Spesso della Cina si parla sopratutto a proposito dell’inquinamento atmosferico. Le immagini delle città cinesi, seppellite da smog, scarichi e fumi fanno spesso il giro del mondo. Meno si parla di un’altra questione piuttosto rilevante, ovvero la sicurezza alimentare.

Mesi fa venne fuori la storia dei maiali morti nei fiumi, ancora prima fu la volta dell’olio di scolo, olio utilizzato (molte volte) e rivenduto. Più in generale, inoltre, la qualità del cibo in Cina – dove esistono tante tradizioni culinarie di altissimo livello – è peggiorato negli ultimi anni. Diminuiscono le piccole osterie, aumentano i grandi ristoranti e la qualità delle verdure e delle carni, specie nelle grandi città, peggiora di giorno in giorno.
Il New York Times ha scritto che «da aprile 2013, più di 155 persone sono morte per un ceppo di influenza aviaria, una malattia legata a cattive condizioni igienico-sanitarie nei mercati di pollame. L’anno scorso, i funzionari hanno trovato alti livelli di cadmio, collegato a insufficienza degli organi e al cancro, nel riso nei mercati e ristoranti nella provincia del Guangdong. E, all’inizio di quest’anno, i negozi Wal-Mart in Cina hanno ritirato confezioni di carne d’asino che contenevano carni di altri animali».
Più in generale, la sensazione che si ha stando in Cina è di non essere mai sicuri di quanto si sta per mangiare. «I problemi idrici e del suolo del paese hanno anche ridotto la capacità della Cina di ripulire il proprio sistema alimentare», ha raccontato Yanzhong Huang, senior fellow presso il Council on Foreign Relations. Negli ultimi tempi anche il primo ministro cinese, Li Keqiang, ha sottolineato che il sistema alimentare della nazione ha «una grande quantità di problemi in sospeso e potenziali pericoli nascosti».

Secondo il New York Times, «Procedimenti deboli e irregolari hanno incoraggiato una cultura del “va bene tutto” tra i produttori di generi alimentari, anche nel caso della Shanghai Husi Food, la società accusata di mettere carne scaduta nei pasti destinati ai fast-food. In una trasmissione televisiva locale, un manager presso la fabbrica di Shanghai ha detto agli investigatori governativi che quella di utilizzare carne scaduta sarebbe una pratica consueta, che va avanti da anni. I giornalisti TV hanno anche mostrato filmati di lavoratori dell’impianto con carne di pollo scaduta da due settimane e carne di manzo scaduta da sei mesi. Parte della produzione della fabbrica pare sia stata esportata anche in Giappone».
Spesso della Cina si parla sopratutto a proposito dell’inquinamento atmosferico. Le immagini delle città cinesi, seppellite da smog, scarichi e fumi fanno spesso il giro del mondo. Meno si parla di un’altra questione piuttosto rilevante, ovvero la sicurezza alimentare.