Samantha, Rosetta e le altre conquiste del programma spaziale europeo.
Una l’abbiamo vista raggiante, sulla rampa di lancio del razzo che di lì a poco l’avrebbe sbarcata sulla Stazione spaziale internazionale (ISS); l’altra ci è apparsa imperturbabile, nella sua folle e solitaria corsa decennale attraverso il cosmo. Di chi stiamo parlando?
La prima è Samantha Cristoforetti: “Europea di nazionalità italiana. Domiciliata nello spazio”, come si presenta su Twitter, il 23 novembre scorso è stata la prima donna italiana ad andare nello spazio e ammessa in un equipaggio dell’Agenzia spaziale europea (ESA). Il suo canale @AstroSamantha conta ben 240mila seguaci: ben più dell’Arcivescovo di Canterbury Justin Welby, che ne ha 69mila, e non molti meno di Bob Sinclar, uno dei più famosi Dj del mondo (370mila).
La seconda è Rosetta, la sonda spaziale che, sempre a novembre 2014, ha raggiunto la cometa 67/P Churyumov- Gerasimenko dopo un viaggio di 10 anni e lì ha sbarcato il robottino Philae per analizzarla. Un’operazione di altissima precisione ed estrema difficoltà. Ma questi non sono che gli ultimi traguardi raggiunti dall’ESA, che oggi dà lavoro a 35mila persone e che in 50 anni di attività, festeggiati nel 2014, ha collezionato risultati di enorme rilievo. Successi che nel Consiglio ministeriale del 2 dicembre scorso hanno convinto i 20 Stati membri a investire quasi 6 miliardi di euro nelle prossime attività.
“Noi Europei abbiamo fatto la scelta politica di dare priorità ai servizi per i cittadini e quindi dedichiamo gran parte delle nostre risorse ai satelliti di osservazione della terra, meteo, scientifici, per le telecomunicazioni e la navigazione”, ci ha dichiarato Franco Bonacina, portavoce dell’ESA. Tra gli oltre 70 satelliti che l’Agenzia ha progettato, testato e mantiene operativi in volo, ci sono Meteosat, ERS-1 e ERS-2, Envisat e i tre satelliti MetOp, che dal ‘77 a oggi hanno permesso osservazioni sempre più accurate sulla meteorologia e i cambiamenti climatici, analizzando la superficie terrestre, l’atmosfera, gli oceani e le calotte glaciali.
Nell’ambito dei trasporti, dal 2010 il sistema europeo EGNOS ha migliorato la precisione della navigazione GPS, rendendo possibili applicazioni critiche per la sicurezza dei voli. Prossimamente, il nuovissimo sistema Galileo offrirà un contributo determinante per migliorare i trasporti su ruota, ferroviari, aerei e marittimi; per la gestione delle infrastrutture e dei lavori pubblici; per la gestione agricola e del bestiame e persino per le transazioni bancarie e il commercio online. E sarà una risorsa fondamentale per le operazioni di soccorso in situazioni di crisi.
Al centro delle attività dell’ESA ci sono poi le grandi domande dell’uomo, come scoprire da dove viene la vita e se siamo soli nel cosmo. Nel 2009, ha messo in orbita Planck, il telescopio spaziale che sta fornendo dati essenziali per ricostruire l’origine dell’universo. Nel 2005, con la sonda Huygens, aveva effettuato l’atterraggio più distante in assoluto: su Titano, la più grande luna di Saturno, a circa 1,4 miliardi di chilometri dal sole. E domani? In occasione della Ministeriale, è stato dato il via libera per la realizzazione di Ariane 6; sono stati raccolti finanziamenti che terranno in attività la ISS almeno fino al 2020 e il budget necessario per ExoMars, un programma per l’esplorazione e lo sbarco su Marte entro il 2018: “L’Italia e il Regno Unito sono i due campioni di ExoMars, ma c’è anche un considerevole supporto francese e tedesco”, ha detto Jean- Jacques Dordain, direttore generale dell’Agenzia.
Oggi, i servizi di lancio europei sono i più affidabili al mondo e non è un caso se proprio l’ESA sta sviluppando per la NASA americana il veicolo multifunzione per equipaggio Orion: non un semplice erede dello Space Shuttle, mandato in pensione pochi anni fa, ma una vera nave spaziale per i lunghi viaggi attraverso il cosmo.
Come dire, il primo passo verso l’Enterprise cinematografica: “Il 9% del nostro budget annuale è dedicato al volo spaziale umano”, ci ha riferito Bonacina. Altri progetti? Risolvere il problema dei rifiuti spaziali. Come effetto collaterale dell’attività spaziale, l’orbita terrestre si è riempita di rottami alla deriva. “Abbiamo in orbita circa 750mila manufatti umani”, ci ha spiegato il Dottor Holger Krag, capo dello Space Debris Office dell’ESA, “e persino gli oggetti più piccoli, che si muovono a 11 km al secondo, possono distruggere ciò che mandiamo nello spazio, producendo a catena frammenti e rendendo impraticabili certe aree del cosmo”. Per questo l’Agenzia sta investendo in un programma di raccolta, che sfrutta tecnologie d’avanguardia (www.esa.int/cleanspace).
Come ha ricordato Dordain: “Sono le collaborazioni tra pubblico e privato una delle principali storie di successo dell’ESA”, che al momento può contare su 15 miliardi di commesse da parte di grosse compagnie come Eutelsat e Airbus Services per far fare alle telecomunicazioni un salto di qualità. Cose troppo lontane dall’uomo della strada? Non tanto, se è vero, come sostiene l’ESA, che ogni euro investito nelle applicazioni spaziali dà un ritorno di oltre 20 euro e il settore aerospaziale è attualmente alla base della nostra economia, nonché una delle migliori opportunità per lasciarci alle spalle la crisi degli ultimi anni.
Samantha, Rosetta e le altre conquiste del programma spaziale europeo.