Il regista Oleg Sentsov e l’attivista antifascista Oleksandr Kolchenko rischiano vent’anni di prigione per essersi opposti all’annessione della Crimea. Il tribunale militare di Rostov sul Don, in Russia, sta processando a porte chiuse i due ucraini, già in carcere da un anno.
Prima di essere un terrorista, Oleg Sentsov era un regista indipendente di un certa fama in Ucraina e negli ambienti dei festival. Una sera, poco dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia, ha tirato una molotov contro la sede locale di Russia Unita, il partito di Putin. La sede era vuota e i danni sono stati limitati al portone un po’ bruciato e a una finestra rotta. Sentsov è stato arrestato insieme a Oleksandr Kolchenko, Gennady Afanasyev e Oleksy Chirny, altri attivisti che si erano opposti all’annessione russa della loro terra. I quattro affermano di essere stati picchiati, torturati e minacciati di morte per 24 ore, prima di essere trasferiti velocemente in una prigione temporanea a Rostov sul Don, nella Russia meridionale, e accusati di terrorismo secondo il codice penale russo. Le indagini sono state tenute segrete per diversi mesi, fin quando le posizioni di Afanasyev e Chirny sono state stralciate. I due sono stati processati a porte chiuse e condannati velocemente a sette anni, il minimo previsto per il reato di terrorismo. Il che fa pensare che abbiano deciso di collaborare con l’Fsb per incriminare Kolchenko e Sentsov. Il processo questi ultimi è iniziato a porte chiuse qualche giorno fa e potrebbe concludersi già entro fine mese. Perché, secondo molti, la sentenza è stata già scritta.
La scatola di Cechov
Sentsov è accusato di essere a capo di un gruppo terroristico composto dagli altri tre più “individui non identificati” al comando di Pravy Sektor per compiere attentati contro la popolazione russa in Crimea. Lui, che ha ammesso di aver lanciato la molotov, si è sempre rifiutato di confessare l’accusa ben più grave. “Sono sicuro che i coraggiosi investigatori riusciranno a provare le accuse, perché il Servizio federale del caos [parodia dell’Fsb, Servizio federale di investigazioni, N.d.a.] nel vostro Paese sa bene come portare a termine i propri compiti facendo apparire tutto trasparente”, he detto durante una veloce udienza di proroga della custodia cautelare. “È tutto già deciso, è una storia che si ripete. Mi aspetta una dura e interessante vita in una campo di prigionia. Sempre se ce la farò”.
Il processo è iniziato il 9 luglio. Non si sa molto di cosa sia successo in udienza, dato che è stato vietato di assistere anche al console ucraino. Prima che le porte fossero chiuse, Sentsov ha fatto in tempo a far capire di che pasta è fatto. “Non ho paura delle minacce né dei 20 anni di prigione, perché so che il regno del nano sanguinario nel vostro Paese finirà presto”, ha detto ai giornalisti. “Non mi pento di niente né spero in niente. Vivo e basta. Al momento la mia vita è in prigione, ma mi considero più libero della maggioranza dei russi che vive in una scatola di Cechov da cui ammira Putin attraverso un piccolo buco”.
Un processo pretestuoso
Il processo a Sentsov e agli altri tre sventurati ha tutti gli ingredienti della giustizia selettiva russa, dall’ottusa sordità della corte alle richieste della difesa, alla negazione dei diritti basilari degli indagati, dall’assoluta mancanza di prove alla pretestuosità del castello accusatorio. Un destino simile a altri prigionieri politici, come per esempio Nadiya Savchenko. Con in più un elemento kafkiano. I quattro sono cittadini ucraini, illegalmente estradati in Russia, cui spetterebbe un trattamento conforme ai trattati internazionali. Ma per Mosca non è così. Sentsov e gli altri avrebbero preso automaticamente la cittadinanza russa al momento dell’annessione. Non importa che loro non abbiano mai manifestato tale volontà né che continuino a definirsi ucraini e a riferirsi alla Russia come a un altro Paese.
Secondo gli avvocati il processo potrebbe concludersi in tempi rapidissimi, già per fine luglio. Per i due, la speranza di una sentenza mite o addirittura di un proscioglimento è pari alla trasparenza e all’indipendenza del sistema giuridico russo.
@daniloeliatweet
Il regista Oleg Sentsov e l’attivista antifascista Oleksandr Kolchenko rischiano vent’anni di prigione per essersi opposti all’annessione della Crimea. Il tribunale militare di Rostov sul Don, in Russia, sta processando a porte chiuse i due ucraini, già in carcere da un anno.