Ieri, 9 dicembre, uno strano decreto è apparso sul sito della presidenza russa. Il decreto è intitolato «Misure per aumentare l’efficacia delle operazioni dei mass media di proprietà statale». Suona bene. Ma in poche righe sottoscritte dal presidente della Federazione russa c’è la quintessenza del Putin-pensiero sui mass media.
Russia oggi
Il decreto scioglie l’agenzia di stampa RIA Novosti con un solo tratto di penna, sostituendola con una nuova società pubblica, chiamata Rossiya Sevodnya. La nuova entità – che tradotta è Russia Today ma sembra essere separata dal canale televisivo in lingua inglese finanziata dal Cremlino con lo stesso nome – sarà responsabile di fornire informazioni all’estero sulla «politica di stato e sulla vita pubblica russa», come dice il decreto.
Il capo dell’amministrazione presidenziale, Sergei Ivanov, ha detto che la decisione è stata adottata per assicurare «l’uso più razionale del denaro destinato all’informazione gestita dallo stato e di migliorare l’efficienza delle operazioni dei media statali», ma se a te la mossa appare più come una spinta per consolidare il controllo dello stato sulle risorse multimediali e di adottare un approccio proattivo nel plasmare l’immagine della Russia all’estero, Ivanov stesso ha dato una chiara risposta, seppur tra le righe: «La Russia è impegnata in una politica indipendente e protegge fermamente i propri interessi nazionali. Non è facile spiegarlo al mondo, ma può e deve essere fatto. Abbiamo ottenuto alcuni successi in questo campo e , d’altra parte , abbiamo anche avuto qualche problema». Ricevuto il messaggio?
L’ uomo giusto al posto giusto
Putin non si è limitato a decidere l’assetto del sistema mediatico nazionale, ma ha anche già nominato il capo di Rossiya Segodnya che, secondo il decreto sarà nominato e revocato, come tutti i futuri capi della società, esclusivamente su ordine del presidente. E chi è l’uomo giusto al posto giusto?
Il nome di Dmitry Kiselyov suonerà familiare a qualcuno. Da famoso giornalista della televisione statale Russia 24, durante il suo programma settimanale, lo scorso anno ha fatto questo commento sulla controversa legge che vieta la propaganda omosessuale: «Penso che vietare ai gay di fare propaganda per tra i bambini non sia sufficiente. Penso che dovrebbero essere banditi dalla donazione di sangue o sperma, e se muoiono in un incidente d’auto i loro cuori devono essere bruciati o sepolti sottoterra perché non idonei a una seconda vita». Nota a margine: ha guadagnato un sonoro applauso da parte del pubblico. «In un primo tempo, quando è apparsa questa notizia, tutti pensavano che fosse uno scherzo», ha commentato il leader dell’opposizione russa, ex candidato sindaco di Mosca e blogger, Alexei Navalny. E c’era motivo per essere sconvolti, visto che Kiselyov è stato bersaglio di una petizione online che ne chiedeva il licenziamento da Russia 24 .
Grandissimo fratello
L’agenzia Ria Novosti è uno delle più grandi al mondo ed è anche lo sponsor ufficiale dei Giochi Olimpici Invernali, che si terranno il prossimo febbraio a Sochi. Nessuna spiegazione è stata data al personale, a parte un’email interna che si limitava a informare della «liquidazione» e chiedeva a tutti di «mantenere la calma».
Questo nuovo giro di vite sui media e la libertà di informazione giunge in un momento di crescente critica sui 13 anni di governo di Putin, molto forte sui media online, dove Ria Novosti ha una solida presenza con più di 40 risorse internet in 22 lingue. Un sondaggio, realizzato dall’agenzia indipendente Levada Center a metà novembre, ha mostrato che il 31 per cento degli intervistati ha un parere negativo dell’operato di Putin. Ciò significa che un terzo dei russi non supporta Vladimir Putin come presidente. E all’estero la situazione non è diversa, con la crescente preoccupazione internazionale per le pressioni sull’Ucraina e la tutela dei diritti LGBT. C’è da scommettere che Putin pensa di poter cambiare l’opinione della gente con un decreto.
Ieri, 9 dicembre, uno strano decreto è apparso sul sito della presidenza russa. Il decreto è intitolato «Misure per aumentare l’efficacia delle operazioni dei mass media di proprietà statale». Suona bene. Ma in poche righe sottoscritte dal presidente della Federazione russa c’è la quintessenza del Putin-pensiero sui mass media.