Come accade per ogni leadership cinese, ecco puntualmente arrivare l’anatema contro «i valori occidentali» nelle università. Si tratta di «avvisi» presi in seria considerazione, come accade ogni volta, dai media occidentali. Questa volta il protagonista è Yuan Guiren, il ministro dell’Istruzione. Per il ministro, che ha parlato ad un simposio dinanzi ai rettori delle maggiori università cinesi, come riportato dai media di Hong Kong, «devono essere banditi discorsi di ogni sorta che possano recare imbarazzo e vergogna ai leader del partito e al socialismo». Devono essere dunque cancellati dai libri di testo, i riferimenti ai «valori occidentali». Questa richiesta, in realtà, non è una novità e segue altre prese di posizioni simili, avvenute negli ultimi tempi in Cina.
Intanto, di quali valori parliamo?
La Cina per valori occidentali intende principalmente la democrazia, i diritti umani, la libertà di stampa. Pechino mette spesso in evidenza i «limiti» – a suo modo di vedere – di questi diritti.
La realtà è che la maggioranza dei cinesi non appare troppo interessata né alla democrazia, né alla libertà di stampa, ad esempio, quanto più all’inquinamento delle fabbriche, ai pagamenti degli straordinari sul lavoro, all’espropriazione della terra.
Come sottolineano molti autori che si occupano di Cina, il deal compiuto da Deng Xiaoping era riassumibile più o meno in questo modo: «qualcuno di voi potrà diventare ricco, ma in cambio ci prendiamo un poco della vostra libertà». Un accordo accettato dalla popolazione, quasi tutta, come dimostra la storia recente del Paese.
Il Partito però tiene a sottolineare i rischi di quei «valori», per tenere a bada pericolosi innamoramenti, che potrebbero limitare la sua centralità. Inoltre, va sottolineato, che pur gestendo una società che cambia e non è assente da tensioni sociali, anzi, nessuno crede che il Partito comunista sia davvero in discussione in Cina.

La «riforma culturale» di Hu Jintao
L’ex presidente cinese, una volta giunto quasi al termine del proprio mandato, aveva deciso di tuonare contro i valori occidentali, spronando l’industria culturale cinese a cercare una propria via, capace di rinverdire i fasti dell’arte nazionale.
Il rischio di «inquinamento spirituale» dei valori occidentali era indirizzato soprattutto ai giovani.
Il documento numero 9
Nel 2013 – con già Xi Jinping al potere – erano uscite alcune indiscrezioni circa un documento interno del Partito, il cosiddetto «documento numero 9», che conteneva severi ammonimenti contro «i valori occidentali».
Venivano invitati i funzionari a guardarsi bene da questi valori.
Arriva anche Xi Jinping
Xi Jinping già nel 2008 – durante una sua visita in Messico – aveva espresso opinioni decisamente negative nei confronti dell’occidente («c’è gente con la pancia piena, disse, che ci critica e porta guerra e povertà in ogni parte del pianeta»). Recentemente ha poi sottolineato l’importanza del «marxismo cinese», chiedendo ai funzionari di fare attenzione ai metodi di interpretazione della realtà, senza cadere in inutili e dannose analisi «occidentali».
Alcuni giorni fa, l’influente rivista del Partito comunista, Qiushi, si è scagliata contro professori universitari per aver diffamato la Cina, «diffondendo valori occidentali».
Questo attacco, secondo il quotidiano di Hong Kong, South China Morning Post, «solleverebbe preoccupazioni per la libertà accademica in Cina». «Un commento di Xu Lan, un funzionario dell’Ufficio di propaganda di Ningbo, provincia del Zhejiang, pubblicato sul sito web di Qiushi, ha criticato il professore di legge della Peking University, He Weifang, per aver diffamato il sistema giuridico del continente attraverso la promozione dello «stato di diritto» su Weibo.
Xu ha anche attaccato un noto pittore, Chen Danqing, che usa il suo account Weibo per criticare lo stato attuale della società civile in Cina, mentre glissa sui limiti degli Stati uniti».
Non stupisce dunque la novità di giornata cinese, essendo iscritta all’interno di un percorso ben predefinito. Ovviamente questo tipo di notizie fa breccia sui media occidentali, ma va anche sottolineato la loro valenza più propagandistica che reale.
Se è vero che la Cina non sembra avere intenzione di aprirsi alla democrazia, alcuni valori occidentali si stanno ormai diffondendo (basti pensare alla maggiore richiesta di informazioni dei cittadini, scatenatasi con internet).
Inoltre va specificato che – probabilmente – l’avanzamento di alcuni diritti dipende dalla velocità con cui la classe media cinese diventerà tale, da un punto di vista sociale (in termini di richieste riguardo la qualità della vita e alcuni diritti ancora mancanti in Cina), ancora prima che economica.
@simopieranni
Come accade per ogni leadership cinese, ecco puntualmente arrivare l’anatema contro «i valori occidentali» nelle università. Si tratta di «avvisi» presi in seria considerazione, come accade ogni volta, dai media occidentali. Questa volta il protagonista è Yuan Guiren, il ministro dell’Istruzione. Per il ministro, che ha parlato ad un simposio dinanzi ai rettori delle maggiori università cinesi, come riportato dai media di Hong Kong, «devono essere banditi discorsi di ogni sorta che possano recare imbarazzo e vergogna ai leader del partito e al socialismo». Devono essere dunque cancellati dai libri di testo, i riferimenti ai «valori occidentali». Questa richiesta, in realtà, non è una novità e segue altre prese di posizioni simili, avvenute negli ultimi tempi in Cina.