Gli Stati Uniti hanno finanziato dal 2000 l’alleato sudamericano per aiutarlo a vincere l’ultimo conflitto armato dell’emisfero occidentale. Dopo 15 anni e 10 miliardi di dollari spesi, sul controverso successo del pacchetto aiuti Plan Colombia si tirano le somme, mentre a Cuba procede la trattativa per una pace tra guerriglia e Stato, e il presidente Juan Miguel Santos va a Washington per sollecitare un ulteriore programma, Paz Colombia.
Il conflitto
La guerra durata ormai più di cinquant’anni inizia negli anni ’60 tra Forze Armate e guerriglie di estrema sinistra nelle giungle della Colombia. Le Farc (Forze armate rivoluzionarie), l’Eln (Esercito nazionale di liberazione) e gli altri gruppi inizialmente vogliono difendere i contadini contro la privatizzazione delle risorse naturali da parte delle multinazionali nordamericane. Presto il conflitto coinvolge anche gruppi paramilitari di destra attivati dai narcotrafficanti, da alcuni settori militari e dai proprietari terrieri.
La Colombia produce l’80% della cocaina nel mondo. Nelle aree isolate, la miseria spinge molti contadini ad abbandonare le vecchie coltivazioni da sussistenza e a coltivare coca per i guerriglieri, che la rivendono in cambio di dollari e armi. Lo Stato è quasi alla bancarotta. Si contano fino a 3000 sequestri di persona l’anno.
L’episodio che più esemplifica il caos che regna nel paese è l’assalto al Ministero di Giustizia da parte di guerriglieri dell’M-19 per incarico del boss della droga Pablo Escobar (vuole evitare l’estradizione negli Usa). Moriranno cento persone tra cui nove giudici.
Il conflitto a oggi è costato più di 220.000 morti, migliaia di desaparecidos e innumerevoli vittime di torture, violenze e abusi sessuali anche da parte delle forze governative, oltre a vittime silenziose come i più di 57.000 sfollati.
L’intervento Usa e il piano Colombia di Bill Clinton
Washington decide di intervenire, motivata soprattutto da quel 90% della cocaina consumata negli Usa che proviene tutta dalla Colombia. Joe Biden, Frank Dodd e John Kerry, allora membri del Comitato Esteri del Senato, partecipano alla stesura di Plan Colombia, che prevede assistenza militare, fondi e interventi tecnici per la lotta alla droga.
A distanza di 15 anni, Barack Obama, il segretario di Stato Kerry e il presidente Santos hanno costatato a Washington che la Colombia è un altro paese: il tasso di omicidi è il più basso degli ultimi 35 anni, i sequestri sono diminuiti del 90%, la disoccupazione è calata e l’economia cresce – grazie alle riforme del governo Santos, conferma l’Fmi.
Qui finiscono tuttavia i punti su cui c’è consenso tra i vari attori e osservatori.
La trattativa di pace a L’Avana e i civili uccisi
Il governo Usa sta assistendo il governo colombiano e Farc ed Eln nei negoziati per una pace in corso a Cuba dal 2012 con un inviato speciale che, caso eccezionale perché gli Stati Uniti dialoga direttamente con una organizzazione classificata dal Pentagono come “terroristica”.
Ciò non piace ai repubblicani duri e puri, come la senatrice di origine cubana Ileana Ros-Lehtinen, contraria anche al riallaccio delle relazioni Usa-Cuba.
Per gli attivisti dei diritti umani, invece, il rischio è che dal processo di pace escano impuniti gli autori di massacri di civili. “Mentre noi fornivamo miliardi di dollari all’Esercito colombiano, le sue truppe uccidevano sistematicamente i civili per rimpolpare la conta dei guerriglieri uccisi”, ha dichiarato il senatore dem del Vermont Patrick Leahy al Washington Post. I cosiddetti “falsi positivi”, uomini uccisi e fatti passare per guerriglieri, potrebbero superare il migliaio e le denunce sono centinaia. Gli Usa, sostengono organizzazioni tra cui Wola e Amnesty International, non dovrebbero finanziare Plan Colombia finché non sarà garantito che tutti i responsabili di quei crimini rispondano alla giustizia. Le fosse comuni e il numero di desaparecidos e di civili uccisi testimonierebbero di quanto “l’impunità sia cementata in Colombia, tanto da aver fatto credere all’Esercito di poter uscirne senza una condanna”, dice José Miguel Vivanco, direttore per le Americhe di Human Rights Watch.
Le fumigazioni di glifosate sulle coltivazioni di coca
Gli Stati Uniti hanno contribuito direttamente per nove anni con materiali, aeri e risorse, come ha dichiarato un funzionario americano all’ambasciata Usa a Bogotá, alle fumigazioni aeree con l’erbicida glifosate, l’altro aspetto molto controverso di Plan Colombia. Le organizzazioni per i diritti umani e per l’ambiente si sono battute fin dell’inizio contro l’erbicida sparso da aerei, perché inefficace nel ridurre le coltivazioni di coca, velenoso per le persone e l’ambiente e deleterio per l’economia rurale. Persino l’Ecuador ha protestato: per evitare le contraeree, le fumigazioni venivano lanciate così dall’alto da far cadere il glifosate dove lo portava il vento. Le richieste di risarcimento per coltivazioni legali distrutte sono state migliaia, molte rimborsate direttamente con le risorse di Plan Colombia, ha spiegato il funzionario. Quando poi sono emersi casi di danni alla salute e agli animali, il governo Santos ha deciso di fermarle da metà del 2015. “Non hanno portato a un calo della produzione di coca in Colombia”, hanno scritto sei senatori americani e ha ammesso l’esperto e consulente del governo colombiano sulla droga, Daniel Mejía.
Il futuro delle trattative di pace
Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite monitorerà il disarmo e il cessate il fuoco, una garanzia voluta dalla guerriglia che ha paura di ritorsioni quando sarà disarmata. Per il governo si pone invece il problema di come reinserire nella società non solo i già più di 10.000 guerriglieri smobilitati, ma anche le truppe paramilitari. Inoltre si dovrà trovare una destinazione d’uso per le zone di conflitto, “aree totalmente abbandonate, dove lo Stato non c’era, il governo non c’era”, come ha ammesso Santos a Washington chiedendo altri 450 milioni di dollari dei contribuenti americani per rafforzare la giustizia e costruire strade, ospedali, scuole e nuovi progetti produttivi.
Destini incrociati: Obama, Clinton, il Congresso e la Colombia
Paz Colombia – i 450 milioni – saranno decisi da un braccio di ferro tra repubblicani e democratici. Per i primi le condizioni saranno che le Farc non siano derubricate dalla lista delle organizzazioni terroristiche e che non siano liberati i guerriglieri che scontano già pene negli Usa. Per i secondi, Plan Colombia ha rappresentato “passi avanti significativi” nella riduzione della violenza e dell’instabilità della Colombia e, inoltre, gli Usa devono assumersi la responsabilità di essere “i consumatori della maggior parte della droga prodotta in Colombia”, come ha ricordato il capogruppo dei dem Harry Reid pochi giorni fa. Tuttavia Plan Colombia ha avuto un altissimo costo umano tra uccisioni, torture, abusi e sfollamenti. Le organizzazioni per i diritti umani e i democratici più liberal faranno pressione perché i finanziamenti siano rinnovati solo in presenza di garanzie di pene per tutte le parti. Kerry è andato loro incontro ammettendo “abusi terribili [… per i quali] tutti devono assumersi le proprie responsabilità. La pace deve basarsi su qualcosa di solido, dobbiamo preservare l’imperio della legge”,
Quanto a Barack Obama, la Colombia pacificata sommata al riavvicinamento a Cuba potrebbe aggiungere un buon voto alla sua pagella sulla politica estera che, secondo i repubblicani, vanta solo l’uccisione di Osama bin Laden. Per Hillary Clinton sarebbe un altro vanto della propria esperienza e dell’eredità dei Clinton.
A Washington niente succede per niente.
Gli Stati Uniti hanno finanziato dal 2000 l’alleato sudamericano per aiutarlo a vincere l’ultimo conflitto armato dell’emisfero occidentale. Dopo 15 anni e 10 miliardi di dollari spesi, sul controverso successo del pacchetto aiuti Plan Colombia si tirano le somme, mentre a Cuba procede la trattativa per una pace tra guerriglia e Stato, e il presidente Juan Miguel Santos va a Washington per sollecitare un ulteriore programma, Paz Colombia.