Nella rosa dei candidati a inviato speciale per la Libia spunta l’ex Direttore Aise Alberto Manenti, il “nuovo Giovannone”
Ufficialmente non è stata ancora presa alcuna decisione sulla nomina di un inviato speciale del Governo italiano per la Libia. C’è il massino riserbo anche sui componenti della rosa dei possibili candidati all’incarico ma qualcosa comincia a trapelare nonostante la consegna del silenzio.
Si sa, ad esempio, che il Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, avrebbe pensato al profilo di un politico non più in attività ma che possa fungere da figura di garanzia in grado di interfacciarsi (ed essere ascoltato) sia a Tripoli che a Bengasi. Si sa solo che le personalità contattate finora da Di Maio hanno tutte declinato l’offerta per la difficoltà dell’impresa. L’idea di un inviato italiano in grado di lavorare fianco a fianco con l’inviato dell’Onu, Ghassam Salamè, è venuta al titolare della Farnesina sull’aereo che lo ha riportato a Roma martedì scorso alla fine dei colloqui avuti con le autorità di Tripoli, Bengasi e Misurata per riannodare i contatti politico-diplomatici a un anno dall’ultima visita in Libia del premier Giuseppe Conte.
L’idea dell’inviato non è nuova e ha un precedente illustre. Cinque anni fa, nel 2014, Federica Mogherini, prima di assumere l’incarico di Alto rappresentante per la politica estera e di difesa europea, da Ministro degli Esteri aveva seguito da vicino (anche insieme al Segretario generale dell’Onu Ban ki-Moon) il progressivo deteriorarsi della crisi libica e aveva pensato a un inviato ad hoc per quel Paese. Anche allora si pensava a un politico di alto profilo. Romano Prodi sarebbe stato il nome perfetto. Si era occupato molto di Libia non solo da Presidente del Consiglio ma anche da Presidente della Commissione Ue. Unico neo: era visto come persona troppo legata all’epoca gheddafiana. Nulla di più semplice, allora, che candidare il viceministro degli Esteri che in quel momento era Lapo Pistelli. Ma per vari motivi (non ultimo una sorta di “amicizia” molto competitiva con il premier dell’epoca Matteo Renzi) la candidatura svanì presto e venne nominato inviato l’ambasciatore italiano – che stava appena chiudendo, per l’inagibilità dovuta a problemi di sicurezza, la nostra sede diplomatica a Tripoli – Giuseppe Buccino (lo stesso tornato ora a Tripoli come ambasciatore). Pistelli continuò però a occuparsi (e molto) di Libia, sia pure da un altro punto di osservazione, ossia quello di “Ministro degli Esteri” del gruppo Eni.
Alla Farnesina il leitmotiv ricorrente è che la decisione spetterà solo al Ministro. Un lavoro difficile, che non scoraggerebbe però una personalità come l’alto funzionario Onu Staffan De Mistura che, secondo voci di corridoio, si sarebbe già “autocandidato”. De Mistura, oltre che inviato Onu per la Siria (e avere avuto alle sue dirette dipendenze l’attuale inviato Onu per la Libia Salamè) è stato anche sottosegretario agli Esteri e inviato ad hoc per la questione dei marò in India. Un italo-svedese-americano che ne ha viste di tutti i colori, dai Balcani al Medio Oriente, e non si spaventerebbe certo per la guerra civile in corso in Libia. Ma Di Maio non lo avrebbe preso in considerazione.
Nella rosa dei nomi sembra invece spuntare con una certa insistenza nelle ultime ore il nome di Alberto Manenti, già direttore dell’Aise (il servizio di intelligence per l’estero), una carriera tutta interna ai “servizi”, prima Sismi e poi Aise ma con una particolare predilezione per le questioni mediorientali. Una sorta di nuovo “colonnello Giovannone”. È nato nel ’52 proprio in Libia, a Tarhouna ed è stato il vero artefice e braccio operativo della politica dell’ex Ministro dell’Interno, Marco Minniti, nei confronti di quel Paese sia per l’accordo sui migranti sia per il sostegno finanziario ai sindaci del sud. Ma è stato l’uomo che ha scoraggiato in varie occasioni missioni anche lampo dell’ex Ministro della Difesa, Roberta Pinotti, mentre diede “disco verde” immediato a una missione per la Ministra della Difesa grillina Elisabetta Trenta dieci giorni dopo il suo insediamento. Ha dalla sua la conoscenza della lingua araba e buoni contatti sia a Tripoli che a Bengasi. Ma è visto pur sempre come uomo del comparto sicurezza, mal digerito, pertanto, dalla struttura della Farnesina, come ben sa l’ex ambasciatore italiano a Tripoli, Giuseppe Perrone. Una scelta di questo genere fatta proprio dal Ministro degli Esteri provocherebbe più di qualche alzata di sopracciglio da parte dei diplomatici.
Un compromesso possibile potrebbe allora essere quello di nominare Giampiero Massolo inviato per la Libia. Il suo profilo contempla infatti sia le competenze diplomatiche (è stato Segretario generale della Farnesina), che quelle di intelligence (ex capo del Dis) e quelle geopolitiche (attuale Presidente dell’Ispi). Ma Massolo non conferma e neppure smentisce.
@pelosigerardo
Nella rosa dei candidati a inviato speciale per la Libia spunta l’ex Direttore Aise Alberto Manenti, il “nuovo Giovannone”