Il governo di Schoof ha presentato nuove misure nazionali molto rigide sull’immigrazione e intende chiedere a Bruxelles una deroga per quanto riguarda gli obblighi comunitari relativi alla migrazione e all’asilo.
Il governo dei Paesi Bassi ha annunciato di voler contrastare l’arrivo di migranti nel Paese. E lunedì, davanti al parlamento dell’Aia, ha presentato quelle che ha descritto come “le politiche d’asilo più stringenti di sempre”.
“Non possiamo continuare a sostenere il grande influsso che i migranti hanno sul nostro stato. Le persone stanno vivendo una crisi dei richiedenti asilo” ha dichiarato il primo ministro Dick Schoof, illustrando il piano del governo. Che ha lo scopo di aumentare i controlli alle frontiere e di diminuire i diritti spettanti ai richiedenti asilo e a tutte le persone migranti arrivate nel Paese.
Le politiche volute dal governo e il riferimento ad una crisi migratoria sono stati duramente criticati da varie associazioni, tra cui il Dutch Council for Refugees. “Non c’è un numero inaspettatamente elevato di richiedenti asilo nei Paesi Bassi – ha affermato l’istituto -. Nessuna forza maggiore, ma mancanza di volontà politica”. Nel 2023, il Paese ha accolto 48mila richiedenti asilo, provenienti per lo più da Siria, Turchia e Yemen.
Le misure che il governo vorrebbe adottare non possono definirsi inaspettate, anzi. L’esecutivo guidato da Schoof, formatosi a maggio dopo ben sei mesi di trattative, è il più a destra di sempre per i Paesi Bassi. E dal momento della sua salita al potere non ha mai nascosto di voler intervenire in maniera dura contro l’immigrazione.
La coalizione è guidata infatti dal Partito per la Libertà (PVV) di Geert Wilders, una formazione con posizioni xenofobe e fortemente critiche verso l’islam e i migranti. In occasione delle elezioni dello scorso novembre, il PVV si è affermato come primo partito, ottenendo quasi un quarto dei voti. In seguito, la formazione di ultradestra è riuscita a trovare un accordo di collaborazione con altri partiti di centrodestra, che hanno però preteso che Wilders – una figura troppo controversa ed estrema – rinunciasse alle proprie ambizioni di diventare primo ministro.
Nonostante il PVV abbia dovuto raggiungere dei compromessi per poter andare al governo, il piano per contrastare l’immigrazione rispecchia in gran parte le volontà del partito di estrema destra. Le misure prevedono innanzitutto una diminuzione dei flussi, attraverso maggiori controlli alle frontiere e la collaborazione con i Paesi di origine e di transito. Inoltre, l’esecutivo vorrebbe tagliare i diritti di cui ora godono i richiedenti asilo: in particolare, questi non avrebbero più la possibilità di ottenere una protezione a tempo indeterminato e non sarebbero favoriti nell’assegnazione di alloggi popolari.
La ministra della Migrazione e dell’Asilo Marjolein Faber, appartenente allo schieramento di Wilders, ha giustificato le misure del governo con la necessità di trovare delle risposte alla crisi abitativa che sta colpendo i Paesi Bassi, e ha sottolineato come lo stato non sia in grado di garantire a tutti educazione e assistenza sanitaria adeguate.
Faber ha evidenziato anche come le nuove politiche non dovranno essere votate dal Parlamento. Il governo vorrebbe invece dichiarare la crisi d’asilo, uno stato che permetterebbe di adottare delle misure emergenziali. Non è però scontato che l’esecutivo riesca a dichiarare l’emergenza: l’iter di approvazione potrebbe durare mesi e dovrebbe essere sostenuto anche dal Senato, dove Schoof non dispone di una maggioranza.
Il governo ha anche annunciato l’intenzione di chiedere una clausola di “opt-out” dalle regole comunitarie che riguardano la migrazione e l’asilo. In pratica, si tratta di un’esenzione: se i Paesi Bassi la ottenessero, sarebbero autorizzati a non rispettare le norme europee in materia.
La richiesta olandese ha subito allarmato le istituzioni europee, per la sua gravità e per il fatto che si tratta di un fatto senza precedenti. La domanda di esenzione è infatti particolarmente significativa, considerando che riguarda una delle materie più importanti a livello europeo e che è stata avanzata da uno degli stati fondatori dell’Unione: di solito, sono i Paesi più marginali al progetto comunitario a chiedere delle deroghe. Inoltre, le domande di opt-out vengono di solito presentate prima che le norme a cui si riferiscono vengano approvate. La legislazione riguardante le migrazioni è invece già stata adottata, e la richiesta dei Paesi Bassi rischia quindi di rappresentare un precedente pericoloso per l’UE e la sua solidità.
Difficile dunque pensare che la richiesta di opt-out possa essere approvata dagli altri stati membri, per la sua eccezionalità e anche perché una decisione simile obbligherebbe di fatto gli altri stati ad accogliere un numero più elevato di migranti. Tuttavia, a pochi mesi dall’approvazione del nuovo patto per la migrazione e per l’asilo, la domanda dei Paesi Bassi mostra come quella migratoria resti una questione irrisolta e potenzialmente destabilizzante, all’interno dell’Unione.
Il governo dei Paesi Bassi ha annunciato di voler contrastare l’arrivo di migranti nel Paese. E lunedì, davanti al parlamento dell’Aia, ha presentato quelle che ha descritto come “le politiche d’asilo più stringenti di sempre”.
“Non possiamo continuare a sostenere il grande influsso che i migranti hanno sul nostro stato. Le persone stanno vivendo una crisi dei richiedenti asilo” ha dichiarato il primo ministro Dick Schoof, illustrando il piano del governo. Che ha lo scopo di aumentare i controlli alle frontiere e di diminuire i diritti spettanti ai richiedenti asilo e a tutte le persone migranti arrivate nel Paese.