
L’ispettorato del lavoro ha riconosciuto come karōshi il suicidio di un operaio di 23 anni impiegato nei cantieri olimpici. Nell’ultimo mese aveva fatto 190 ore di straordinari. Scatta l’allarme Tokyo 2020. Nessuna legge protegge i lavoratori dai ritmi massacranti imposti dall’evento
Ad aprile di quest’anno, in una località tra le montagne del Giappone centrale viene ritrovato il corpo di un uomo. Con lui una breve nota, indirizzata ai cari. L’uomo, 23 anni, si è suicidato.«Mi hanno spinto ai miei limiti fisici e psichici», si legge nella lettera. Da un mese non dava notizie di sé.
A chi si riferissero quelle accuse è apparso chiaro dopo alcuni mesi di indagine da parte degli ispettori dell’ufficio distrettuale per gli standard lavorativi di Shinjuku, a Tokyo. L’uomo lavorava da un anno per un’azienda subappaltatrice dei lavori per la costruzione del nuovo stadio olimpico della capitale giapponese, la struttura che ad agosto 2020 ospiterà la cerimonia di apertura della kermesse sportiva. Nel mese precedente alla sua morte aveva fatto straordinari per un totale di 190 ore e 18 minuti, sviluppando, scrivono gli ispettori, disturbi psichici che lo avrebbero condotto a togliersi la vita.
Per l’autorità distrettuale, si tratta un chiaro caso di morte da super lavoro, o, per dirla alla giapponese karōshi. Ora la famiglia può fare richiesta dell’indennizzo che lo stato riserva a casi di questo genere.
Il riconoscimento è arrivato la scorsa settimana, dopo appena sei mesi dal ritrovamento del giovane operaio edile. Rispetto ad altri casi di karōshi, si tratta di una soluzione lampo. Per l’avvocato della famiglia e segretario generale del Consiglio di difesa nazionale per le vittime del karōshi, Hiroshi Kawahito, è segno che le autorità abbiano riconosciuto il «forte impatto sociale del caso». Parlando alla stampa, poi, Kawahito ha chiesto con forza al comitato organizzatore delle Olimpiadi e Paralimpiadi del 2020 e al governo metropolitano di Tokyo, i principali committenti dei lavori di costruzione che stanno dando un nuovo volto alla capitale giapponese, di fare di tutto perché tragedie come queste «non si ripetano».
Il caso di karōshi si aggiunge alla travagliata vicenda che ha riguardato il nuovo stadio olimpico in questi ultimi anni. Il progetto iniziale, firmato dall’archistar Zaha Hadid, è stato sospeso a causa delle oggettive difficoltà ingegneristiche e del relativo aumento dei costi. Lo scandalo ha travolto la precedente amministrazione della città di Tokyo e portato alla revisione dell’intero progetto.
La struttura dovrà essere pronta entro la fine del 2019, nessun ritardo è ammesso. Così, intanto, i lavori procedono a ritmi sostenuti e, quindi, a turni massacranti per i circa mille lavoratori impiegati nel cantiere, gestito dal gigante delle costruzioni Taisei.
A dirlo sono le indagini partite proprio dal caso dell’operaio 23enne scomparso: su 800 aziende appaltatrici, in almeno 40 sono state riscontrate infrazioni sugli straordinari. In diciotto di queste, i lavoratori lavoravano un monte ore aggiuntivo compreso tra le 80 e le oltre 150 ore mensili.
In Giappone, al momento, non esiste una legge sul lavoro che stabilisca un tetto di ore lavorative. Alle aziende è lasciato quindi ampio spazio per fissare dei tetti arbitrari per gli straordinari. Il governo avrebbe allo studio provvedimenti che limitino le ore lavorative in tutti i settori. Da quanto rivela l’agenzia di stampa Kyodo, però, il settore dell’edilizia — dove solo lo scorso anno si sono registrati 16 casi di karōshi — sarebbe escluso dal disegno legislativo.
Anche se il karōshi, un problema conosciuto in Giappone sin dagli anni del boom economico tra il 1960 e il 1980, riguarda in gran parte impiegati di mezza età, in anni recenti le morti da superlavoro hanno iniziato a coinvolgere altre fasce di popolazione. In particolare, scrive Reuters, tra il 2013 e il 2017 i suicidi legati a casi di karōshi sono aumentati del 45% tra gli under 30 e del 39% tra le donne. Giovani e donne sono i più esposti ad assunzioni con contratti atipici — che oggi costituiscono quasi il 40 per cento dei contratti — privi delle tutele concesse ai seishain, gli assunti a tempo indeterminato e dunque i più vulnerabili.
Negli ultimi anni, il governo ha preso iniziative nel tentativo di promuovere un riequilibrio vita privata-lavoro della popolazione giapponese, con iniziative top-down — in particolare attraverso accordi con i principali gruppi industriali del paese per «invitare» i dipendenti a usare i giorni di ferie a cui hanno diritto — e con la creazione di nuove «festività» — come il Premium Friday, un venerdì al mese in cui ai dipendenti di aziende e istituzioni pubbliche è concessa un’uscita anticipata. Tuttavia, queste decisioni si scontrano con una cronica domanda di forza lavoro.
Ma c’è chi come l’avvocato Kawahito è critico. «Il governo organizza simposi e fa pubblicistica sul problema, ma è solo propaganda. Il vero problema è ridurre le ore di lavoro e il governo non lo sta facendo».
@Ondariva