Quando su Weibo – ormai due anni fa – si diffusero le foto e le voci di un alto funzionario cinese nascosto al consolato americano di Chengdu, in Cina si vissero ore di dubbi. Era un rumor o era la verità? Alla fine si scoprì che tutto era vero: Wang Lijun, ex braccio destro di Bo Xilai, aveva fatto partire quello che sarebbe stato il più grande scandalo della storia politica cinese degli ultimi trent’anni. Oggi altre voci su attacchi terroristici diffondono il panico. Su Weibo e Wechat. Una breve storia delle ultime dicerie in Cina.
Dopo l’episodio di Chengdu, qualche settimana dopo, sempre su Weibo, si parlò apertamente di un tentativo di colpo di Stato a Pechino. Con altri giornalisti cercammo di avvicinarci a Zhongnanhai, il Cremlino cinese, dove si diceva avessero addirittura sparato. Vedemmo ben poco e la voce risuonò ancora per qualche tempo, salvo poi essere smentita. Ma nel corso del tempo l’idea di un tentativo di colpo di Stato in Cina, ha resistito, mirando direttamente Zhou Yongkang, l’ex zar della sicurezza cinese. Ancora oggi c’è chi sostiene che ci fu e fu sventato (da una telefonata del grande vecchio, Jiang Zemin).
E ancora: una notte alle 2 circa, su Weibo cominciò a circolare la notizia dell’assassinio del fratello di Kim jong-un, a Pechino. Erano passati pochi giorni dall’episodio di Chengdu e quindi – da giornalisti – fummo costretti a verificare. Venerdì notte, alle 2 e mezza ci ritrovammo a circumnavigare l’ambasciata coreana a Pechino, cercando finestre che suggerivano luci accese, passaggi controllati, via vai di auto. Non era successo niente, alla fine.
Uno degli ultimi rumor cui si è assistito è girato su WeChat ed è collegato al volo MH370, sparito nel nulla. A Pechino la pensano più o meno così: i dirigenti del Pcc hanno scoperto che l’aereo è stato dirottato e quindi l’hanno tirato giù. Per questo non si troverà mai. Questo episodio la dice lunga sulla fiducia, nel bene e nel male, sul governo di Pechino da parte dei cinesi.

Infine, gli attacchi terroristici. Ha scritto il South China Morning Post: «La reazione della folla a Guangzhou ha costituito il secondo incidente del genere. Venerdì, ore dopo le violenze di Changsha, decine di acquirenti in un centro commerciale affollato a Chengdu, provincia del Sichuan, sono fuggite in preda al panico a causa di false voci di una mattanza con coltelli che circolavano online, da quanto ha riferito la polizia di Chengdu. A causa dell’incidente che è accaduto a Changsha, la gente ha iniziato a farsi prendere dal panico e a fuggire. Ma in realtà, non è successo niente, ha detto un funzionario di polizia di Chengdu, Xiang».
Dopo gli attacchi con i coltelli dei giorni scorsi e più in generale, per la nuova ansia dello pseudo dilagante «terrorismo uighuro» si sono scatenate negli ultimi tempi voci di ogni tipo. Anche per questo il governo centrale negli ultimi tempi ha approfittato della situazione per colpire duro contro i rumors. Una scusa come un’altra per controllare sempre di più il mondo virtuale cinese.
Quando su Weibo – ormai due anni fa – si diffusero le foto e le voci di un alto funzionario cinese nascosto al consolato americano di Chengdu, in Cina si vissero ore di dubbi. Era un rumor o era la verità? Alla fine si scoprì che tutto era vero: Wang Lijun, ex braccio destro di Bo Xilai, aveva fatto partire quello che sarebbe stato il più grande scandalo della storia politica cinese degli ultimi trent’anni. Oggi altre voci su attacchi terroristici diffondono il panico. Su Weibo e Wechat. Una breve storia delle ultime dicerie in Cina.