Shinzo Abe ha deciso di operare ancora una volta un rimpasto di governo. A suscitare maggiore interesse è stata la nomina, criticata soprattutto in Cina, di Tomomi Inada alla difesa.
Da quando è tornato al potere nel 2012, Shinzo Abe ha dimostrato di sapersi destreggiare anche nelle situazioni politicamente più intricate. L’assenza di una vera alternativa all’opposizione lo ha di certo favorito. Tuttavia, da parte sua, Abe è stato finora abile nel percepire anche i minimi cambiamenti negli equilibri interni al proprio partito e correre ai ripari.
Le ultime elezioni per la Camera alta e quelle per il governatore di Tokyo hanno consegnato una supermaggioranza alla coalizione di governo Partito liberal democratico (Ldp) – Komeito, ma l’Ldp ha perso terreno a Tokyo, a Okinawa e nel nordest, zone calde dove cresce l’opposizione al governo su politiche sociali, basi militari americane, politiche agrarie ed energetiche.
L’elezione di Yuriko Koike a governatrice di Tokyo, scartata dall’Ldp in campagna elettorale, ha ulteriormente affossato il primo partito del paese proprio nella capitale.
C’è poi la abenomics su cui il premier continua a puntare ma che sembra ormai aver esaurito la sua spinta. Il governo ha appena approvato un maxi-piano di investimenti pubblici da quasi 250 miliardi di euro, che dovrebbe rilanciare la «seconda fase» della politica economica di Tokyo.
Abe ha così dato il via al secondo rimpasto del suo terzo governo, meno di un anno dopo l’ultimo — anche quello, in realtà, lanciato per ragioni di politica economica —, con l’intento apparente di promuovere e confermare in posti chiave personalità a lui vicine per preparare la successione, prevista per il 2018.
Come previsto, sono usciti dal governo Mitsuhide Iwaki e Aiko Shimajiri, che hanno perso il proprio seggio in Camera alta dopo le elezioni del 10 luglio, ma anche, tra gli altri, Shigeru Ishiba, probabile contendente al posto di presidente dell’Ldp e probabile capo del governo nel post-Abe. Rimangono al loro posto ministri chiave come Yoshihide Suga, capo segretario di gabinetto, Taro Aso alle Finanze, Fumio Kishida agli Esteri, anche lui aspirante presidente del partito e primo ministro, Sanae Takaichi agli Interni, e Katsunobu Kato al ministero per il coinvolgimento dinamico della popolazione e le pari opportunità.
Ma a fare più rumore è stata la nomina alla Difesa, un ministero chiave in un periodo di crescenti tensioni a livello regionale nel Mar cinese meridionale e nella penisola coreana, di Tomomi Inada.
Inada, 57 anni, è avvocato e dal 2005 membro della Camera dei rappresentanti. Nel 2010 è scelta come vice segretario generale dell’Ldp e nel 2012, anno del ritorno al potere di Shinzo Abe, diventa direttrice della divisione sugli affari giudiziari del consiglio di ricerca sulle politiche dell’Ldp e ministro per le riforme, oltreché per la strategia del «Cool Japan», la strategia di «soft power» di Tokyo, e nel 2014 diventa presidente del Consiglio per le politiche del partito. Molti a Tokyo la considerano una «protetta» del premier, che la vorrebbe come sua erede a capo del governo.
Sarà invece dello «hard power» che si occuperà da questa settimana, segnata da un nuovo lancio di razzi a media gittata dalla Corea del Nord verso il Mar del Giappone.
La nomina ha già richiamato critiche da parte di Pechino e Seul. L’agenzia di stampa ufficiale cinese Xinhua, ad esempio, l’ha definita «un falco di ultra-destra».
Negli ultimi anni, Inada ha infatti fatto parlare di sé più che per i suoi successi politici, per le provocazione ai due vicini asiatici e le sue posizioni revisioniste e militariste. Inada ha visitato più volte il santuario Yasukuni, dove sono onorate le anime dei caduti delle guerre del Giappone — compresi i criminali di guerra di classe A — diventato punto di ritrovo per gruppi nazionalisti, revisionisti e ultraconservatori. È inoltre associata alla Nippon Kaigi, che alcuni analisti hanno paragonato a un «culto» di stampo nazionalistico e revisionista, ed è membro di un gruppo di ricerca per la revisione della storia contemporanea del paese.
Nel 2011, era arrivata a sostenere che il Giappone avrebbe dovuto valutare l’ipotesi di dotarsi di testate nucleari.
Il Korea Herald ha poi ricordato che, sempre nel 2011, Inada aveva tentato con altri politici conservatori di atterrare, contro gli ordini delle autorità coreane in un gesto deliberatamente provocatorio, sull’isola di Ulleung, a poca distanza da Dokdo/Takeshima, isola contesa tra Tokyo e Seul.
Interrogata dai giornalisti sulle sue posizioni revisioniste, Inada ha abilmente schivato ogni possibile polemica. Ma non ha rinunciato a sottolineare una convinzione: le responsabilità storiche del Giappone nella seconda guerra mondiale sono «questione di punti di vista» e non «fatti oggettivi».
@Ondariva
Shinzo Abe ha deciso di operare ancora una volta un rimpasto di governo. A suscitare maggiore interesse è stata la nomina, criticata soprattutto in Cina, di Tomomi Inada alla difesa.