Il risultato elettorale più sorprendente dal 1989
Il primo turno delle presidenziali ha visto un’affermazione a sorpresa dell’estrema destra: uno shock per la politica rumena, significativo anche per l’Unione europea. Nei prossimi mesi la Romania aderirà interamente a Schengen e diventerà la nuova frontiera esterna verso est.
Il 2024 non è stato un anno facile per i partiti di governo chiamati a riconfermarsi attraverso le urne. Quasi ovunque, nei Paesi occidentali, le elezioni hanno portato infatti alla vittoria dell’opposizione. È successo in Francia, dove il partito di Macron è risultato il vero sconfitto in occasione del voto legislativo. In Gran Bretagna, dove i laburisti sono tornati al potere dopo ben 14 anni. Negli Stati Uniti, ovviamente. E pure in Germania: non c’era nessun voto nazionale, ma il crollo delle formazioni al governo è risultato evidente con le elezioni europee e con quelle locali.
In Romania, il voto presidenziale sembrava al contrario indirizzato verso una comoda vittoria del Partito socialdemocratico (PSD), guidato dal primo ministro Marcel Ciolacu. I sondaggi davano il candidato di centrosinistra al primo posto, ampiamente davanti a tutti gli altri concorrenti. E invece lo spoglio ha restituito un quadro completamente diverso e del tutto sorprendente.
A vincere è stato Călin Georgescu, un candidato indipendente e pressoché sconosciuto alla vigilia. Alle sue spalle è arrivata Elena Lasconi, leader del partito liberale di centrodestra Unione salva Romania (USR). I due politici hanno ottenuto rispettivamente il 22 e il 19%: dovranno quindi passare attraverso il ballottaggio, previsto per l’8 dicembre, per capire chi verrà eletto. Già fuori dai giochi sono invece i due favoriti della vigilia. Ciolacu si è fermato ad un soffio dal secondo posto, dimettendosi immediatamente da leader del centrosinistra. Mentre in quarta posizione, con poco meno del 14% ed un risultato ben al di sotto delle aspettative, si è posizionato il candidato della formazione di estrema destra Alleanza per l’unità dei romeni (AUR), George Simion.
Il risultato del voto ha rappresentato uno shock per la politica rumena, sconvolta da quello che è il risultato elettorale più sorprendente dal 1989 ad oggi. L’esito delle urne ha preoccupato fortemente anche gli altri Paesi dell’Unione europea, che non si aspettavano l’affermazione di Călin Georgescu. Il candidato indipendente è una figura particolarmente problematica: ultranazionalista e simpatizzante fascista, Georgescu è critico verso la NATO e l’UE e si è schierato apertamente a favore di una maggiore vicinanza tra Bucarest e Mosca.
La vittoria di Georgescu è difficile da comprendere, soprattutto considerando che nessuno l’aveva prevista alla vigilia delle elezioni. Finora gli analisti hanno ipotizzato che il suo successo sia stato facilitato da una massiccia campagna di estrema destra su TikTok e dall’esistenza di un forte malcontento tra la popolazione, a causa della crisi economica e dell’inflazione. Georgescu si è invece detto convinto di essere stato votato da quei rumeni che desiderano la fine immediata del conflitto in Ucraina. “Questa sera, la popolazione rumena ha gridato per la pace - ha dichiarato dopo il voto - e ha gridato molto forte”.
Il voto presidenziale del 24 novembre ha rappresentato solo il primo di ben tre appuntamenti elettorali ravvicinati, per il Paese dell’Europa orientale. Domenica prossima si terranno infatti le elezioni legislative, per il rinnovo del parlamento, mentre la settimana successiva avrà luogo il ballottaggio per scegliere il nuovo Capo di Stato. In entrambi i casi, regna l’incertezza. I sondaggi danno il Partito socialdemocratico ampiamente favorito per il voto legislativo, ma il voto di domenica scorsa ha mostrato come le previsioni potrebbero essere ampiamente errate. Mentre per il ballottaggio è difficile fare ipotesi, dato che nessuno si aspettava la presenza di Georgescu.
Oltre ad avere effetti significativi sulla politica locale, il risultato delle elezioni rumene è significativo anche perché si inserisce in un contesto abbastanza delicato. Nei prossimi mesi la Romania aderirà interamente a Schengen, dopo che l’Austria ha accettato di togliere il veto a questo processo. E questo significa che il Paese andrà a costituire la nuova frontiera esterna dell’Unione europea verso Est, con un compito abbastanza complesso.
Inoltre, il prossimo periodo potrebbe essere decisivo per la conclusione della guerra tra Russia e Ucraina. Fino a questo momento Bucarest è restata fortemente legata al campo occidentale, perciò un suo eventuale avvicinamento a Mosca potrebbe cambiare radicalmente gli equilibri.