Il Parlament catalano vota per l’indipendenza, Madrid lo scioglie e convoca nuove elezioni. Rimossi anche tutti i ministri del Govern. Non è chiaro come risponderanno le autorità catalane. Ma a Barcellona gli indipendentisti si dicono pronti a difendere fisicamente le loro istituzioni
Le note dell’inno nazionale catalano hanno rimbombato forte nel primo pomeriggio all’interno del Parlamento regionale. A scandirle sono sono stati i deputati della maggioranza indipendentista, costituita dalla coalizione di Junts pel Si e dalla Candidatura d’Unità Popolare, subito dopo aver votato a favore dell’indipendenza della Catalogna.
Secondo quanto disposto dalla Legge di Transitorietà Giuridica, approvata ad inizio settembre per stabilire il quadro normativo da applicare in caso di vittoria del “si” al referendum dello scorso 1 ottobre, il prossimo passo sarà quindi l’apertura di un processo costituente per l’approvazione di una Costituzione della Repubblica catalana.
Si è quindi materializzato lo scenario che appariva come il più probabile alla conclusione della giornata di ieri, con il presidente Puigedemont costretto a desistere dall’idea di convocare nuove elezioni regionali dopo l’insurrezione del blocco indipendentista, lasciando così campo aperto alla decisione adottata quest’oggi dal parlamento catalano.
Mentre l’indipendenza veniva approvata con 70 voti a favore, l’opposizione aveva già abbandonato compatta i banchi parlamentari, lasciando esposte alcune bandiere spagnole in segno di protesta, dopo aver duramente contestato la maggioranza indipendentista nel corso della sessione plenaria precedente alla votazione. “Oggi è un giorno triste e drammatico per la Catalogna, viene perpetrato un colpo di stato ai danni della democrazia instaurata nel 1978 ” affermava Carlos Carrizosa di Ciudadanos, accusando inoltre gli indipendentisti di “essersi impossessati delle istituzioni, volendo privare tutti i catalani del passaporto spagnolo”. Contenuti ripresi anche dagli esponenti del Partito Popolare e dai socialisti di Miguel Iceta, che hanno manifestato profonda tristezza per essersi impegnati fino all’ultimo per cercare di trovare una via d’uscita al conflitto catalano, in modo da evitare l’applicazione dell’art.155.
“Non abbiamo voluto imporre l’indipendenza a nessuno” ha sottolineato invece Marta Rovira di JuntsPelSi, ribadendo come la dichiarazione d’indipendenza si basi sul risultato del Referendum, che ha rappresentato un’opportunità per tutti i catalani di esprimere la propria opinione sulla possibile secessione dalla Spagna. Immediatamente dopo la votazione presso il parlamento catalano, in migliaia si sono riversati per le strade del centro di Barcellona, in primis davanti alla sede del governo, esibendo bandiere indipendentiste ed intonando cori a sostegno della repubblica catalana.
Un’immagine di gioia collettiva a cui hanno fatto da contraltare immagini e parole provenienti dal senato, che ha autorizzato l’attivazione dell’art.155 della costituzione poco dopo la dichiarazione d’indipendenza. Mariano Rajoy ha definito il ricorso all’articolo 155, una soluzione inevitabile davanti all’insurrezione catalana, accusando apertamente Carles Puigdemont di essere l’unico responsabile del conflitto politico in corso.
Dopo il via libera del senato alle misure proposte dal governo spagnolo sabato scorso, in serata un consiglio dei ministri straordinario ha sciolto il parlamento catalano, convocando elezioni anticipate per il 21 dicembre. Rajoy ha anche liquidato l’intero governo catalano e annunciato la sostituzione dei vertici dei Mossos d’Esquadra, la polizia catalana. Il procuratore generale dello Stato, José Manuel Maza, intanto ha dichiarato che denuncerà al tribunale supremo i deputati che hanno votato la dichiarazione d’indipendenza per un delitto di ribellione, che può comportare una condanna fino a 30 anni di carcere.
Il governo e il parlamento catalano non hanno ancora fatto sapere come risponderanno alle decisioni della Moncloa. Le principali associazioni indipendentiste catalane hanno già annunciato da giorni di essere pronte a difendere le istituzioni catalane dall’intervento di Madrid, una posizione condivisa anche dal sindaco di Barcellona, Ada Colau, che ha ribadito la propria contrarietà all’applicazione dell’art.155, criticando al tempo stesso la dichiarazione d’indipendenza unilaterale decisa dal parlamento catalano.
@MarioMagaro