Nel Vorarlberg, e più precisamente nel Bregenzerwald, al confine con la Svizzera, globalizzazione e sostenibilità sono diventati un connubio insolubile verso il successo.
Au è un paesino di 1700 anime posto a 800 metri di altezza, porta di ingresso del Bregenzerwald, l’ampia vallata boschiva a sudest del capoluogo Bregenz. Au è il tipico paesino alpino austriaco, incorniciato da alte vette e da verdi pascoli. Dove è costante lo scampanellio delle campane degli animali al pascolo. Tutto già visto, tutto già ammirato, non fosse che ad Au e più estesamente nel Bregenzerwald sembra che si sia trovata la formula magica, quella formula che può trasformare la globalizzazione in una vera e propria occasione e risorsa anche in un paesino di montagna. Come ama dire Walter Lingg: “L’ultima vera rivelazione è il paesino che funziona”. All’interno di un comprensorio che funziona: “Per avere un quadro di massima della regione del Bregenzerwald bisogna sapere che – spiega Lingg – conta 30 mila abitanti, 30 mila mucche da latte e 142 imprese che lavorano il legno”.
Ora Lingg, un signore di mezza età, dal sorriso accattivante, non è un predicatore e nemmeno un filosofo, per quanto la sua concezione della vita non sia priva di una visione filosofica. Lingg è insieme alla moglie proprietario del Hotel Krone di Au, un albergo a quattro stelle, nello stile tipico di questa regione, dove l’unica differenza con altre regioni alpine è che si vedono meno gerani ai balconi, e invece facciate ricoperte di scaglie di legno d’abete bianco (Schindel), scaglie alle quali sole, pioggia, caldo e gelo cambiano con gli anni il colore: questo dal marrone chiaro, vivo, muta vieppiù verso il grigio e poi fino al nero bruciato.
Nel Krone tutto è ovviamente perfettamente ecosostenibile. A iniziare dal riscaldamento. L’albergo, che dispone di 67 stanze, area wellness e tutti i comfort che si addice a un albergo di questa categoria, viene interamente e unicamente riscaldato con legna dei boschi circostanti. Una soluzione che non solo non inquina, ma che permette di risparmiare fino a 360mila litri di gasolio all’anno. “Infine, così facendo non dobbiamo comperare petrolio/gasolio proveniente da paesi in guerra” aggiunge Lingg. Per potersi avvalere di risorse energetiche a chilometro zero, Lingg stesso ha finanziato la costruzione (e oggi ne possiede una quota) di una centrale termica a biomassa in loco. E se e la fonte energetica è a chilometro 0, a maggior ragione deve esserlo tutto quello che viene servito in tavola, ma anche i servizi, la manutenzione e via dicendo.
Lingg è un imprenditore e da sempre ragiona anche da imprenditore, come lui stesso racconta: “Quando nel 1995 l’Austria è entrata nell’Ue, noi ci siamo chiesti cosa sarebbe cambiato qui da noi e cosa bisognava fare non solo per non soccombere, ma per andare avanti, per cogliere le occasioni offerte dai cambiamenti”. Fermo restando che nessuno intendeva stravolgere il proprio habitat. Un habitat che vuole per esempio dire allevamenti piccoli, di 6, 8, 10 capi al massimo, il che spiega perché nessuno degli allevatori si dedica esclusivamente al bestiame e ha anche un altro mestiere, per esempio è falegname, carpentiere, maestro di sci. “Quello che temevamo di più è che nel giro di poco tempo le malghe d’alta quota, lì dove pascola il bestiame in estate, dovessero essere chiuse, perché schiacciate dalla concorrenza, dai grandi allevamenti”.
Il primo passo è stato quello di differenziare il più possibile l’economia ad Au e in genere del Bregenzerwald tra turismo, agricoltura, servizi, artigianato e piccola manifattura. E questo attingendo innanzitutto alle risorse locali, il che ha avuto come effetto collaterale positivo la riduzione del tasso di disoccupazione ad Au all’1 per cento.
E poi è arrivata la vera illuminazione, quella che ha fatto svoltare e ha permesso di cogliere le occasioni che la globalizzazione può offrire. Insieme all’università di Graz, il capoluogo della Stiria, è stato elaborato il progetto ÖPUL, l’acronimo sta per “Österreichisches Programm für umweltgerechte Landwirtschaft” (Programma austriaco per un’agricoltura rispettosa dell’ambiente). Il programma prevede non solo che non venga usato nulla di chimico, ma anche che ogni stalla possa avere un numero di capi proporzionato al pascolo di cui si dispone: tradotto vuol dire che a ogni ettaro di prato corrisponde un capo e mezzo di bestiame. Questo ovviamente esclude allevamenti intensivi. Altro punto strategico di ÖPUL è che in tutta l’area sono vietati i silos e di conseguenza mangimi composti da erba fermentata. “Quando 21 anni fa siamo partiti con questo progetto, dell’intera produzione di latte giusto l’1,7 per cento proveniva da allevamenti ‘silos-free’, spiega Lingg. “Oggi la quantità si è ulteriormente ridotta, scendendo allo 0,7 per cento”. E questo spiega come mai gli allevatori del Bregenzerwald sono tra i pochi a non lamentarsi del prezzo del latte. E’ una questione di domanda e offerta come hanno capito bene gli abitanti di Au. E così per il loro latte viene corrisposto dai 45 ai 62 cent al litro. Le malghe peraltro non sono diminuite ma aumentate: se nel 1995 erano 19, nel frattempo quattro di queste non ci sono più, in compenso sono state avviate cinque nuove.
Tornando all’iniziale affermazione che l’unità “piccolo paese” può essere l’ultima vera rivelazione: “A noi è riuscito restare una comunità solida, che si rispetta e che lascia ad ognuno le proprie libertà”. Al tempo stesso, è una comunità che ha basato il proprio futuro su quel che il territorio in cui abita può offrire a patto che non lo si depauperi ma se ne abbia la necessaria cura.
Nel Vorarlberg, e più precisamente nel Bregenzerwald, al confine con la Svizzera, globalizzazione e sostenibilità sono diventati un connubio insolubile verso il successo.
Au è un paesino di 1700 anime posto a 800 metri di altezza, porta di ingresso del Bregenzerwald, l’ampia vallata boschiva a sudest del capoluogo Bregenz. Au è il tipico paesino alpino austriaco, incorniciato da alte vette e da verdi pascoli. Dove è costante lo scampanellio delle campane degli animali al pascolo. Tutto già visto, tutto già ammirato, non fosse che ad Au e più estesamente nel Bregenzerwald sembra che si sia trovata la formula magica, quella formula che può trasformare la globalizzazione in una vera e propria occasione e risorsa anche in un paesino di montagna. Come ama dire Walter Lingg: “L’ultima vera rivelazione è il paesino che funziona”. All’interno di un comprensorio che funziona: “Per avere un quadro di massima della regione del Bregenzerwald bisogna sapere che – spiega Lingg – conta 30 mila abitanti, 30 mila mucche da latte e 142 imprese che lavorano il legno”.