L’estate 2017 è stata, come sempre in Giappone, torrida. E ora alcuni ricercatori cercano soluzioni per ridurre l’impatto sugli atleti che arriveranno per le Olimpiadi del 2020.
Dopo un’ondata di calore eccezionale a fine luglio, anche in Giappone il caldo è diventato un oggetto di dibattito. A fine luglio oltre 7mila persone sono state portate in ospedale per malori dovuti al caldo — la gran parte over-65, mentre il 9 agosto scorso a Tokyo, in occasione del passaggio del tifone Noru sulla capitale, si sono toccati i 37 gradi.
Un team di ricercatori di due università giapponesi si è così domandato se tali temperature possano influire sul corretto svolgimento delle gare delle Olimpiadi estive che Tokyo ospiterà nel 2020. Raccogliendo dati storici sulle altre città ospitanti degli ultimi trent’anni, hanno rilevato che tra le passate città ospitanti Tokyo è climaticamente la peggiore.
Qui infatti, «L’estate è molto calda e molto umida», ha spiegato un ricercatore al quotidiano Mainichi, «e potrebbe richiedere uno sforzo fisico maggiore».
La maratona, appunto, con i suoi oltre 40 km da percorrere, è la principale indiziata per un riforma ad hoc che possa evitare rischi per i partecipanti. I ricercatori stimano infatti che in condizioni di cielo sereno la temperatura di gara toccherà i 37 gradi già alle 9:30.
La ricerca si è concentrata sugli indici Mean radiant temperature (Mrt) e Wet Bulb Globe Temperature (Wbgmt), che misurano rispettivamente il trasferimento radiante di calore da un corpo umano a uno spazio chiuso — considerando ad esempio la quantità di luce riflessa dal terreno e dagli edifici — e gli effetti di temperatura, umidità vento e altri fattori sul corpo umano. I ricercatori hanno osservato un aumento costante del Wbgt negli ultimi anni e stimano che raggiungerà i 34 gradi entro il 2020. Ad oggi, il ministro dell’ambiente di Tokyo giudica pericolosa ogni attività fisica svolta a una temperatura di 31 gradi nell’indice Wbgt.
La proposta è semplice: anticipare l’evento principe dell’atletica leggera e «fare più ombra» nelle strade della metropoli giapponese in modo da agevolare il compito non solo degli atleti, ma anche dei tanti bambini e anziani che parteciperanno da spettatori ai giochi.
Cosa faranno le amministrazioni metropolitana e nazionale di Tokyo riguardo a ciò non è chiaro. Aumentare gli spazi verdi e l’efficienza energetica di questa città da 12 milioni di abitanti è compito arduo.
Le polemiche, ad esempio, sul legno proveniente da una foresta della Malaysia che dovrà rivestire il Nuovo stadio nazionale non sono il miglior biglietto da visita per le prossime olimpiadi giapponesi.
Eppure già nel 2011 Tokyo era stata nominata città più verde del bacino Asia-Pacifico sulla base di uno studio che ne attestava la grande efficienza energetica a parità di popolazione. D’altra parte, il governo metropolitano, cui fa capo Yuriko Koike, un’ex ministro dell’ambiente, ha annunciato nel 2016 la vendita di bond verdi che dovranno finanziare programmi di investimento in energie rinnovabili e altre misure a tutela dell’ambiente.
Se la città riuscirà a realizzare parte di queste, a giovarne saranno anche gli spettatori e, soprattutto, gli atleti di Tokyo 2020.
@Ondariva
L’estate 2017 è stata, come sempre in Giappone, torrida. E ora alcuni ricercatori cercano soluzioni per ridurre l’impatto sugli atleti che arriveranno per le Olimpiadi del 2020.
Dopo un’ondata di calore eccezionale a fine luglio, anche in Giappone il caldo è diventato un oggetto di dibattito. A fine luglio oltre 7mila persone sono state portate in ospedale per malori dovuti al caldo — la gran parte over-65, mentre il 9 agosto scorso a Tokyo, in occasione del passaggio del tifone Noru sulla capitale, si sono toccati i 37 gradi.