La guerra al “money laundering” è recente, controversa e difficile.
I reati violenti, lo spaccio di droga, la corruzione e il furto catturano facilmente i titoli in prima pagina.
Meno il riciclaggio di denaro sporco, perché quello che per le autorità e i legislatori di tutto il mondo ora è un problema estremamente serio, è stato finora poco compreso – negli Stati Uniti è diventato reato soltanto nel 1986.
Il riciclaggio di denaro sporco – detto “money laundering” dagli operatori – consiste nel nascondere l’origine di un reddito con una serie di operazioni per mascherarne la fonte illecita o, spesso, per evitare di pagare le tasse.
La criminalità è cresciuta molto negli ultimi decenni e la quantità di denaro sporco riciclato che rientra nell’economia formale globale è ingente. L’Ufficio dell’Onu contro la droga e il crimine stima che nel 2009 siano stati riciclati circa 1,6 trilioni di dollari, ma è impossibile stabilire l’entità esatta del fenomeno proprio perché, quando il riciclaggio è realizzato con successo, ne restano poche tracce.
Le tecniche variano da modesti stratagemmi a complessi schemi internazionali che mascherano l’origine di miliardi di dollari.
L’espressione “money laundering” (letteralmente “lavaggio del denaro”) sarebbe stata coniata da Al Capone, che si avvaleva di una catena di lavanderie per confondere il ricavato degli affari criminali.
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La guerra al “money laundering” è recente, controversa e difficile.
I reati violenti, lo spaccio di droga, la corruzione e il furto catturano facilmente i titoli in prima pagina.