
Come gestire l’avvento dei robot nella vita quotidiana. Prima regola: stabilire chi è al servizio di chi.
Il prossimo passo dell’evoluzione umana sarà l’integrazione nella vita quotidiana dell’intelligenza artificiale. Come spiegava Isaac Asimov, del resto. Ma affinché questo processo avvenga in modo graduale e coscienzioso, occorre essere preparati alla più grande rivoluzione dai tempi della Rivoluzione industriale. È questo che pensano i ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) Andrew McAfee e Erik Brynjolfsson, autori di Machine, Platform, Crowd: Harnessing Our Digital Future. Perché la consapevolezza delle sfide che l’umanità ha di fronte è la chiave per comprenderle e gestirle.
Immaginate quanto tempo passate interagendo con un assistente digitale sul vostro smartphone, anche inconsapevolmente. Spesso, infatti, se cercate qualcosa sui motori di ricerca trovate una predizione di quello che stavate scrivendo o dicendo. Quella è l’intelligenza artificiale. E provate a trasporre lo stesso concetto con il termostato che avete in casa, capace di essere regolato tramite lo smartphone. Tecnicamente, è un assistente digitale robotico. Il quale agisce tramite una rete da voi creata, il WiFi che avete in casa, che permette di parlare con lui. E sarà sempre più intensa questa interazione. Ma si può evitare che tutti i robot soppiantino gli esseri umani nei lavori? Secondo McAfee e Brynjolfsson sì, ma a patto che, come fu per Asimov, si consideri una regolamentazione della robotica. Perché devono essere i robot al nostro servizio. Non il contrario. Ed è questo l’errore che i due ricercatori vogliono farci capire.
Machine, Platform, Crowd: Harnessing Our Digital Future
Andrew McAfee, Erik Brynjolfsson
416 pagine
W. Norton & Company
$28.95
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