Linke non dispongono del 25% necessario per convocare il Bundestag o rimandare leggi alla Corte Costituzionale. Cambiare queste norme, o almeno fare in modo che l’opposizione possa determinare l’agenda, non richiederebbe un grande sforzo, ma i due partiti maggiori non sembrano considerarlo una priorità.
Con lo spirito di un primo giorno di scuola, nell’aula illuminata dalla luce del sole che il cono a specchio sotto la cupola immette nell’edificio, Angela Merkel si è allontanata dal suo “banchino” per recarsi nella metà occupata dall’Spd per conferire brevemente con Sigmar Gabriel, il suo omologo, Frank Steinmeier, il presidente, Peer Steinbrück, il suo contendente a settembre, e Andrea Nahles, il segretario generale, tutti a favore di una coalizione di governo con la Cdu.
Se le trattative fallissero, la Germania dovrebbe recarsi nuovamente alle urne e l’Unione vincerebbe con un buon margine, stando all’ultimo sondaggio Forsa. Nemmeno l’indignazione suscitata dai € 690.000 in donazioni dalla Bmw al partito di Merkel, quasi in perfetta coincidenza con il successo della lobby automobilistica tedesca a Bruxelles – in materia dei nuovi limiti alle emissioni di CO2 per le case automobilistiche della Ue – ha cambiato questo quadro.
Sul fronte interno, la forza dell’economia tedesca permetterà al nuovo governo di incrementare la spesa pubblica e onerare alcune promesse fatte in campagna elettorale. Paradossalmente, ciò allontanerebbe i rigoristi conservatori della Merkel dall’obiettivo di ridurre il debito con il surplus del budget federale previsto per il 2015. “La Cdu, la Csu e l’Spd rischiano di lasciarsi accecare da previsioni rosee e di voler finanziare le loro dispendiose promesse elettorali con surplus che non si realizzeranno”, ha detto il responsabile per il budget dei Verdi alla FAZ.
Alcuni compromessi cominciano a delinearsi: in cambio di un salario minimo orario di € 8,5, l’Spd potrebbe ritirare la richiesta di maggiori tasse da destinare all’istruzione e alle infrastrutture. Sul fronte dell’energia, l’accordo potrebbe rivelarsi più semplice di quanto piacerebbe agli ambientalisti e alla sinistra – leggasi “quote per il carbone più alte”. La questione dei richiedenti asilo potrebbe essere più spinosa, così come l’assegnazione dei ministeri.
L’Spd vuole comprensibilmente quello del Lavoro. Più complicato è il dicastero delle Finanze, che Merkel vorrebbe lasciare al veterano Wolfgang Schäuble – a meno che il suo uomo non vada agli Esteri, nel quale caso le Finanze potrebbero essere assegnate al socialdemocratico Jörg Asmussen, ora nel board della Bce.
Da qui l’importanza di questa trattativa per l’Europa e soprattutto per i paesi ancora intrappolati nella crisi dell’euro. Nessun altro cancelliere prima di Merkel ha avuto tanta influenza sull’Europa.
In altre parole, una posizione più morbida sull’austerità nei paesi in sofferenza potrebbe essere il risultato di una concessione di Merkel ai socialdemocratici, in cambio del loro sostegno per una governance economica della Ue più presente, in altre parole, più potere di controllo sui bilanci e sull’indebitamento dei 28 membri della Ue. L’implementazione delle riforme strutturali necessarie per rilanciare la competitività potrebbe essere monitorata attraverso l’Ecofin, le riunioni informali dei ministri delle finanze, tramite il Protocollo 14 del Trattato di Lisbona. In questo quadro, un ministro delle finanze Spd potrebbe appianare la strada per un compromesso con un altro socialdemocratico, Martin Schulz, il presidente del Parlamento Europeo, che pare abbia detto già a Merkel che non avvallerà cambiamenti ai trattati Ue.
Oltre le sfumature, la nuova Grosse Koalition potrebbe posare un’altra pietra della strada verso un’unione monetaria europea. L’Spd deve tuttavia stare molto attenta, perché come scrive l’economista Stefan Collignon citando un amico, Angela Merkel è come “un croupier in un casinò: non scommette, ma si prende il denaro degli altri giocatori”. Come dopo l’ultima grande coalizione, la Merkel potrebbe ancora una volta deviare verso il suo mulino i meriti dei ministri socialdemocratici. Su ciò la leadership dell’Spd sta sicuramente ragionando con molta attenzione e, anche per questo, il nuovo governo potrebbe arrivare solo a gennaio.
Mentre a Berlino la brezza sollevava le foglie autunnali, nell’edificio del Reichstag si è tenuta la prima sessione del nuovo Parlamento tedesco. La cancelliere Angela Merkel ha iniziato il 22 ottobre il suo terzo mandato con un partner per la coalizione come si era prefissata.