
Hai rubato in un negozio ultimamente?
“L’attrice Swastika Mukherjee, che ha debuttato a Bollywood nel ruolo del Detective Byomkesh Bakshy, è stata sorpresa a rubare un paio di orecchini d’oro in una gioielleria di Singapore”.
Lo scriveva il quotidiano Indian Express lo scorso 5 novembre 2014, riportando anche quanto Singapore avesse leggi molto severe contro il taccheggio e, di conseguenza, come la diva rischiava fino a dieci anni di galera per quello che era tutto sommato un furtarello.
Come sa chiunque segua le testate di gossip, non è necessario arrivare alla lontana Singapore per incontrare casi simili. Abbondano le dive e divette di Hollywood prese in circostanze simili. Cosa porta le attrici, anche di successo, a rubare in un negozio come un qualsiasi ladruncolo da supermercato? Non è certo la necessità o la crisi economica.
Il taccheggio è un fenomeno vecchio come Shakespeare. Nel 1591 il drammaturgo Robert Greene scrisse un opuscolo offrendo consigli su come esercitare l’allora nuovo mestiere. Suggeriva agli adepti di vestirsi come gentiluomini di campagna.
Qualche tempo più tardi, “The Great Grievance of Traders and Shopkeepers”, scritto nel 1698, riportava come il furto nei negozi in Inghilterra fosse nettamente aumentato nella seconda metà del 17° secolo e pertanto richiedeva un inasprimento della punizione.
Il taccheggio diventa un fenomeno globale di massa con la nascita dei moderni super/ipermercati self-service. A parte l’estrema popolarità del crimine, pare che spesso le persone rubino al di là della necessità, ossia tendono a non rubare ciò di cui hanno bisogno, ma sottraggono ciò che vogliono.
Secondo uno studio del 2008 della Columbia University, il taccheggio è spesso un crimine più comune fra coloro che hanno un alto livello di educazione e di reddito che nelle persone con problemi economici, anche se molteplici studi evidenziano che i fenomeni di furto aumentino maggiormente nei sistemi economici in difficoltà.
Il fenomeno ha comunque registrato un notevole incremento in tutti i paesi e mercati con la crisi economica dall’autunno 2008 in poi.
Vale la pena notare come molti commercianti hanno rilevato che, con l’inizio della crisi, mentre la clientela “regolare” spostava l’attenzione dai prodotti di alto costo verso merce più economica, così anche i taccheggiatori tendevano a rubare una gamma di articoli più economici, come carne meno costosa, detergenti per la casa, formaggi e tinte per capelli.
Secondo l’ultimo Report Globale 2013/2014 del Global Retail Theft Barometer (GRTB) – un osservatorio sul costo dei furti nel settore retail globale – ha evidenziato che nel 2013 il taccheggio e i furti dei dipendenti, sono aumentati o rimasti invariati rispetto al 2012 nella maggior parte dei paesi moderni ad eccezione di Giappone e Argentina, dove i dati attestano che sono diminuiti.
Il costo globale dei furti nel retail l’anno scorso è stato di 180,38 mld di dollari, pari all’1,81% delle vendite al dettaglio globali. E’ l’America Latina a mostrare l’incidenza maggiore (2,35%).
Le perdite globali secondo la tipologia del punto vendita indicano che i discount (2,65%), le farmacie/empori (2,17%) e i negozi di cancelleria/forniture per ufficio hanno fatto registrare la perdite più alte, sicuramente perché vendono prodotti di piccole dimensioni, facilmente occultabili e spesso esposti a libero servizio.
I punti di vendita specializzati in elettronica/elettrodomestici/prodotti multimediali (0,50%) e i negozi di giocattoli (0,65%) hanno mostrato la percentuale più bassa, forse per via dei controlli più accurati. Tra i prodotti più rubati in assoluto vi sono: utensili elettrici, vini, gioielli, calzature, smartphone, viti e rondelle, abbigliamento intimo, lamette, prodotti per il trucco e la cura della pelle, prodotti alimentari di qualità.
Il focus dello studio GRTB sull’Europa ha evidenziato che il taccheggio è la principale causa di differenze inventariali nella maggior parte dei paesi, responsabile del 38% (15,5 mld di dollari) delle perdite totali, mentre le perdite per i furti dei dipendenti ammontano a 8,8 mld di dollari.
Tra i paesi europei, il taccheggio incide di più in Francia, mentre è la Russia ad avere il maggiore problema con i furti da parte dei dipendenti disonesti.
Circa il 65% dei taccheggiatori europei ha un’età compresa tra 18 e 45 anni. Gli ultrasessantenni hanno un ruolo minore e sono responsabili di circa il 7% delle perdite europee da taccheggio. L’Austria ha più taccheggiatori “Over 60”, mentre la Finlandia registra il 30% di perdite per gli “Under 18”.
I taccheggiatori italiani e olandesi sono i più maturi: la singola fetta più importante dei taccheggiatori in Italia (34%) e nei Paesi bassi (31%) sono nella fascia di età dai 30 ai 45 anni. Secondo i commercianti, la maggior parte sono uomini – ed è da sempre il periodo natalizio che ha la percentuale maggiore di perdite inventariali.
Tra i prodotti più rubati in Europa figurano accessori moda, utensili elettrici, accessori per cellulari, giubbotti in pelle, calzature, vini, superalcolici e cosmetici.
I taccheggiatori negli Stati Uniti sono più giovani: il 42% sono nella fascia di età 18-30 anni e solo un quarto nella fascia 30-45 anni. Rispetto all’Europa, le donne rubano di più, meno della metà dei taccheggiatori sono maschi.