
Col passare delle ore la dimensione fallimentare del World Culture Festival organizzato dalla Art of Living Foundation (in seguito, AoL) assume proporzioni epiche. L’evento monstre ideato dal leader spirituale hindu Sri Sri Ravi Shankar si è già trasformato in un vortice di polemiche, truffe, dispendio insensato di fondi pubblici e danni ambientali acclarati dalle autorità competenti. Uno spettacolo penoso che, nonostante tutto, prenderà il via questa sera indiana, non si sa bene con quante deroghe al lisergico programma diffuso da AoL qualche giorno fa.
Dai finestrini del treno Varansi – New Delhi – che dopo un numero variabile dalle 16 alle settordicimila ore entra nella capitale indiana dal lato est, attraversando il fiume Yamuna – si scorge senza fatica l’imponenza del palco delle meraviglie sorto sulle rive del fiume sacro. Nel raggio di diversi chilometri, fino a Delhi sud, fanno capolino sulle strade straripanti di New Delhi indicazioni per raggiungere la location e partecipare in massa a quella che, secondo Sri Sri Ravi Shankar, doveva essere una grande festa di «cultura e pace».
A meno di un’ora dall’apertura dell’happening, il festival di AoL appare invece una baracconata di dimensioni titaniche, un vezzo vanitoso che il santone originario del Tamil Nadu ha potuto concedersi grazie al sostegno palese del governo centrale, che alla chetichella ha fornito risorse umane, diplomatiche e finanziarie a un’iniziativa chiaramente di stampo religioso – hindu – e privato. Ma dalla scorsa settimana, quando un gruppo di ambientalisti si è rivolto al Green Tribunal indiano denunciando i danni ambientali provocati dall’allestimento del festival sulle rive dello Yamuna, l’hype per l’iniziativa di pace internazionale diciamo ha preso un’altra piega.
Una multa per danni ambientali, e ancora la festa non è nemmeno iniziata
Nella giornata di ieri il Green Tribunal – che si occupa di tutela dell’ambiente in India – ha comminato ad AoL una multa di 5 crore di rupie (più di 670mila euro) per i danni ambientali già causati dall’allestimento delle infrastrutture temporanee sulle rive dello Yamuna che, secondo gli organizzatori, dovrebbero accogliee dall’11 al 13 marzo più di 3,5 milioni di persone. AoL è riuscita a correre ai ripari, accordando un anticipo della multa questa mattina (25 lakh di rupie, pari a 33mila euro) impegnandosi a pagare il resto entro la fine del mese poiché, essendo una ong, l’organizzazione ha sostenuto fosse impossibile racimolare una somma simile in così poco tempo.
In molti, a questo proposito, hanno ricordato che il World Culture Festival aveva ottenuto 2,25 crore di rupie (più di 300mila euro) di fondi dal governo federale. Una spesa di soldi pubblici abbastanza opinabile, assieme all’utilizzo di personale militare mandato dal ministero della difesa ad aiutare la manovalanza volontaria di AoL nei giorni dell’allestimento.
Leader mondiali invitati con l’inganno: è fuggi fuggi di vip
Oltre all’oceano di umanità invitato a partecipare all’evento, un numero imprecisato di «leader globali» era stato invitato a prendere parte al festival, descritto come un importante meeting di politica internazionale. Tra gli invitati figurano – oltre al presidente indiano Pranab Mukherjee (che ha già dato buca), il primo ministro Narendra Modi (in forse) e il chief minister di New Delhi Arvind Kejriwal (in forse) – una serie di capi di stato ed ex capi di stato provenienti dai quattro angoli della Terra. Questa mattina molti di loro, probabilmente prendendo atto del fallimento in evoluzione, sono battuti in ritirata: secondo Scroll.in, hanno disdetto la propria presenza i presidenti di Sri Lanka, Nepal e Afghanistan. Oltre al dittatore dello Zimbabwe Robert Mugabe, su cui è bene spendere qualche riga.
Glissando sull’opportunità di invitare un capo di stato pluri-indagato per violazioni di diritti umani, pare che Mugabe sia stato attirato in India grazie a un sottile raggiro operato dall’ufficio comunicazione di AoL. Convinto si trattasse di un meeting politico di alto livello sponsorizzato da Sri Sri Ravi Shankar (?!), Mugabe ha raggiunto New Delhi in aereo con tutto il suo entourage all’inizio di questa settimana, salvo poi tornarsene in Zimbabwe nella giornata di giovedì, disertando l’evento. Probabilmente dopo aver letto il programma della tre giorni.
Un’accozzaglia di spiritualità da quattro soldi mista a performance da sagra di paese
Il programma del World Culture Festival lo potete leggere interamente a questo link. Qui vi anticipiamo solo che, in tre giorni di spettacolo, la scaletta di AoL prevede: meditazione guidata da Sri Sri Ravi Shankar in persona (tutte le sere e tutte le mattine); canti vedici intonati da mille pandit (tutte le mattine); interventi di politici ed ex capi di stato (molti già saltati, come quello di Pranab Mukherjee); una misteriosa performance (tutti i giorni) chiamata Art of Living Grand Symphony; samba brasiliana; dervisci rotanti; danza bielorussa; danza classica indiana (tutti i tipi); performance hip hop, una (una!) canzone cinese; danze mongole, ungheresi, tango argentino…
Mentre il festival sta per incominciare, rimane non chiaro come una baracconata di queste dimensioni si sia organizzata senza che nessuno, salvo gli ambientalisti, opponesse alcun tipo di impedimento legale per i danni ambientali, culturali e d’immagine che il World Culture Festival ha già arrecato al paese.
Senza nemmeno essere iniziato.
@majunteo