Negli ultimi dieci anni, oltre cento imprenditori privati sono passati dall’apice del successo, all’umiliazione del carcere. Quali sono i motivi, visto che da tempo il PCC accoglie al suo interno anche i «capitalisti privati»? La ragione sta nel rapporto che il sistema politico cinese crea tra la leadership amministrativa e il capitale privato: gli imprenditori privati possono infatti ottenere commesse e successi economici, solo se legati ad un carrozzone politico in ascesa, o stabile nella gestione di ampie fette di potere economico.
Ma questi legami, così come sono in grado di elevare al rango di «miliardari» gli imprenditori, nel caso di caduta politica delle persone di riferimento– che può essere improvvisa, non prevista e micidiale – sono anche in grado di rovinare per sempre la carriera economica, aprendo le porte del carcere.
«Ci diamo appuntamento, ma non ci sposiamo».
In questo modo Ma Yun, ex presidente di Alibaba, il colosso dell’e-commerce cinese, ha spiegato la relazione che legherebbe il governo all’imprenditoria privata cinese. Secondo la rivista economica Caijing, in un recente report in lingua cinese, il sistema politico locale ha creato un governo che è in grado di controllare tutte le risorse, economiche e sociali, lasciando uno spazio di azione minimo all’imprenditoria privata, senza che questa possa ambire ad un ruolo di vertice a livello politico.

Questa stramba relazione sarebbe stata dimostrata dalla vicenda che ha visto per protagonista Xu Ming (nella foto), presidente del gruppo provato Shide e considerato il tesoriere della famiglia Bo Xilai e già agli arresti. «Negli ultimi 20 anni, ha scritto Caijing, Xu Ming ha costruito un rapporto «intimo» con i funzionari governativi e in qualche modo funzionale, perché il suo impero commerciale ha beneficiato e non poco dei progetti finanziati dal governo». Nel marzo di quest’anno, è improvvisamente scomparso dalla vita pubblica ed è stato messo sotto controllo in quanto sospettato di reati economici. La vicinanza al potere politico, quindi, gli ha giovato finché il suo riferimento governativo – in questo caso Bo Xilai – era in auge. Cadendo l’ex principino rosso, anche Xu Ming è finito nel baratro.
Xu era considerato una star tra gli imprenditori privati, ma non è l’unico ad essere diventato prigioniero dei suoi stessi meccanismi di successo. Negli ultimi 10 anni sarebbero almeno cento gli imprenditori privati, considerati delle «stelle», che sono finiti in carcere dopo la caduta di quelli che Caijing definisce «i loro cavalli politici». La stima è considerata da alcuni media «liberali» al ribasso, nel senso che gli arresti potrebbero essere stati molto di più.
E’ pericoloso dunque «parlare di politica in Cina», si chiedono i media locali? Secondo Liu Chuanzhi, Presidente del Gruppo Lenovo, «gli imprenditori cinesi sono una classe svantaggiata, perché se le tante decantate riforme falliscono, le vittime di questi insuccessi sono spesso gli imprenditori privati». Zhu Lijia, professore presso l’Accademia cinese di governance, invece accusa l’eccessiva ingerenza del governo e prospetta la necessità di una severa «regolamentazione» tra governo e privati.