La dichiarazione di Roma impegna G7, G20 e organismi internazionali a garantire un accesso più equo ai vaccini. Ancora una volta, è l’Ue a fare da apripista
La dichiarazione di Roma impegna G7, G20 e organismi internazionali a garantire un accesso più equo ai vaccini. Ancora una volta, è l’Ue a fare da apripista
Il mondo delle Ong che macina dichiarazioni roboanti praticamente ogni giorno sui temi dello sviluppo (e spesso riesce anche a decifrarne i messaggi non scritti) boccia quasi senza appello la Dichiarazione di Roma del Global Health Summit che si è chiuso ieri a Villa Pamphili, co-presieduto dalla Presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e dal premier italiano, Mario Draghi. In collegamento da remoto molti leader del G20, rappresentanti degli organismi internazionali (Fondo monetario, Banca mondiale, Wto) oltre a Bill Gates, Mario Monti, StellaKyriakides (Ue), Paolo Gentiloni e Tedros Ghebreyesus (Oms).
Ma secondo Sara Albiani di OxfamItalia e Rossella Miccio, Presidente di Emergency, a Roma “sono state approvate solo dichiarazioni di principio con qualche timido passo avanti, ma nessuna vera lezione appresa dagli errori commessi finora, che stanno costando tantissime vite e hanno portato a una drammatica disuguaglianza nell’accesso ai vaccini”.
Drastico Bill Gates, impegnato con la sua fondazione nella lotta alle pandemie: “Dobbiamo garantire un accesso più equo al vaccino; – afferma Gates – oltre l’80% del primo miliardo di vaccini è andato a persone dei Paesi ricchi, se non chiudiamo questo gap immenso, altre persone moriranno senza ragione”. Secondo Gates “se gli Stati Uniti e l’Europa sembrano aver girato l’angolo della fase più brutta della pandemia di Covid, altri Paesi stanno vivendo il picco più alto. Ci sono due azioni immediate che i Paesi più ricchi possono fare per l’equità vaccinale: condividere dollari e dosi”.
Tutti sembrano d’accordo sul fatto che i Paesi ricchi non dovranno più manifestare il loro egoismo verso le aree svantaggiate come è successo un anno fa con il Covid. La dichiarazione di Roma impegna G7, G20 e organismi internazionali a garantire un accesso equo ai vaccini eliminando barriere alle esportazioni, liberalizzando i brevetti e garantendo le produzioni di vaccini.
Ancora una volta, è l’Unione europea a fare da apripista. La Presidente von der Leyen annuncia che ai primi di giugno l’Ue presenterà al Wto una proposta già discussa all’ultimo Consiglio Ue Commercio per una ‘terza via’ sui brevetti che “prevede tre elementi: agevolazioni alle esportazioni, sostegno a una maggiore produzione e utilizzo dei brevetti sulla base della dichiarazione di Doha per la proprietà intellettuale che prevede una cessione obbligatoria di licenze in situazioni eccezionali, e la pandemia è una situazione eccezionale”.
Draghi non getta troppo la scure sugli Stati Uniti, che stanno liberalizzando ora le esportazioni di vaccini, ma ricorda che “se c’è un’area del mondo che si è comportata meglio della media è stata proprio l’Ue. Abbiamo fatto – aggiunge – quello che era disponibile e necessario. Abbiamo esportato la stessa quantità di vaccini che erano disponibili per i nostri cittadini mentre altri bloccavano le esportazioni. Qualcuno mi ha detto, non a Roma ma a Bruxelles, ‘stiamo morendo di esportazioni’, non una vita fa ma un mese e mezzo fa. È giunto il momento di evitare errori perché possiamo imparare da quelli che abbiamo fatto”.
La “sincerità e la forza” degli impegni presi secondo il Presidente del Consiglio nasce proprio dal “desiderio di rimediare a ingiustizie e iniquità avvenute nel periodo più difficile, quando il ragionamento è stato chiudersi su se stessi. Ci sono state promesse da parte nostra, da altri Paesi Ue, donazioni, un piccolo Paese come l’Italia ha promesso 300 milioni a Covax e ha offerto 15 milioni di vaccini. Ora non ho alcun dubbio che gli impegni presi verranno mantenuti ma è molto importante prepararci per la prossima pandemia che ci sorprenderà”.
Quello che preoccupa Draghi è anche la possibile “catastrofe all’orizzonte per i Paesi poveri che potrebbero essere schiacciati dal debito sovrano che si è aggravato con il Covid”. È stato messo a punto con Fondo monetario e Banca mondiale un pacchetto di aiuti per alleggerire il peso del debito ma il problema dovrà essere affrontato anche all’interno del G7 e del G20. Toccherà dunque ora alla presidenza italiana del G20, a ottobre, mostrare nel concreto quali seguiti dare alla Dichiarazione di Roma.
Il mondo delle Ong che macina dichiarazioni roboanti praticamente ogni giorno sui temi dello sviluppo (e spesso riesce anche a decifrarne i messaggi non scritti) boccia quasi senza appello la Dichiarazione di Roma del Global Health Summit che si è chiuso ieri a Villa Pamphili, co-presieduto dalla Presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e dal premier italiano, Mario Draghi. In collegamento da remoto molti leader del G20, rappresentanti degli organismi internazionali (Fondo monetario, Banca mondiale, Wto) oltre a Bill Gates, Mario Monti, StellaKyriakides (Ue), Paolo Gentiloni e Tedros Ghebreyesus (Oms).
Ma secondo Sara Albiani di OxfamItalia e Rossella Miccio, Presidente di Emergency, a Roma “sono state approvate solo dichiarazioni di principio con qualche timido passo avanti, ma nessuna vera lezione appresa dagli errori commessi finora, che stanno costando tantissime vite e hanno portato a una drammatica disuguaglianza nell’accesso ai vaccini”.
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