
Mohammad Afrazul è stato massacrato in Rajasthan da un estremista hindu. Ma gli attentati contro i musulmani ormai passano quasi inosservati in India. Contro questa “normalizzazione” è partita una campagna di crowdfunding per aiutare le vittime a ottenere giustizia in tribunale
Delhi (India) – La scorsa settimana, in Rajasthan, si è registrato l’ennesimo crimine violento perpetrato da un estremista hindu contro un concittadino musulmano. Secondo le ricostruzioni, mercoledì 6 dicembre Mohammad Afrazul, lavoratore migrante originario di Malda (Bengala Ocicdentale), è stato prima massacrato a colpi di accetta e poi dato alle fiamme da Shambhulal Regar, ex piccolo imprenditore da qualche tempo disoccupato e residente nel distretto di Rajsamand.
La crudeltà del delitto ha inizialmente colto l’attenzione di una parte dei media nazionali per via di un video girato con uno smartphone, e subito diffuso in rete, registrato dal nipote di Regar, di soli 14 anni. Il filmato cattura i momenti dell’attacco alle spalle subìto da Afrazul, che implora Regar di non ucciderlo; mostra Regar avvicinarsi alla telecamera e minacciare il resto dei musulmani del Rajasthan coinvolti nel «complotto» del Love Jihad, destinati a fare «la stessa fine» della vittima; infine, registra Regar mentre si riavvicina al corpo esanime di Afrazul e lo cosparge di kerosene per poi appiccare il fuoco.
Secondo gli inquirenti, Regar aderisce a una serie di temi portanti del complottismo ultrahindu, come provato dalla visione di altri video registrati sul cellulare in cui l’aguzzino si scaglia contro il Love Jihad (tesi cospirazionista seconda la quale i musulmani sedurrebbero le ragazze hindu per poi convertirle all’lslam), contro gli attori e il regista del film Padmavati, esalta la demolizione della moschea Babri del 1992. Insomma, il prototipo perfetto del fondamentalista hindu, macchiatosi di un crimine orribile che, in altre circostanze, avrebbe probabilmente guadagnato molta più attenzione da parte della stampa nazionale e straniera.
Invece, complici le elezioni locali in Gujarat che stanno praticamente monopolizzando il discorso politico nazionale da almeno una settimana, la morte di Afrazul sembra essere velocemente passata nel dimenticatoio collettivo, sintomo di una normalizzazione degli attentati ai danni dei musulmani indiani che non può non destare preoccupazioni.
Basti pensare che nel solo Rajasthan, dove si è registrato quest’ultimo delitto, negli ultimi mesi gli estremisti hindu si sono guadagnati l’attenzione del Paese per diverse azioni settarie, dall’omicidio di Pehlu Khan – musulmano – per mano di un gruppo di «protettori della mucca», alle minacce estese alla troupe di Padmavati, di cui avevamo già parlato qui. Episodi che delineano un’avanzata sempre più chiara, e incontrastata, dell’estremismo hindu come parte integrante e normalizzata del discorso politico nazionale, sobillato da strutture paramilitari come la Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss) legate a doppio filo con il Bharatiya Janata Party (Bjp), oggi primo partito in India, al potere a livello federale con Narendra Modi.
Nonostante siano passati diversi giorni dalla diffusione della morte di Afrazul e da più parti siano arrivate accuse dirette al Bjp – che governa anche in Rajasthan – colpevole di non aver opposto alcun tipo di resistenza all’avanzata settaria ultrahindu, il partito di Modi non si è spinto oltre a una formale presa di distanza dalle azioni di Regar, considerando il delitto una mera questione criminale che nulla ha a che vedere con la religione. Né Modi, né nessun altro membro di peso del Bjp ha speso una sola parola di condanna nei confronti di Regar, né di solidarietà nei confronti della famiglia di Afrazul, che lascia una vedova e tre figli.
Nel silenzio di gran parte dei media indiani e dell’intera classe politica, un gruppo di attivisti ha deciso di aprire una campagna di crowdfunding per assicurarsi che il caso di Afrazul riceva la giusta attenzione da parte del sistema giuridico indiano, portando la vicenda in Corte suprema e aiutando la famiglia di Afrazul a pagare una consulenza legale di livello. Nel giro di pochi giorni sono arrivate donazioni che superano le 280mila rupie. Gli organizzatori hanno allora ampliato il raggio d’azione, decidendo di raccogliere fondi per «la formazione di una coalizione di avvocati che lavorino a tempo pieno su simili casi di odio [intercomunitario]». Nella speranza che il futuro, per i musulmani indiani, possa essere un giorno migliore di questo presente.
@majunteo
Mohammad Afrazul è stato massacrato in Rajasthan da un estremista hindu. Ma gli attentati contro i musulmani ormai passano quasi inosservati in India. Contro questa “normalizzazione” è partita una campagna di crowdfunding per aiutare le vittime a ottenere giustizia in tribunale