La guerra della Russia, potenza con diritto di veto in Consiglio di Sicurezza, mette in luce le difficoltà di un’organizzazione che necessita profondo rinnovamento. Il viaggio di Guterres a Mosca e Kiev all’apice della tensione e dopo le parole di Lavrov sul rischio nucleare
“Abbiamo una visione diametralmente opposta circa gli eventi in Ucraina”. A dirlo il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres, dopo aver incontrato a Mosca il Ministro degli Esteri della Russia Sergej Lavrov e, successivamente, il Presidente Vladimir Putin. Un viaggio importante, storico, complicatissimo quello di Guterres, che solo a distanza di due mesi dall’inizio dell’invasione russa può recarsi nel centro della diatriba e presso le capitali dei due Paesi protagonisti del conflitto. Con la Federazione che, ricorda Guterres, “sta violando l’integrità territoriale dell’Ucraina andando contro la Carta delle Nazioni Unite”.
Per la Russia quella in corso è una operazione militare speciale, ha sottolineato il Segretario Onu. Ma questa non è certamente la posizione della comunità internazionale, che infatti in Assemblea Generale ha cassato l’invasione voluta da Vladimir Putin. E non poteva che essere l’Assemblea Generale l’organismo capace di indicare, a maggioranza, la contrarietà del mondo alla guerra di aggressione in atto, dato che il Consiglio di Sicurezza — unica realtà delle Nazioni Unite con un certo grado di sovranità — rimane ingessato a causa del diritto di veto di Russia, Cina, Stati Uniti, Francia e Regno Unito.
Un orpello del passato, un esempio di mondo post seconda guerra mondiale che difficilmente sarà eliminato, nonostante le ripetute proposte di riforma e i tentativi di modifica del suo assetto. Ma che tiene in ostaggio l’intera comunità internazionale, incapace di reagire in maniera reattiva alle problematiche globali, specie se coinvolgono gli Stati che sfruttano quel diritto di veto. Proprio come nel caso della Cina durante la pandemia e la Russia con la guerra in Ucraina. E una riforma, allo stato attuale, è realmente impossibile.
Guterres evidenzia la necessità di un cessate-il-fuoco immediato sia per proteggere i civili che per far ripartire il dialogo politico, e stigmatizzato quanto sta avvenendo nel Donbass, dove “è in corso una violenta battaglia con pesanti perdite umane e distruzione”. Il Segretario propone alla Russia un’azione coordinata tra Nazioni Unite, Croce Rossa, Ucraina e la stessa Federazione che permetta ai civili di Mariupol di lasciare l’area, sia dentro Azovstal che in città, con l’Onu “pronta a mobilitare tutte le risorse logistiche e di personale necessarie per salvare vite umane”. Putin, nel faccia a faccia con Guterres, si è detto d’accordo in linea di principio al coinvolgimento delle organizzazioni internazionali per l’evacuazione dei civili.
Il viaggio in Russia del Segretario Onu avviene a poche ore dalle dichiarazioni del Ministro degli Esteri russo sul rischio di una guerra nucleare. Un nuovo messaggio sul tema riproposto a distanza di settimane, riaffermato nel corso di un’intervista alla tv di Stato. “Il pericolo è reale, non può essere sottostimato”, ha commentato l’esponente governativo. Il Ministro è intervenuto nei giorni della visita in Ucraina e nella base Nato in Germania di Ramstein del Segretario alla Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin.
Per il Segretario Austin una missione delicata, che gli ha permesso di riaffermare il supporto per l’Ucraina “nella battaglia contro l’aggressione imperialista della Russia. Kiev pensa di poter vincere, così come tutti noi”, ha aggiunto il capo del Pentagono. Ma secondo il Generale Mark Milley, a capo del United States Joint Chiefs of Staff, “il tempo non è dalla parte ucraina”. Probabilmente il tempo non è dalla parte di nessuno, scorrendo inesorabile e lasciando al suo passaggio vittime innocenti di una guerra che rischia di diventare mondiale da un momento all’altro.