Eurovision, molto prima che la televisione italiana decidesse di trasmetterlo, è stato per tutti i paesi dell’Est e dell’ex Urss uno degli eventi top dell’anno negli ultimi due decenni. Una specie di Sanremo. Nessuna sorpresa per le forti reazioni dei Paesi più conservatori per la vittoria quest’anno di un transgender barbuto. Sono la dimostrazione di due modi diversi di intendere la libertà e la democrazia; e questo riguarda anche il futuro dell’Ucraina.

Mentre la cantante austriaca Conchita Wurst stava ringraziando l’enorme pubblico collegato in diretta da 56 paesi per averle dato la vittoria, molti russi non erano in vena di offrire congratulazioni, e non perché le loro concorrenti hanno perso.
Conchita – il cui nome giù dal palco è Thomas Neuwirth – sorrideva amorevole attraverso una folta barba nera, mentre il politico russo Vitaly Milonov (lo sponsor principale della legislazione che criminalizza la propaganda omosessuale verso i minori e che in precedenza aveva chiesto al Paese di boicottare il concorso), ha detto: “Eurovision è la Sodoma dello spettacolo. Anche solo trasmettere lo show in Russia insulta milioni di russi. La partecipazione di un travestito ermafrodita sullo stesso palco delle cantanti russe in diretta televisiva è una sfacciata propaganda dell’omosessualità e della decadenza dello spirito“.
Un altro importante politico russo ha subito fatto eco alle parole di Milonov. Vladimir Zhirinovsky, a dispetto del nome del partito che guida (Partito Liberal Democratico di Russia) ha commentato: “Non ci sono più uomini o donne in Europa , c’è solo “esso”. L’Europa è diventata un posto selvaggio. Cinquant’anni fa l’esercito sovietico aveva occupato l’Austria . Avremmo dovuto restarci“.
Nonostante i suoi rappresentanti politici, il pubblico russo ha accolto calorosamente Conchita, dandole un incredibile terzo posto nel televoto nazionale, prima che i giurati russi (che l’hanno classificata 11°), la spingessero giù nella classifica generale. Ma si è capito che i politici russi non si rivolgono al giovane pubblico di Eurovision.
Un futuro con la barba
Una donna barbuta sta dividendo l’Europa in due. E, per quanto strano possa sembrare, la cosa riguarda molto da vicino l’Ucraina. Il vice primo ministro russo Dmitry Rogozin (nonché inviato speciale del Cremlino per Transnistria il cui aereo, non ricevuto il permesso di sorvolare lo spazio aereo romeno, sarebbe stato oggetto di un tentativo di intercettazione mentre sorvolava l’Ucraina), ha twittato che la vittoria di Wurst “ha mostrato ai sostenitori dell’integrazione europea il futuro che li attende: una ragazza con la barba“.
Da quando è entrata a far parte di Eurovision nel 1994, la Russia è stata uno dei suoi partecipanti più entusiasti. Ma quest’anno le cose sono partite col piede sbagliato. Con i rapporti con i Paesei dell’Europa occidentale ai minimi storici a causa dell’annessione della Crimea e dei referendum separatisti in Ucraina orientale, un pubblico arrabbiato per la politica di Mosca sulla comunità LGBT ha continuamente fischiato le concorrenti russe (le sorelline Tolmachevy, due gemelle dalle fluenti chiome bionde) durante le loro esibizioni.
A parte i fischi, l’annessione della Crimea ha causato confusione e delusione anche tra il pubblico russo, dal momento che gli organizzatori del concorso hanno deciso di contare i televoti dalla penisola come provenienti dall’Ucraina. La ragione ufficiale è che gli operatori di telefonia della Crimea stanno ancora utilizzando codici telefonici ucraini, ma molti hanno dato alla decisione un valore politico. Alla fine, le gemelle bionde si sono classificate dietro la loro principale rivale, l’ucraina Maria Yaremchuk.
Valori europei
Milonov, che nel 2012 ha accusato Lady Gaga di avere violato la legge contro la propaganda omosessuale verso i minori (per aver chiesto il rispetto dei diritti dei gay durante il suo concerto a San Pietroburgo), ha recentemente proposto bandire dalla Russia la band più popolare dell’Ucraina, Okean Elzy, per aver appoggiato Euromaidan.
È chiaro a tutti che le dichiarazioni su cosa aspettarsi da un’integrazione con l’Europa “degenerata” hanno un’implicazione diretta sulla delicata situazione in Ucraina. Già prima che Janukovich respingesse l’accordo di associazione con l’Ue, una massiccia campagna antieuropea condotta dai partiti conservatori filorussi fomentava il sentimento anti-gay con slogan come “L’associazione con l’Ue significa matrimoni omosessuali”. Cartelloni con coppie dello stesso sesso che si tengono per mano cominciarono ad apparire per le strade delle città ucraine, e manifestanti antigay indossavano magliette con la scritta “I valori europei sono gay, lesbiche e corruzione di minori”.
Ora che la rivoluzione somiglia ogni giorno di più a una guerra civile non c’è bisogno di cartelloni pubblicitari e la propaganda antieuropea è fatta con pistole e fucili. Eppure, molti ucraini devono scegliere tra due modi di intendere “libertà e democrazia”.