Molto diversi e spesso in contrasto, il ministro Schäuble e il banchiere Draghi condividono lo stesso obiettivo: la stabilità dell’eurozona.
Se dopo la Brexit l’Europa è entrata in un’era di pragmatismo, possiamo prevedere che il rapporto tra Mario Draghi e Wolfgang Schäuble funzionerà. Probabilmente piuttosto bene. Sono diversissimi e tra loro lo scontro è conclamato, pubblico. Uno un super-tecnico, l’altro un super-politico. La pensano spesso in maniera divergente in fatto di economia: il primo ha un’impostazione anglosassone, il secondo un orientamento ordoliberale. Hanno ruoli istituzionali differenti: il presidente della Banca centrale europea ha l’orizzonte ampio dell’intera Eurozona; il ministro delle Finanze ha responsabilità verso la Germania. E negli ultimi mesi queste diversità sono venute alla luce in modo polemico come mai prima. Ciò nonostante, Draghi e Schäuble hanno un punto in comune: il pragmatismo. Nei prossimi mesi avranno ancora divergenze, quasi certamente. Il pragmatismo, però, li terrà assieme nell’obiettivo di evitare un disastro in Europa.
Sul fatto che entrambi siano europeisti convinti, ci sono pochi dubbi. Draghi, che tra l’altro ha lavorato al fianco di Carlo Azeglio Ciampi al Tesoro per anni, ha espresso più volte la convinzione della necessità di passi avanti nell’integrazione europea. Non solo a parole: soprattutto per avere redatto una parte del Rapporto dei Cinque Presidenti (Commissione Ue, Consiglio europeo, Eurogruppo, Parlamento europeo, Bce) nel quale si prefigurano i passi da compiere per completare l’Unione economica e monetaria entro il 2025. Con un approccio che univa visione e, appunto, pragmatismo su tempi e modi.
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Molto diversi e spesso in contrasto, il ministro Schäuble e il banchiere Draghi condividono lo stesso obiettivo: la stabilità dell’eurozona.