Guerre, alberghi e giornalisti
Dall’Intercontinental di Saigon al Rashid di Baghdad, passando per l’American Colony di Gerusalemme, l’Hyatt di Belgrado, il Grand di Pristina, il Marriott di Islamabad, l’Hotel Serena di Quetta, il Sahafi di Mogadiscio, il Mille Collines di Kigali, non c’è stata guerra che non abbia avuto i suoi piccoli e grandi alberghi di riferimento per le migliaia di giornalisti e operatori dell’informazione chiamati a documentarla. Ma il racconto della guerra – anche se questo non è mai trapelato sui giornali, alla radio, in tv – si è sempre intrecciato con le consuetudini, gli aneddoti e le leggende sulla vita vissuta in questi alberghi.
Dall’Intercontinental di Saigon al Rashid di Baghdad, passando per l’American Colony di Gerusalemme, l’Hyatt di Belgrado, il Grand di Pristina, il Marriott di Islamabad, l’Hotel Serena di Quetta, il Sahafi di Mogadiscio, il Mille Collines di Kigali, non c’è stata guerra che non abbia avuto i suoi piccoli e grandi alberghi di riferimento per le migliaia di giornalisti e operatori dell’informazione chiamati a documentarla. Ma il racconto della guerra – anche se questo non è mai trapelato sui giornali, alla radio, in tv – si è sempre intrecciato con le consuetudini, gli aneddoti e le leggende sulla vita vissuta in questi alberghi.
Questo contenuto è riservato agli abbonati
Abbonati per un anno a tutti i contenuti del sito e all'edizione cartacea + digitale della rivista di geopolitica
Abbonati per un anno alla versione digitale della rivista di geopolitica