Prosegue il mistero del volo MH370 della Malesia Airlines, che trasportava 227 passeggeri e 12 membri dell’equipaggio. Il volo – è stato scritto un po’ da tutti – è svanito sabato mattina mentre era in volo da Kuala Lumpur a Pechino. La scomparsa ha innescato un’operazione di ricerca e salvataggio in intere aree del Golfo di Thailandia e del Mar Cinese Meridionale, che coinvolge le forze armate di diverse nazioni, tra cui Stati Uniti, Malesia, Vietnam e Cina. Non mancano – naturalmente – dubbi anche su rischi terroristici, per quanto non ufficializzati: pare che infatti ci fossero a bordo almeno cinque persone con passaporti sospetti.malesia,
UPDATE 10 Marzo
16.00 Le autorità malesiane, spinte dall’invito arrivato da Pechino a fare di più, hanno esteso l’area di ricerca dell’aereo scomparso sabato scorso con 239 persone a bordo, dopo tre giorni di ricerche senza esito.
17.00 Secondo un articolo apparso su The Globe and the Mail, i due passeggeri che avevano il passaporto falso, avrebbero scelto quel volo, in quanto “modo più economico per raggiungere l’Europa”, secodno quanto scoperto dall’autore dell’articolo. Il che, prosegue, cancellerebbe forse, la possibilità che facessero parte di un piano terroristico.
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Ad ora sicuramente due passaporti non corrispondevano ai viaggiatori; le persone che corrispondevano ai nomi imbarcati – un italiano e un austriaco – hanno fatto sapere di essere vivi. Hanno anche specificato che nei mesi precedenti, in Thailandia, gli sono stati rubati i passaporti.
L’ultima novità è la seguente: l’oggetto galleggiante ritrovato in mare ed identificato come un possibile scivolo salvagente del volo della Malaysia Airlines scomparso sabato non proverrebbe dall’aereo. A renderlo noto sono state le autorità vietnamite precisando che l’oggetto recuperato da un’imbarcazione della Marina era un rottame coperto di alghe rimasto in mare per molto tempo e non collegabile all’aereo scomparso. A riferirlo il vice capo di stato maggiore dell’esercito vienamita, generale Vo Van Tuan, citato dalla Dpa.
Non solo perché nelle ultime l’idea di un potenziale dirottamento (il volo era diretto a Pechino), ha creato un certo panico tra le autorità che stanno – faticosamente – cercando di gestire mediaticamente l’accaduto: i due passeggeri sospetti imbarcatisi sul volo 370 della Malaysia Airlines con i passaporti rubati dell’italiano Luigi Maraldi e di un austriaco non erano di fattezze asiatiche. Lo ha dichiarato un alto funzionario malaysiano in una conferenza stampa a Kuala Lumpur. In questo modo ha smentito la notizia diffusa in precedenza dall’agenzia nazionale Bernama che citava il ministro dell’interno Ahmad Zahid Hamidi.
Rimane il fatto: dopo tre giorni dal presunto incidente l’aereo non è ancora stato trovato. E’ stato ricordato il caso di un aereo francese, ritrovato solo cinque giorni, ma come ha riassunto il Wall Street Journal, nel caso del velivolo malese, quanto inquieta gli esperti sarebbero i seguenti particolari: «gli investigatori e gli esperti dell’aviazione stanno trovando difficoltà a sviluppare teorie su cosa sia successo al volo MH370. I Boeing, incluso quello che è scomparso, sono dotati di transponder che trasmettono i dettagli sull’altitudine, la direzione e la velocità degli aerei. Ma il transponder sull’aereo malese, a quanto pare, non ha riportato nulla di anomalo. Gli aerei di linea come il jet malese trasportano anche luci di emergenza che trasmettono la posizione del velivolo in caso di incidente in modo che le squadre di soccorso possano raggiungere il sito. Questi fari, chiamati dispositivi di localizzazione di emergenza, vengono attivati dall’impatto sul terreno o sull’acqua, insieme ad altre apparecchiature di comunicazione di emergenza».

Ma, il regolatore dell’aviazione della Malesia ha detto che non sono stati ricevuti alcuni segnali dal faro del volo del MH370. Riguardo l’analogia con il volo francese, inoltre, «Non ho mai visto un aereo perdere il controllo e perdere tutte le comunicazioni», ha detto Mark Martin della consulenza aeronautica Martin Consulting al Wsj. Anche nello schianto di un volo Air France nell’Oceano Atlantico nel 2009, il faro di emergenza ha diretto i soccorritori al sito di impatto, anche se le forti correnti dispersero le macerie in una vasta area, ha proseguito l’esperto.
Rimane valida la teoria di un’esplosione in volo? Secondo alcuni analisti, si: «Se fosse un evento catastrofico a quota di crociera, il campo di detriti sarebbe difficile da rilevare. In teoria, non ci sarebbero grandi sezioni del velivolo rimaste intatte, ha detto Jonathan Galaviz, un partner di Global Market Advisors, società di consulenza dell’aviazione e tempo libero».