Le economie dell’Est Europa stavano vedendo la luce in fondo alla galleria postcomunista quando la crisi economica ha riportato il buio. East ne parla con Sir Suma Chakrabarti, presidente dell’EBRD.

La Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (EBRD) è stata fondata nel 1991 per fornire supporto finanziario alla transizione dei paesi dell’Est nel mercato economico occidentale dopo il collasso del sistema sovietico.
Visti i successi ottenuti, alla Banca è stato poi attribuito un ruolo simile nello sviluppo dell’economia di mercato turca, dove ha iniziato a investire dal 2008, e successivamente in Nord Africa e nel Medio Oriente sull’onda degli sviluppi politici degli ultimi anni.
Dal 2012 la EBRD è diretta da Sir Suma Chakrabarti, un funzionario pubblico e economista dello sviluppo, divenuto poi il sesto presidente dell’Istituto.
Chakrabarti è nato nel 1959 nel Bengala Occidentale, in India. Arriva da ragazzo nel Regno Unito, dove si laurea a Oxford e prosegue le ricerche in Economia dello sviluppo presso l’Università del Sussex. Viene successivamente insignito di diversi dottorati honoris causa.
Prima di approdare alla Banca è stato il responsabile del Dipartimento per lo sviluppo internazionale britannico e in seguito Segretario permanente del Ministero di Giustizia; un ruolo equivalente a Direttore generale.
La Banca ha svolto un ruolo di grande rilievo durante la crisi economica mondiale che ha colpito pesantemente i paesi dell’area EBRD alla fine del 2008. “I dolori che ognuno di noi prova personalmente, li percepisce con particolare forza,” dice Chakrabarti, “ma è l’Est europeo a essere nei fatti l’area del mondo che ha subito maggiormente le ripercussioni del peggior crollo economico dalla depressione degli anni Trenta”.
L’impatto sull’Europa emergente è stato poi aggravato dagli sconvolgimenti dell’area euro. La recessione ha compresso la domanda di beni dall’Europa Centrale e Orientale, mentre le difficoltà del settore bancario hanno portato a un vistoso calo dei finanziamenti transfrontalieri.
“Questi problemi non sono ancora risolti,” dice Sir Suma, che cita al riguardo il titolo dell’ultimo rapporto annuale della EBRD: Stuck in Transition, ovvero In mezzo al guado. “Ma l’economia mondiale sta dando chiari segnali di ripresa. Gli Stati Uniti si stanno rafforzando. Ci sono segni di crescita in tutti i paesi avanzati. La recessione dell’eurozona pare alle nostre spalle. “Ciò nonostante, nel 2014 la ripresa nella maggior parte dei paesi della regione di Transizione non sarà robusta e di certo non assicurerà quel processo di convergenza che dovrebbe innalzare la loro qualità di vita allo stesso livello dei loro più ricchi vicini occidentali.”
“Nel 2013 abbiamo investito 8,5 miliardi di euro per sostenere circa 400 progetti individuali, malgrado il clima economico difficile”. “Insieme alla Banca mondiale e alla Banca europea per gli investimenti, la EBRD si è impegnata a investire 30 miliardi di euro in Europa Centrale e Sudorientale nel biennio 2013-2014. Questo per far fronte soprattutto all’impatto della crisi del debito dell’eurozona. Siamo già molto vicini all’obiettivo” dice Chakrabarti.
Al tempo stesso la Banca sta promuovendo il collegamento tra investimento e riforme – con particolare enfasi su quelle strutturali – per assistere le autorità nazionali nella creazione di un ambiente regolatorio che favorisca anziché inibire l’afflusso di capitali freschi.
“Partendo dalla sua scelta di partner e dalla maniera di strutturare i propri investimenti, l’EBRD contribuisce a migliorare gli standard di governance societaria, promuovere una maggior trasparenza e contrastare la corruzione, tuttora endemica, in molte delle culture in cui operiamo”, dice Sir Suma.
Il principio di graduation – analogamente al conseguimento di un titolo di studio avanzato – è radicato nelle politiche della EBRD. Nel 2006 è stato fissato un calendario in base al quale gli otto paesi dell’Est Europa entrati nell’Ue dal 2004, non avrebbero più ricevuto investimenti dalla Banca a partire dal 2010.
Solo la Repubblica Ceca però ha ottenuto la sua metaforica “laurea” – nel 2007, appena prima dell’ inizio della crisi. Il collasso del credito ha poi fatto affiorare i numerosi problemi che affliggono le economie di questi paesi, problemi sottovalutati durante i periodi di rapida crescita.
Secondo Chakrabarti, ora che la ripresa è finalmente iniziata, si dovrà discutere del futuro ruolo dell’EBRD nei vari paesi. “Ma è chiaro”, aggiunge, “che parecchi dei 34 paesi dove operiamo hanno ancora della strada da fare. In alcuni il processo è appena iniziato”.
Chakrabarti è tra coloro che auspicano un freno agli eccessi del mercato – specialmente alla luce della crisi economica – dove è ora chiaro che c’era stata troppa spregiudicatezza nel periodo immediatamente successivo alla caduta del muro. “All’epoca, la visione postcomunista su ciò che era accaduto – dice Chakrabarti – si focalizzava sulla fine di una battaglia ideologica tra lo stato e il mercato, con la vittoria chiaramente assegnata al secondo.
“Poi abbiamo visto il caos che un mercato senza alcun vincolo può causare, specialmente nella Russia degli anni Novanta durante la precipitosa corsa alle privatizzazioni. “Non è che la Banca abbia deciso di scartare il modello del mercato libero, ma di certo il nostro atteggiamento adesso è più sfumato; non vogliamo più stato, ma un migliore stato.
“I leader politici – secondo Chakrabarti – adesso devono prendere delle decisioni difficili per rimettere in sesto le proprie economie. E non saranno sempre decisioni popolari. Una leadership efficace deve poter guardare oltre l’immediato ciclo elettorale, a un futuro migliore per tutti i propri cittadini”.
Le economie dell’Est Europa stavano vedendo la luce in fondo alla galleria postcomunista quando la crisi economica ha riportato il buio. East ne parla con Sir Suma Chakrabarti, presidente dell’EBRD.