Dal cantante Al Bano al filosofo Diego Fusaro, passando per l’ex dissidente Nicolai Lilin, sono sempre più i personaggi pubblici italiani colpiti del fascino di Vldadimir Vladimirovic Putin. Ma tra voglia di tirare l’acqua al proprio mulino ideologico e bisogno di visibilità, le ragioni sono spesso pretestuose. Ecco perché.

“Putin non è Lenin (purtroppo!), ma svolge oggi un ruolo di grande importanza sul piano geopolitico: resiste alla special mission americana e al suo imperialismo, garantisce un mondo plurale sottratto al dominio monopolare statunitense”. Lo ha scritto Diego Fusaro sulla sua pagina Facebook, autocitandosi dal suo ultimo libro, “Il futuro è nostro”. Il giovane filosofo marxiano e marxista è in buona compagnia. Da Al Bano a Nicolai Lilin, sembra che la lista dei personaggi pubblici colpiti dal fascino di Vldadimir Vladimirovic Putin si allunghi di giorno in giorno. C’è chi approva su tutta la linea la politica estera russa e chi riconosce le ragioni del capo del Cremlino in Ucraina, chi vorrebbe riprendersi l’Istria come Mosca ha fatto con la Crimea e chi vede in Putin l’ultimo baluardo della civiltà occidentale contro la barbarie del relativismo multietnico. Ma nonostante i toni perentori, le ragioni degli intellettuali di casa nostra sembrano talvolta dettate da pregiudizio ideologico e non convincono fino in fondo.
Con Putin si sta da dio
Il filosofo Fusaro sa il fatto suo. “La Russia di Putin deve essere geopoliticamente appoggiata”, scrive nel suo ultimo libro. La controprova è “non solo l’odio diplomatico e mediatico del circo giornalistico e intellettuale occidentale – cassa di risonanza del potere neocapitalistico e finanziario –, ma anche il moltiplicarsi delle basi americane” in Europa orientale. E meno male che Putin “dispone di autonomia strategica e di armi di dissuasione di massa … per frenare il delirio dell’estensione illimitata del fanatismo dell’economia a guida statunitense”, perché altrimenti il potere neocapitalistico si impadronirebbe anche della Russia costringendo alla fame i suoi 150 milioni di abitanti e gonfiando le tasche di solo pochi fortunati oligarchi.
Nonostante l’odio mediatico del circo giornalistico, la versione di Fusaro non è così isolata come si potrebbe pensare. L’ex soldato, scrittore, ex dissidente russo di Transnistria Nicolai Lilin, anche forse grazie alle sue origini (ricordiamolo, la Transnistria è un territorio separatista della Moldavia sotto il controllo dei caschi blu russi), sembra essere stato folgorato da Vladimir Vladimirovic sulla strada da Tiraspol a Milano. Nonostante solo un paio d’anni fa scrivesse che Putin “è arrivato al potere tramite la solita tregua tra i burocrati corrotti del Cremlino e gli affaristi”, e che fare opposizione in Russia significava essere coscienti “del male che porta un sistema politico dittatoriale” (da un post sulla sua pagina Facebook del 30 gennaio 2012), è oggi di tutt’altro avviso. “Putin è l’unica speranza non solo per la Russia ma anche per l’Europa su questioni come l’identità, la sovranità, la lotta al mondialismo”, ha detto durante un recente incontro a Varese. Se se n’è accorto solo lui e qualcun altro intellettuale, mentre tutti gli altri stanno lì a piagnucolare “povere Pussy riot, poveri omosessuali”, è colpa della “vergognosa campagna di russofobia e del livello di diffamazione a cui arrivano i media italiani. Diventa un imperativo, quindi, cercare di portare la verità”.
A riportare la verità ci ha pensato un altro esponente dei Putin boys italiani, Al Bano. Dopo aver tra le righe, in un’intervista a Repubblica, lamentato che l’Italia ha lasciato andare l’Istria invece di fare come hanno fatto loro con la Crimea, il cantante molto popolare in Russia ha centrato il problema: “Con Putin e i suoi si sta da dio. Faccio una decina di concerti l’anno, pagano i cachet senza storie. Quarantamila, cinquantamila euro, non c’è problema…“
Se uno nasce pugliese non muore cinese
Nonostante la profondità delle argomentazioni, non tutte appaiono convincenti fino in fondo, nemmeno quelle di Al Bano. Verrebbe anzitutto da obiettare che coloro che si lamentano della faziosità dei mezzi di stampa italiani riescono a far sentire la loro voce proprio grazie ai mezzi di stampa italiani. Cosa, peraltro, che gli sarebbe più difficile in un Paese al 148° posto nel mondo per libertà di stampa secondo Reporters without borders. Al di là dell’apprezzabile sforzo di interpretare i motivi di tutto quanto accaduto alla periferia di Mosca nell’ultimo anno, viene da dire che voler attribuire torti e ragioni in politica estera è come cercare di tappare gli spifferi al Colosseo. Ho scritto più volte in questo blog che la divisione in buoni e cattivi non si attaglia alla crisi in Ucraina e che, anche se dare la colpa a Putin è come sparare sulla Croce rossa, è inutile negare che il Cremlino stia portando avanti una politica internazionale nell’interesse della Russia. E, forse, il senso di questo interesse lo ha colto proprio Al Bano quando ha detto che “Putin è un illuminato. Lui dice: voi russi potete stare con la Russia. Io sono nato pugliese, perché devo morire cinese?”
Dal cantante Al Bano al filosofo Diego Fusaro, passando per l’ex dissidente Nicolai Lilin, sono sempre più i personaggi pubblici italiani colpiti del fascino di Vldadimir Vladimirovic Putin. Ma tra voglia di tirare l’acqua al proprio mulino ideologico e bisogno di visibilità, le ragioni sono spesso pretestuose. Ecco perché.