Il 2015 porta con sé sfide politiche e più in generale geopolitiche di ampia portata. Per i non addetti ai lavori saranno certamente meno visibili perché più “specifiche”, ma in realtà tutt’altro non sottovalutabili per gli impatti che avranno su ogni singolo paese.

Come sosteneva Gramsci, i Capodanno sono un artificio umano che non rendono l’idea della continuità del tempo portando ad elaborare bilanci consuntivi e preventivi come si fosse in un’azienda, ma è impossibile non notare come il 2015 contenga il seme di molti futuri (s)equilibri.
Le relazioni USA-Russia sono praticamente congelate e gli USA, accusati di una politica dell’ “indifferenza”, agiscono in realtà sempre di più come uno Stato nazionale con la sua visione unilaterale prescindendo da quello che era il loro precedente ruolo di “detentore” degli equilibri geopolitici.
L’Europa se ha alleggerito la sua pressione economica, almeno così sembra, vive in un momento di fortissima pressione politica per far funzionare le scelte prese, come il supervisore finanziario unico, il piano Juncker per gli investimenti, la nuova Commissione. Il tutto in un ambiente fortemente critico da almeno 3 punti vista: l’avanzata dei partiti populisti in molti Paesi europei e di movimenti indipendentisti ed euroscettici che chiedono l’uscita dall’UE (si pensi al caso greco, francese o britannico); il confronto sempre molto duro tra alcuni Paesi europei (Germania-Francia-Italia-Inghilterra) su austerità e crescita; le pressioni esterne provenienti dagli islamici, dalla Russia e la visione americana nazionale e non sempre allineata con quella europea.
La Russia nella situazione di profonda incertezza che la vede protagonista dovrà fare una scelta nel 2015…sperando che l’incertezza economica non si tramuti in una volatilità sullo scenario geopolitico in grado di impensierire governi e business occidentali.
In risposta, la Cina, l’India, il Brasile sembrano sempre più volte a creare il loro “equilibrio” regionale con accordi che potrebbero avere non poche ripercussioni anche su UE e USA. E non sono però da sottovalutare gli impatti sulla crescita economica del prezzo delle commodity sulle diverse economie, che da queste dipendono (l’Indonesia per esempio ha il 65% delle sue esportazioni legate alle commodity).
Anche il confronto Arabia Saudita –Iran caratterizzerà probabilmente il 2015 con tutti i diversi impatti nella regione, così come quanto accadrà sullo scenario politico turco nel 2015 dopo l’elezione di Erdogan alla Presidenza della Repubblica.
Trasversalmente la questione islamica, la situazione in Siria ( è il primo anno dopo la seconda guerra mondiale che si ha il più alto numero di rifugiati), la cyber war che rischia di diventare certamente un topic del 2015 e gli accordi commerciali come il TTIP su cui si discuterà ampiamente nella prossima primavera, renderanno il 2015 un anno importante in cui forse il confronto tra scelte in ragione dell’unilateralismo di breve termine e multilateralismo (o un unilateralismo con un orizzonte temporale più duraturo seppur nell’interesse del singolo Paese) sarà sempre più pronunciato.
In tutto questo l’Italia affronterà l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica da cui deriveranno gli importanti equilibri politici interni. Considerata l’ultima prova data nel 2013 e culminata poi con il bis storico, perché primo nella storia d’Italia, del Presidente Napolitano, speriamo di riuscire a dimostrare di essere all’altezza delle sfide europee che ci attendono.

Il 2015 porta con sé sfide politiche e più in generale geopolitiche di ampia portata. Per i non addetti ai lavori saranno certamente meno visibili perché più “specifiche”, ma in realtà tutt’altro non sottovalutabili per gli impatti che avranno su ogni singolo paese.