La vendetta dei Sauditi, che si sentono traditi, può spingere ancor più Beirut nelle braccia degli ayatollah oppure verso l’emancipazione economica.
Siria, Yemen e Palestina, il Medio Oriente è letteralmente in fiamme. Tra i conflitti in corso c’è anche quello economico e politico, ma altrettanto violento, che l’Arabia Saudita, appoggiata dagli altri paesi del Golfo Persico, ha dichiarato al Libano.
Dopo decenni di sostegno finanziario e ingerenza nella vita politica, da alcuni mesi la monarchia saudita ha lanciato un’offensiva senza precedenti contro il Paese dei Cedri. Nel mirino, il partito sciita di Hezbollah, ma sullo sfondo l’infinito duello con l’Iran per la supremazia regionale.
Quello tra i due paesi si delinea come un divorzio complesso e pericoloso.
Il Regno saudita aveva ospitato i colloqui di pace che posero fine alla guerra civile libanese (1975-1990), e negli anni del dopoguerra ha sempre sostenuto i musulmani sunniti e i loro alleati cristiani. L’Arabia Saudita ha investito centinaia di miliardi di dollari nella ricostruzione, anche dopo le invasioni e i bombardamenti di Israele negli anni successivi.
Direttamente o indirettamente nell’ultimo quarto di secolo Riad ha canalizzato centinaia di milioni di dollari a favore dei suoi alleati. Prima grazie a Rafik Hariri, il Primo Ministro artefice della ricostruzione ucciso nel 2005 e legato strettamente alla famiglia Saud, poi attraverso il figlio Saad Hariri. Non è un caso che la famiglia Hariri sia proprietaria di una delle più importanti imprese di costruzione saudite: la Saudi Oger.
“Oggi la potente Arabia – dice Abdullah Suleiman, giornalista libanese − non riesce ad accettare di non controllare completamente il piccolo Libano. Vorrebbe che i suoi alleati sunniti nel Paese bloccassero le milizie di Hezbollah che combattono in Siria e in Yemen contro i suoi interessi. Questo non sta avvenendo e, così, sono scattate le ritorsioni contro l’infedele Libano”.
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La vendetta dei Sauditi, che si sentono traditi, può spingere ancor più Beirut nelle braccia degli ayatollah oppure verso l’emancipazione economica.