Nei prossimi anni la crescita economica in Africa è destinata a restare più contenuta rispetto a quella registrata nell’arco dell’ultima decade. È quanto rileva l’indagine sull’attrattività dell’Africa pubblicata la settimana scorsa dal network mondiale di servizi di revisione e finanza straordinaria Ernest& Young (EY).
Lo studio, intitolato “Africa attractiveness 2016: Navigating Africa’s current uncertain ties”, conferma le proiezioni per il 2016 del Fondo monetario internazionale, che abbassano al 3% le stime di crescita del continente, previste al 6,1% ad aprile dello scorso anno.
Gli analisti di EY rilevano come le motivazioni che hanno determinato la decelerazione dell’Africa siano le stesse che hanno influenzato in negativo l’andamento dell’economia globale.
Il riferimento è esplicito ai vari fattori che hanno prodotto la sfavorevole congiuntura internazionale causata dal rallentamento generalizzato delle economie emergenti, dal riequilibrio della Cina, dalla stagnazione nelle economie più sviluppate, dal sensibile calo dei prezzi delle materie prime e dall’aumento degli oneri finanziari.
Tuttavia, la relazione rileva che, nonostante la crescita africana sia relativamente diminuita, due terzi delle economie sub-sahariane registreranno ancora un tasso di sviluppo superiore alla media mondiale e l’Africa a sud del Sahara rimarrà la seconda regione con la crescita più rapida al mondo, dietro all’Asia emergente.
All’interno del report realizzato per valutare i progressi compiuti nei settori della governance, della diversificazione economica e delle infrastrutture, è anche presentato l’Africa Attractiveness Index (AAI), l’indice dei Paesi africani più attraenti per gli investitori. Una graduatoria stilata tenendo in considerazione le opportunità di commercio, lo sviluppo umano e la resilienza delle economie africane nel contesto delle sopracitate pressioni macroeconomiche.
Sudafrica prima classificata nel continente
Il primo Paese classificato è il Sudafrica, che malgrado il sensibile rallentamento della sua economia e il deprezzamento del rand, che tra il 2012 e il 2015 ha perso oltre il 50% del suo valore rispetto al dollaro, resta ancora quello più attraente per il business.
La nazione Arcobaleno è favorita da tre elementi: l’ambiente estremamente favorevole agli affari, la sua stabilità politica e un’economia caratterizzata da una base molto più sviluppata e diversificata rispetto agli altri competitor continentali.
Il secondo Paese africano dell’AAI è il Marocco, seguito da Egitto, Kenya, Mauritius, Ghana, Botswana, Tunisia e Ruanda. La Costa d’Avorio chiude la top ten dell’indice elaborato per fornire risposte diverse a seconda delle priorità degli investitori, che intendono operare nei complessi e frammentati mercati africani.
Lo studio rivela pure che l’Africa insieme all’Asia è l’unico continente dove nel corso del 2015 è stato registrato un aumento nel numero dei progetti di investimenti diretti esteri (IDE) rispetto all’anno precedente.
Lo scorso anno, nell’intera Africa sono stati avviati 771 di questi progetti contro i 722 del 2014, equivalente a un aumento del 7%. Un dato in percentuale in controtendenza con quello globale, che evidenzia un decremento del 5%.
Tuttavia, questi progetti nel 2015 hanno generato 77,3 miliardi di dollari di introiti. Un calo sensibile rispetto agli 88,5 miliardi di dollari nel 2014. Ciononostante, i ricavi prodotti dai progetti IDE nel 2015 sono più alti rispetto alla media annuale africana di 68 miliardi di dollari, registrata nel quinquennio 2010-2014.
Il rapporto spiega che i maggiori flussi di IDE in entrata nel continente africano provengono dall’Europa occidentale e un ruolo primario nell’alimentare questi investimenti è rivestito anche dagli attori intra-africani.
E’ importante inoltre evidenziare che gli investitori tradizionali, compresi quelli nordamericani e mediorientali, hanno concentrato l’attenzione sull’Africa. L’anno scorso i più Paesi attivi negli investimenti sono stati Francia, Stati Uniti, Emirati Arabi Uniti, Portogallo e Cina.
Le prospettive a medio termine rimangono incerte
Nonostante queste buone performance, EY stima che le prospettive a medio termine per molti Paesi africani rimangano incerte. Tra questi, spiccano la Nigeria e Angola, attualmente penalizzati dal crollo dei prezzi del petrolio.
La relazione evidenzia inoltre che Kenya e Costa d’Avorio stanno beneficiando delle forte crescita economica e di interessanti prospettive di sviluppo, grazie alla realizzazione di nuove infrastrutture e alla capacità di entrare in nuovi mercati. Mentre Botswana, Mauritius e Ruanda, benché siano ancora piccole economie, hanno tutti ottenuto ottimi risultati nel business enablement, sviluppo sociale e gestione economica, performando relativamente bene.
Tre paesi nordafricani, Egitto, Marocco e Tunisia, così come il Ghana in Africa occidentale, rimangono sotto una certa pressione sul piano economico, ma hanno il vantaggio di un ambiente relativamente favorevole alle imprese, moderne infrastrutture e, nel caso di Accra, una buona governance economica.
In conclusione, è singolare notare che la Nigeria, prima potenza economica del continente africano, nell’indice appare solo in 15esima posizione a causa dei bassi punteggi ottenuti nell’ambito della governance e dello sviluppo umano.
@afrofocus
Nei prossimi anni la crescita economica in Africa è destinata a restare più contenuta rispetto a quella registrata nell’arco dell’ultima decade. È quanto rileva l’indagine sull’attrattività dell’Africa pubblicata la settimana scorsa dal network mondiale di servizi di revisione e finanza straordinaria Ernest& Young (EY).