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Germania, vietare o non vietare l’NPD?


La decisione della Corte costituzionale tedesca di non vietare il partito di estrema destra NPD ha dato il via a un acceso dibattito.

Il presidente della Corte costituzionale tedesca Andreas Vosskuhle in tribunale prima della sentenza contro il partito di estrema destra NPD. REUTERS/Uli Deck/POOL

La decisione della Corte costituzionale tedesca di non vietare il partito di estrema destra NPD ha dato il via a un acceso dibattito.

E’ la seconda volta che si è provato a vietare il partito di estrema destra NPD (Nationaldemokratische Partei Deutschlands), ed è la seconda volta che il responso dell’Alta Corte è stato no. E questo nonostante i giudici di Karlsruhe (dove ha sede la Corte costituzionale tedesca) abbiano confermato che gli obiettivi dell’NPD sono anticostituzionali, che il partito è dichiaratamente razzista e che fa uso di slogan, parole d’ordine e un vocabolario pescati dal lessico nazista. Ecco un esempio: “Tedesco è esclusivamente colui che ha sangue tedesco nelle vene. Chiunque altro rimarrà sempre un corpo estraneo, non importa da quanto risiede in Germania”. Detto e constatato tutto ciò, gli alti giudici hanno deciso che NPD è troppo piccolo, ha un seguito irrisorio (1,5 percento), e dunque non può rappresentare un pericolo per la democrazia. Ne consegue che non c’è bisogno di vietarlo e che la società ha anticorpi sufficienti per contrastare il rischio insito a questa decisione.

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