La cancellazione di Seoul dalla lista bianca di Tokyo porrebbe dazi ai prodotti sudcoreani: la disputa diventa sempre più politica e meno commerciale
La guerra commerciale tra Giappone e Corea del Sud rischia di far saltare il tavolo della diplomazia e infilarsi in un vicolo cieco. Tokyo e Seoul sono ai ferri corti ancora una volta per i fatti avvenuti tra il 1910 e il 1945, quando gli occupanti giapponesi utilizzavano forzatamente i lavoratori sudcoreani, ad esempio, nelle industrie di Hiroshima e le schiave sessuali per l’esercito imperiale. Il portavoce del Governo giapponese, Yoshihide Suga, durante una conferenza stampa ha affermato che, con la Corea del Sud, la situazione “è molto grave” e che il Giappone invita Seoul ad “assumere azioni appropriate, basate sulla nostra posizione circa varie questioni”. In parole povere: nessun tribunale ci obbligherà a chiedere scusa al vostro Paese per quanto avvenuto nel secolo scorso.
Il Giappone ha delineato un piano di eliminazione della Corea del Sud dalla cosiddetta white list alla quale appartengono varie nazioni che non subiscono dazi onerosi per l’esportazione dei prodotti. Nella giornata di mercoledì si sono succedute dichiarazioni e proposte di mediazioni sudcoreane da Seoul a Ginevra, sede dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Il vice Ministro del Commercio Kim Seung-ho ha detto che il piano giapponese minerebbe la pluridecennale partnership di sicurezza ed economica tra la Corea del Sud e il Giappone. Kim sostiene di aver invitato Shingo Yamagami, Direttore Generale dell’Ufficio Economico del Ministero degli Esteri giapponese, a un faccia-a-faccia chiarificatore, proposta che Tokyo avrebbe rifiutato. Per il vice Ministro del Commercio, il Giappone sta sfruttando la crisi commerciale tra i due Paesi per risolvere una disputa diplomatica. La Corea del Sud ha portato la questione al Consiglio Generale del Wto, ma non ha avuto il supporto sperato da altre Nazioni.
A gettare benzina sul fuoco gli imminenti giochi olimpici di Tokyo 2020. Il Ministero degli Esteri della Corea del Sud ha protestato per la mappa geografica presente sul sito delle Olimpiadi, che vede le Rocce di Liancourt (in giapponese Takeshima, in coreano Dokdo) inserite in territorio di Tokyo. Per la Corea del Sud “è impropria l’affermazione di giurisdizione su Dokdo”, mentre per il Giappone la posizione di Seoul è “assolutamente inaccettabile”.
@melonimatteo
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