L’Hamburger Kunsthalle è uno dei musei più imponenti della Germania, inaugurato nel 1869 e noto tanto per la grande collezione di dipinti del romaticismo tedesco di fine Ottocento, quanto per l’importante nucleo di arte contemporanea internazionale raccolto dal 1960 ed in crescita progressiva. Infatti, una delle missioni del Museo è quella di continuare ad espandersi attraverso acquisizioni e donazioni, parallelamente al preservare la sua collezione per le generazioni a venire.
Per ottenere il massimo risultato da questo doppio impegno, il dipartimento curatoriale del museo, con a capo Brigitte Kölle, ha deciso di prevedere un percorso espositivo che per un triennio si svilupperà parallelamente al calendario di mostre temporanee ed alla collezione permanente del museo. Il titolo? Honey, I Rearranged The Collection, un evidente citazione alla serie prodotta dall’artista americano Allen Ruppersberg negli anni Duemila, un progetto e un titolo che anticipavano un’azione espositiva con un fine ultimo dimostrativo. Infatti, attraverso il titolo – e contemporaneamente tramite le immagini disegnate e le parole scelte – Ruppersberg voleva raccontare una storia, lo stesso intento del progetto proposto dall’Hamburger Kunsthalle.
Honey, I Rearranged The Collection raccoglie dunque la sfida e lo stimolo del raccontare decenni di arte contemporanea attraverso opere che, nella loro varietà narrativa, offrono innumerevoli spunti narrativi.
La suddivisione temporale in tre periodi è stata voluta per affrontare un tema specifico ogni anno, mantenendo lo stesso centro – ovvero le persone in generale, gli osservatori e gli artisti in particolare – e cambiando ogni volta il contesto di confronto. The Magic of Things. Perfidious Objects è il titolo della prima collettiva, organizzata ragionando sul rapporto tra gli esseri umani e gli oggetti che li circondano. Il secondo capitolo della trilogia è stato intitolato Help Me Hurt Me. Between Care and Cruelty, e risulterà contemporaneamente una riflessione sulle relazioni interpersonali ed una celebrazione del lavoro dell’artista Bruce Nauman in occasione del suo 75esimo compleanno. Infine, nel 2018, Bouncing in the Corner. Surveying Space affronterà il modo in cui ci relazioniamo con lo spazio che ci circonda.
Dunque, la prima mostra The Magic of Things. Perfidious Objects per quasi un anno ha offerto la possibilità di analizzare il nostro ambiguo rapporto con le cose – intese come oggetti d’uso quotidiano, beni materiali particolari, oggetti da collezione o status symbol – e il modo in cui queste influenzano la nostra esistenza.
Basti pensare al boom tecnologico degli ultimi quindici anni, come ha travolto le nostre abitudini e le nostre certezze, come ha addomesticato la nostra consapevolezza! Fino a quando il funzionamento degli oggetti che sono divenuti un nostro naturale prolungamento fila liscio, tutto rientra nella sfera della normalità, ma quando le cose sembrano non rispondere alla nostra volontà, allora il rapporto si fa interessante. Una perfetta interpretazione di questa atmosfera è data dall’opera di Rebecca Horn intitolata Coro di Locuste, un’installazione degli anni Novanta sospesa a soffitto e dall’aria vagamente minacciosa, composta da trentacinque di macchine da scrivere attivate da un motore che permette loro di funzionare, caricando l’aria di un suono metallico inquietante benchè suggestivo. È dunque proprio nel momento di crisi tra uomo e oggetto che si è focalizzata l’attenzione della prima collettiva, comprendente circa cinquanta opere di una trentina di capisaldi dell’arte del nostro tempo – oltre a Rebecca Horn citiamo Candida Höfer, Peter Fischli&David Weiss, Andreas Gursky – chiamati ad interpretare, tra ironia e perfidia, la tensione tra le persone e le loro cose.
Honey, I Rearranged The Collection
Hamburger Kunsthalle, Amburgo
14 Giugno 2016 – 16 Febbraio 2017
http://www.hamburger-kunsthalle.de/en/exhibitions/honey-i-rearranged-collection