Xi Jinping è meglio di Hu Jintao. Parola di Hillary Clinton. La candidata democratica avrebbe rilasciato queste dichiarazioni durante un incontro del 2013, secondo quanto rivelato da alcune mail rilasciate da Wikileaks. Queste affermazioni emergono proprio nei giorni durante i quali Xi rimarca l’importanza per il partito di «farsi sentire» all’interno delle aziende di stato.
Hillary Clinton non ha mai apprezzato l’ex presidente cinese Hu Jintao. Già nel suo libro di memorie uscito due anni fa, aveva specificato che la personalità di Hu era da considerarsi inferiore tanto a Jiang Zemin, quanto, naturalmente, a Deng Xiaoping.
Il rilascio da parte di WikiLeaks di materiale «mail» di Hillary Clinton, come già per i cable delle ambasciate statunitensi, fornisce un ottimo spunto di analisi: come gli Stati Uniti guardano al mondo, per cable, come la probabile futura presidente americana guarda al mondo.
In questo caso Hillary si esprime sulla Cina nel corso di alcune conferenze, di cui WikiLeaks rivela gli speech nei corpi delle mail rilasciate. Xi Jinping viene lodato in quanto capace di puntellare il proprio potere nel giro di pochissimo tempo.
E secondo Clinton Xi Jinping ha avuto un merito in più rispetto al suo predecessore: ha saputo conquistare fin da subito il vertice dell’esercito di liberazione. In questo modo, secondo Hillary, il Pla e il paese hanno una stessa guida, evitando così una dicotomia rischiosa per quanto riguarda gli interessi degli Stati Uniti.
Nel suo speech Hillary specifica che Xi sembra dare l’impressione di un leader più umano, mondano, del suo predecessore e che appare alla candidata democratica come «più esperto», perché sarebbe in grado di capire le leve del potere, come lavorare «all’interno e all’esterno».
«Questa caratteristica, avrebbe specificato Clinton, è particolarmente importante a causa delle recenti mosse che sta facendo per consolidare il potere sulle forze armate».
Alla domanda se la figlia di Xi Xi Mingze stava studiando presso la Harvard University, Clinton ha un suo aneddoto: «Sì. A loro non piace che tu sappia che è così, ma la maggior parte dei figli della leadership del partito comunista cinese studiano nelle università americane. Ho detto questa cosa a un alto funzionario cinese circa un anno, anno e mezzo fa, gli ho detto: So che la tua figlia è andata a Wellesley. E lui subito: Chi te l’ha detto? Ho risposto di non preoccuparsi e di non volere che venisse punita la persona che mi aveva confidato la cosa».
Questi «apprezzamenti» da parte di Clinton arrivano nei giorni durante i quali Xi Jinping avrebbe tenuto una conferenza piuttosto ristretta, nella quale avrebbe espresso la volontà di una direzione politica molto chiara ed esplicita.
Il presidente cinese Xi Jinping avrebbe rimarcato la necessità per la leadership politica di avere un ruolo preminente anche all’interno delle aziende di stato. Per gli analisti si tratta di un «nuovo inizio», proprio mentre si rincorrono le voci su un prolungamento oltre i limiti consueti del potere del numero uno.
Negli ultimi anni in Cina si discute con molta attenzione delle aziende di stato. Colossi che governano ampie fette dell’economia del paese, che determinano gli equilibri economici nazionali e non solo. Da tempo si prepara una riforma che dovrebbe diminuire il peso delle Soe, a vantaggio di maggior mercato.
Da tempo ormai le grandi aziende di stato, considerate all’estero come una diretta emanazione del partito comunista cinese, sono nel mirino di riforme, perché secondo il vertice politico del paese sarebbero il covo di corruzione e inefficienza.
Contrariamente a quanto ci si attendava, una loro riforma con una conseguente diminuzione del potere, Xi Jinping sembra intenzionato non solo a consolidare le aziende di stato, ma a far tornare centrale nelle loro decisioni il vertice del partito comunista.
@simopieranni