L’esodo dell’antica minoranza cristiana rischia di mettere in ginocchio l’economia del Paese.
È in corso un esodo dal sapore biblico. Centinaia di migliaia di cristiani copti hanno lasciato l’Egitto sulla scia delle tensioni innescate dalla caduta di Hosni Mubarak e dalla successiva salita al potere della frangia islamista sotto il Presidente Mohamed Morsi, saltato pure lui dopo un anno.
L’instabilità del contesto ha posto l’intera comunità copta di fronte alla durissima scelta: rimanere in patria ed essere perseguitati, o fuggire e mettere la parola fine a oltre 2.000 anni di storia.
Storicamente quella copta è stata una delle Chiese a soffrire maggiormente dell’avanzata araba nell’Africa del Nord, rappresentando in Egitto la principale comunità cristiana del Medioriente, nonché la più grande minoranza religiosa della regione.
Una valutazione precisa del numero dei credenti copti risulta un compito arduo: secondo le stime rappresenterebbero almeno il 10% della popolazione egiziana di 80 milioni, ma il dato è tenuto artificiosamente basso dalle statistiche ufficiali egiziane, sia a causa delle manipolazioni degli addetti al censimento, sia per le strategie di riservatezza che gli stessi fedeli adottano per assicurarsi la protezione dell’anonimato. La maggior parte della popolazione copta aderisce alla tradizionale Chiesa ortodossa, la più antica del Cristianesimo; il resto è diviso tra la Chiesa cattolica e varie confessioni cristiane protestanti.
Per continuare a leggere, scarica il pdf gratuito.
L’esodo dell’antica minoranza cristiana rischia di mettere in ginocchio l’economia del Paese.