Si parla tanto dell’internet of things e di cosa porterà. Sicuramente l’internet delle cose trasformerà, tra l’altro, la politica.
Entro la fine del 2016 almeno 6.4 miliardi di cose saranno connesse, il 30% in più rispetto al 2015. Per arrivare entro il 2020 a 20.8 miliardi. «La nuova economia avrà un impatto sulla politica quanto sulle politiche economiche» afferma Giuseppe Porcaro del think tank economico Bruegel ed autore del paper “The industrial internet will transform policymaking?”.
Ci sono pareri discordanti sull’impatto che avrà l’internet delle cose ma la speranza, sostiene l’autore, è che possa dare una spinta decisiva alla produzione e porti benefici ai consumatori. Un flusso di dati continuo dovrebbe creare nuova materia prima anche per i politici quando devono prendere decisioni politiche. Attraverso l’automatizzazione e il processo di dati in tempo reale cambierà anche l’utilizzo delle politiche legate ai fatti e ai dati, la cosìddetta evidence-based policy. La sincronizzazione di flussi di dati e processi decisori potrebbe portare come risultato alla selezione automatica delle politiche migliori da mettere in campo, si legge nel paper.
Soluzioni e strategie direttamente in vendita
Le società poi non venderanno più solo prodotti e servizi ma metteranno sul mercato soluzioni che produrranno direttamente risultati quantificabili.
Si potrebbero trovare sempre più soluzioni e strategie direttamente in vendita. Per fare un esempio, un sindaco potrebbe trovare e comprare un sistema con una piattaforma creata per pensare e implementare politiche specifiche per gestire la congestione del traffico o l’inquinamento.
Nel 2013, si legge nell’analisi, Monsanto ha acquistato Climate Corporation, una società che mappava tutte le coltivazioni negli Stati Uniti, a seconda del raccolto, la forma, la produzione, il suolo, le dimensioni. Monsanto in questo modo può prevedere quali sementi cresceranno meglio, in quali campi e in quali condizioni, così da poter immettere sul mercato i prodotti che offrono il risultato per il quale il cliente paga.
Una nuova politica
Il processo di produzione politico potrebbe essere totalmente ridisegnato: i dati raccolti da strumenti che utilizziamo quotidianamente daranno indicazioni precise sulle scelte di voto politico o sull’impatto delle decisioni.
La politica finirebbe per avere un approccio più mirato ai risultati che parta dai principi e valori più che dalla implementazione di essi. I politici con l’introduzione di questo sistema continuerebbero ad essere eletti dai cittadini per decidere su obiettivi comuni ma questi sarebbero, alla fine, perseguiti indipendentemente attraverso dei servizi che contengono già i risultati, scelti dal governo su una piattaforma di mercato.
Il dibattito politico si sposterebbe quindi dalle tecniche di implementazione per arrivare a certi risultati direttamente a discussioni più ampie sui principi e gli obiettivi. Si dovrebbero comunque porre, attraverso il processo democratico, dei limiti agli algoritmi e alle tecnologie nel rilasciare automaticamente dei risultati: i valori e i principi democraticamente scelti che stanno dietro agli algoritmi potrebbero aiutare a trasformare i flussi di dati in soluzioni e applicazioni concrete . Anche le modalità di partecipazione politica dei cittadini potrebbero cambiare attraverso l’utilizzo di app per esprimere le proprie preferenze su un candidato in tempo reale.
Nella primavera 2016 la app di Tinder, famosa tra i giovani per lo scambio di “likes” che permette loro di trovare un partner che corrisponda alle proprie preferenze, ha lanciato anche una app “swipe the vote” che permetterà di combinare le preferenze dei giovani votanti con il candidato più affine a loro. Con il tempo questo stesso sistema potrebbe evolversi in un “tinderpolitics” consentendo ai cittadini di esprimere con una serie di “likes” o “dislikes” direttamente la propria opinione su determinati temi politici o strategie politiche.
In questo contesto anche i think tank, le lobby e altri attori sociali dovranno trovare nuove strade e sviluppare competenze per utilizzare ed usare questi dati , dovranno prendere in ogni caso in considerazione le politiche generate dagli algoritmi. Si dovrà sapere come accedere e analizzare i dati in tempo reale altrimenti, con una diffusione tale di dati, la loro capacità analitica potrebbe diventare subito obsoleta. Con uno sguardo sul lungo periodo, ricorda Giuseppe Porcaro, questo dovrebbe tradursi in un investimento da parte dei governi sull’istruzione con una concentrazione particolare rivolta allo sviluppo di competenze rilevanti e alle nuove tecnologie.