Il servizio Book my chotu, originariamente pensato per fornire «aiutanti domestici» pagati all’ora, da qualche giorno ha intrapreso una strategia di marketing mirato approfittando della necessità del momento: evitare di stare ore in fila in banca per poter cambiare, versare o prelevare soldi sul proprio conto. Se sei ricco e non hai tempo da perdere come tutti gli altri, per 90 rupie all’ora (meno di un euro e mezzo) puoi pagare qualcuno che faccia la coda al posto tuo.
La piattaforma online Book my chotu, attiva dallo scorso mese di aprile, non era altro che l’evoluzione di un servizio di spesa a domicilio offerto nella zona di Noida, una delle periferie dell’upper class della capitale indiana. Se Convenient Cart, però, si limitava a fornire facchini che portassero la spesa quotidiana sullo zerbino di casa – un «lusso» già garantito dalla maggior parte dei negozi della capitale – con Book my chotu la compagnia fondata da due ragazzi punjabi offriva «aiutanti domestici» pagati all’ora per qualsiasi necessità: pulire, lavare, fare un trasloco, sistemare la casa per un «house party» (e risistemare a party concluso), fare consegne, aiutare durante i riti religiosi. Si trattava, banalmente, di digitalizzare l’indole dell’India benestante che ha a disposizione una manodopera sterminata di lavoratori non specializzati pronti a fare, per poche rupie all’ora, quello che i ricchi non hanno tempo/voglia di fare.
Con la crisi monetaria in corso, evitare le code interminabili in banca è diventata la prima priorità per un segmento della popolazione che ritiene, forte del proprio status socioeconomico, di potersi evitare gli inconvenienti derivati dalla messa fuori corso di tutte le banconote da 500 e 1000 rupie. E Book my chotu, fiutando l’affare, ha iniziato a promuoversi precisamente in questo senso.
Sulla pagina Facebook dell’app si può leggere: «Sei rimasto a corto di contanti? Noleggia un aiutante temporaneo per stare in coda fuori dalla banca o da un bancomat!». Le tariffe partono da 90 rupie (1,2 euro) per un’ora fino a un massimo di 550 rupie (7,5 euro) per otto ore: un compenso decisamente più basso rispetto, ad esempio, alle donne delle pulizie.
A Book my chotu spiegano che gli «aiutanti temporanei» si limiteranno a fare la coda al posto del cliente fino allo sportello, poi il cliente si dovrà presentare sul posto per eseguire materialmente le operazioni di banca. Che è esattamente ciò che migliaia di indiani, in questi giorni, hanno fatto spedendo in banca al posto loro il proprio autista, il ragazzo del té, la donna delle pulizie, chi per motivi di lavoro (non tutti possono permettersi di saltare un’intera giornata di lavoro in ufficio per stare in fila in banca) chi per pigrizia.
L’iniziativa è stata ripresa dalla stampa nazionale sottolineando diversi aspetti contrastanti: da un lato si registra una generale ammirazione all’insegna del jugaad, l’arte indiana dell’arrangiarsi, mentre altri evidenziano la natura classista dell’operazione, francamente non peggiore di altre manifestazioni analoghe in un Paese dove il divario tra chi ha e chi non ha permette ai primi il vantaggio di usufruire (a bassissimo costo) del tempo e della forza lavoro dei secondi.
Infine, in molti si sono indignati per la scelta infelice del termine chotu, letteralmente «piccoletto», il nomignolo che comunemente viene dato ai bambini che lavorano come garzoni nei ristoranti, nei banchetti del té o nei negozi di quartiere. Considerando che in India le dimensioni del problema dello sfruttamento del lavoro minorile sono enormi e hanno ramificazioni criminali nella tratta di schiavi e nella negazione del diritto all’educazione per milioni di minorenni indiani, dallo strato più privilegiato della società indiana se non si può pretendere un atteggiamento un filo meno classista, sarebbe il caso di pretendere quantomeno il rispetto. Nonostante Book my chotu spieghi che il termine sia stato utilizzato solo per «motivi di brand», e che tutti gli «aiutanti temporanei» sono maggiorenni.
In italiano si potrebbe rendere con «affitta il tuo schiavetto». Come suona?
@majunteo