Secondo i soliti ben informati, il Conclave del Partito Comunista cinese sarebbe ormai pronto a cominciare. Come vuole la tradizione, i leader del Partito si incontrano ogni estate a Beidaihe, nota località vacanziera cinese; dal 2001 agli incontri sono presenti anche scienziati e accademici, per facilitare il confronto con i politici sui temi di massima importanza per lo stato cinese.

Quest’anno, il primo incontro di questo genere presieduto da Xi Jinping, gli argomenti all’ordine del giorno sono sia politici sia economici. In primo luogo pare verranno date le ultime linee guida per la gestione del processo a Bo Xilai. L’ex leader di Chongqing pare abbia accettato di dichiararsi colpevole dei reati che gli vengono contestati – abuso di potere, tangenti e corruzione – e pare quindi che il suo processo possa svolgersi in modo «prevedibile e in tutta fretta» secondo quanto affermato da alcune fonti al Guardian. Sul fronte Bo Xilai, per altro, si registra una nuova opera di cancellazione della storia, tipica della Cina e non solo: nel museo cittadino di Dalian, di cui Bo Xilai è stato per anni sindaco, sarebbero spariti i «successi» ottenuti dall’ex stella del PCC.
Tra gli altri argomenti in discussione ci saranno sicuramente i temi economici: la Cina rallenta, ma questo lieve calo della crescita sembra poter diventare un’opportunità per il paese. L’intento della politica nazionale è quello di trasformare la quantità in qualità, utilizzando il rallentamento per agevolare le riforme strutturali e procedere ad una crescita più equilibrata. Ci sono segnali contrastanti: calano le esportazioni, a luglio è aumentato l’indice manifatturiero, aumentano i servizi, ma secondo alcune ricerche, come abbiamo scritto nel post precedente, aumenta la disoccupazione.
Di sicuro, al di là della propaganda, la Cina si trova di fronte ad un momento storico, con una diseguaglianza che preme e che rischia di trasformare la tensione sociale in un pericolo per la stabilità e la sicurezza nazionale; per ora Xi Jinping e Li Keqiang hanno parlato di «riforme» senza che alcuna ipotesi reale, al momento, sia stata messa in campo: il conclave di Beidaihe potrebbe essere l’ultimo scoglio prima della partenza di riforme da applicarsi in autunno.
Esistono poi dei nodi politici, anche se, secondo gli esperti, si tratterà di temi «secondari». Secondo Deng Yuwen, ex vicedirettore della Scuola Centrale del Partito, «la questione economica sarà la priorità assoluta, perché i leader sono più desiderosi di affrontare il rallentamento della crescita, piuttosto che i problemi politici che non vengono visti come esigenze primarie, come invece accade per l’economia».
A proposito di temi politici, si è parlato negli ultimi tempi delle riforme dei laojiao, i campi di lavoro e di una rivisitazione della legge del figlio unico, complice l’invecchiamento della popolazione cinese e la richiesta di forza lavoro dalle aree più sviluppate economicamente del paese. Non ci sono segnali imminenti di riforme, in questi due ambiti, ma di sicuro la crescita dell’opinione pubblica in Cina pone nuovi interrogativi alla sua classe politica.