Prima furono gli zerbini con le immagini degli dei hindu; poi, lo zerbino col tricolore; in ultimo, le infradito, col Mahatma Gandhi. Le istituzioni indiane, sui social network, nell’ultima settimana hanno attaccato a testa bassa il gigante dell’online retailing Amazon, colpevole di commercializzare prodotti che «offendono la sensibilità del popolo indiano».
La prima polemica tra Amazon e India risale al mese giugno dell’anno scorso, a causa della messa in vendita di zerbini raffiguranti una serie di divinità hindu, oltre a Gesù Cristo, altre icone del cristianesimo e addirittura la Kaaba alla Mecca. La dissacrazione del pantheon hindu aveva causato una campagna online per il boicottaggio della piattaforma di Amazon in India, anche se gli zerbini della vergogna non sembravano disponibili sul mercato nazionale.
Sei mesi dopo, e siamo alla scorsa settimana, Amazon torna di nuovo nel mirino degli indignados indiani online, stavolta per colpa di uno zerbino col tricolore indiano, in vendita sul mercato canadese. Oltre a migliaia di utenti twitter indiani prende iniziativa diretta anche la ministra degli esteri Sushma Swaraj, nota più per il suo attivismo online che per un peso considerevole nella politica estera nazionale, interamente appaltata di fatto all’ufficio del primo ministro Narendra Modi. Evocata dalle menzioni nei primi tweet di protesta, Swaraj si espone con tre tweet in cui, nell’ordine, prima esorta la Indian High Commission del Canada a far presente l’insulto «ai livelli più alti [dell’amministrazione canadese]», poi esigendo scuse «immediate e incondizionate» da Amazon e, infine, minacciando di bloccare il rilascio dei visti per i dipendenti di Amazon in India qualora i prodotti incriminati non venissero immediatamente tolti dal mercato.
La risposta di Amazon non si fa attendere. Alle scuse dell’azienda, rivolte direttamente a Swaraj, si aggiunge il ritiro immediato di tutti gli zerbini con la bandiera indiana, offerti sul sito canadese di Amazon da un rivenditore terzo come parte di una linea che comprende zerbini personalizzati con le principali bandiere nazionali: un gadget «patriottico» pensato per un paese dove la cittadinanza canadese si mischia alle diverse origini internazionali dei propri abitanti (tra cui moltissimi indiani).
La polemica sembra conclusa, ma pochi giorno dopo Amazon torna a far capolino nei titoli delle news nazionali, stavolta per colpa di un paio di infradito con la faccia del Mahatma Gandhi in vendita su Amazon Usa. Questa volta lo sconcerto indiano si palesa attraverso un comunicato del Ministero degli esteri, in cui si legge: «A seguito del problema della vendita di zerbini con la nostra bandiera nazionale, il nostro ambasciatore a Washington ha ricevuto istruzioni di comunicare ad Amazon che, dando spazio ai prodotti di rivenditori terzi, questi dovrebbero rispettare la sensibilità e i sentimenti indiani». Stavolta, senza scuse ufficiali, le infradito di Gandhi spariscono dal market di Amazon in sordina.
Nella bagarre nazionalista, denotando quantomeno una certa confusione nell’interpretazione di ruoli istituzionali, si sono aggiunte anche le dichiarazioni del Segretario del Ministero dell’economia Shaktikanta Das. Domenica scorsa, su Twitter, Das ha scritto: «Amazon, è meglio che ti comporti come si deve. Smetti di essere irrispettoso dei simboli e delle icone indiane. L’indifferenza è a tuo rischio e pericolo». Nonostante Das, in un tweet successivo, abbia spiegato di essersi espresso «in qualità di cittadino indiano» e non come funzionario del Ministero dell’economia, la fiammata di nazionalismo, sicuramente legittima, ancora una volta mostra il nervo scoperto di una classe dirigente indiana ultrasensibile quando si tratta dei simboli del Paese e che, al posto di reprimende dure ma comprensive dell’ignoranza internazionale rispetto alla «sensibilità indiana», indulge in dichiarazioni minacciose e in ricatti burocratici. Un atteggiamento che dubito sia di molto aiuto all’attrazione di investimenti da parte di aziende internazionali come la stessa Amazon, che in India ha annunciato di voler investire 5 miliardi di dollari.
@majunteo
Prima furono gli zerbini con le immagini degli dei hindu; poi, lo zerbino col tricolore; in ultimo, le infradito, col Mahatma Gandhi. Le istituzioni indiane, sui social network, nell’ultima settimana hanno attaccato a testa bassa il gigante dell’online retailing Amazon, colpevole di commercializzare prodotti che «offendono la sensibilità del popolo indiano».