Un blog sulla Cina, un altro? La Cina è ormai un argomento che pare debba essere per forza presente sui media nostrani. Il problema – semmai – è come se ne parla. Pare che scrivendo di Cina si cerchi sempre di racchiudere la complessità in qualcosa di semplice, conosciuto e immediato, provando a contenere tutte le specificità del paese all’interno di un canone culturale riconoscibile.
Si tratta di un’operazione comprensibile ma che non rende merito a tutto quanto accade in Cina e soprattutto non aiuta – penso a imprenditori e aziende – chi arriva in Cina e sulla base delle informazioni acquisite dai media mainstream per lo più, si ritrova in un paese che scopre, solo dopo pochi minuti, diverso da come si aspettava.
Cosa succede? Succede che la Cina viene spesso raccontata seguendo le logiche occidentali, ovvero riportandola a concetti a noi conosciuti, che non permettono però di esplorarne tutte le potenzialità e – naturalmente – i lati bui. Più di tutto manca lo scarto che chiunque in Cina trascorra qualche giorno, registra: la velocità con cui avvengono le trasformazioni. Come scrivono Claudia Pozzana e Alessandro Russo, “agli occhi della cultura italiana, ma in generale di quella “occidentale”, la “Cina” è un’immagine molto opaca, nella quale alla fascinazione esotica di derivazione coloniale si mescolano i fantasmi, non meno colonialisti, di una “alterità” culturale misteriosa e perfino minacciosa. Questa sproporzione tra un “occhio occidentale” oscurato da una visione superstiziosa della “Cina” e un “occhio cinese” allenato da almeno un secolo e mezzo di conoscenza critica dell’“Occidente”, si fa sentire ancor più oggi che l’economia e lo Stato cinese svolgono un ruolo di primo piano nella geopolitica mondiale. Oggi la rilevanza mondiale della Cina è fuori discussione, ma viene vista come tutta economica e come una sorta di miracolo venuto fuori negli scorsi anni” (http://www.uninomade.org/continuita-discontinuita-la-contemporaneita-mondiale-della-cina/)
Per essere più chiari: ci hanno raccontato la Cina come fabbrica del mondo per anni, anche quando il modello economico cinese era messo già in ampia discussione dai cinesi stessi. Per altro ci è stata raccontata una Cina che improvvisamente si è ritrovata catapultata nella modernità, dal medio evo, direttamente, quando invece non è così. C’è una linea che accomuna, ancora oggi, la Cina di un tempo e la Cina di oggi, attraverso un rimando di riferimenti – compresa la crescita, perché la Cina comincia la sua ascesa proprio durante il tanto vituperato periodo maoista – che non possono non essere specificati, lasciati perdere, abbandonati, dando ragione alla rimozione storica proprio dei cattivi, del Partito Comunista cinese.
Oggi il refrain sembra invece essere quello di una Cina in cerca di Riforme (attraverso parole chiave che spesso non vengono specificate, come ad esempio il termine “urbanizzazione”): vero, la Cina cerca una sua nuova via di sviluppo in grado di diminuire le sue contraddizioni, ma già il processo si svolge su altri piani da quelli registrati – il più delle volte – dai media. Oppure la Cina diventa “lo strano ma vero”, l’esotismo o quella pericolosa minaccia per il mondo, dopo i fake, lo spionaggio, la forza militare, ecc.
E allora: cosa non ci sarà su questo blog? Notizie di stranezze, esotismi vari, episodi minimi, fantasticherie, notizie da clic a caso, senza alcuna specificazione e senza alcun contesto. O notizie annunciate in pompa magna, che poi finiscono nel dimenticatoio. Si capirà, invece, o almeno proveremo a farlo, che fine fanno certi fatti ed eventi, proveremo a trovare il concatenamento, all’interno di un discorso che quando non potrà essere completamente logico, cercherà almeno di tenere conto del contesto.
Cercheremo inoltre, in questo blog, attraverso l’osservazione della realtà locale di raccontare, provare a riempire di significato – spesso declinando la narrazione su ambiti economici e politici, nonché di relazioni internazionali – quel meme che il Presidente Xi Jinping ha diffuso una volta instauratosi al potere: il sogno cinese.
Di cosa si tratta? Ad ora nessuno lo sa di preciso e la Cina cerca di capire come riempire di senso uno sviluppo economico che necessariamente è da modificare. In questo blog ci sarà anche un metodo preciso di analisi: quello che deriva dalla lettura, principalmente, di Wang Hui, intellettuale cinese che cerca di indagare la realtà cinese con un prospettiva, accademica e politica, non allineata. Secondo Wang Hui, e questo è il nostro punto di partenza, il 2008 ha segnato la fine del 900 cinese. La Repubblica, la Rivoluzione Comunista, le Riforme, la depoliticizzazione, il processo neoliberista che ha contraddistinto gli ultimi trent’anni di storia cinese, finiscono nel 2008. Olimpiadi a Pechino ma soprattutto la crisi finanziaria. Crisi che la Cina ha vissuto in modo meno pesante del resto del mondo, grazie alle caratteristiche della propria economia, ma che ha segnato un passaggio fondamentale nel modello – se mai ce n’era uno preciso – del progresso economico cinese.
Fine dell’economia che dipende dall’export e dagli investimenti e attenzione al mercato interno. Urbanizzazione, si è detto, delle medie città – contrariamente a quanto spesso si legge, la Cina è concentrata sulle città di seconda fascia – e tutto quanto politicamente e socialmente questo passaggio porta con sé. In questo blog infatti non ci soffermeremo solo sul sogno cinese della dirigenza ma indagheremo anche i tanti “incubi” della gente comune: il lavoro, l’inquinamento, i diritti, il welfare che non c’è.
Si tratta di un gioco di specchi, che contiene tutta la Cina. Il suo essere moderno, in senso occidentale, provenendo da una storia di modernità che precede lo sviluppo capitalistico occidentale. Su queste basi cercheremo di raccontare la Cina che prova a unirsi, se mai ce la farà, nel sogno cinese del Presidente Xi Jinping, cercando di capire se le tante tensioni latenti del cambiamento in atto provocheranno scossoni o saranno ancora una volta assorbiti dalla straordinaria unicità cinese, ovvero quella di essere inserita all’interno del mercato mondiale, ma guidata dal Partito Comunista.
Un blog sulla Cina, un altro? La Cina è ormai un argomento che pare debba essere per forza presente sui media nostrani. Il problema – semmai – è come se ne parla. Pare che scrivendo di Cina si cerchi sempre di racchiudere la complessità in qualcosa di semplice, conosciuto e immediato, provando a contenere tutte le specificità del paese all’interno di un canone culturale riconoscibile.