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Le potenzialità economiche dell’Iran


Con le seconde riserve di gas al mondo dopo la Russia, e una popolazione giovane, istruita e dinamica, il potenziale economico del Paese è del tutto inespresso. È evidente che il rinnovamento e lo sviluppo del mercato del lavoro non può prescindere da un allargamento delle libertà civili e di impresa

A sette anni dall’approvazione dell’accordo sul nucleare del 2015 (JCPOA) tra l’Iran e i membri permanenti del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, la promessa di espansione economica e riapertura al commercio internazionale che aveva spinto l’amministrazione iraniana di Hassan Rouhani ad accettare ampie limitazioni e controllo internazionale sul programma nucleare della Repubblica islamica rimane evidentemente disattesa. La decisione dell’amministrazione statunitense di Donald Trump di rigettare il JCPOA e imporre sull’Iran la massima pressione economica e le difficoltà della successiva amministrazione Biden a mantenere la promessa elettorale di ritorno all’accordo – anche e soprattutto a causa dell’atteggiamento poco costruttivo del governo conservatore di Ebrahim Raisi – hanno fatto sì che oggi l’Iran si trovi di nuovo isolato internazionalmente e con un’economia il cui potenziale risulta ampiamente inespresso. A oggi, gli investimenti europei nel paese – il grande obiettivo del JCPOA – sono praticamente inesistenti, scoraggiati da un clima politico interno sempre più precario e dalle sanzioni che costituiscono una barriera che pone rischi e costi maggiori dei possibili guadagni.

Il Paese guarda a Oriente

In questo scenario, nell’ultima decade, l’Iran ha sviluppato una strategia improntata a guardare sempre più verso Oriente e in particolare alla Cina. Se da un lato questa strategia avrebbe dovuto stimolare la concorrenza internazionale per l’accesso al mercato iraniano nello scenario di eliminazione di larga parte delle sanzioni internazionali a seguito del JCPOA, dall’altro il guardare a Oriente è sintomatico della crescente influenza cinese in Asia centrale, nel Golfo Persico e in Medio Oriente. Con il lancio della Nuova Via della Seta nel 2013, l’Iran si è infatti riscoperto in una posizione potenzialmente centrale nelle rotte commerciali cinesi che, passando attraverso il territorio della Repubblica islamica, consentono a Pechino di collegare le province occidentali al bacino mediterraneo via terra tagliando fuori la Russia. La Cina, dunque, rappresenta un orizzonte certamente importante per l’economia iraniana. Ciononostante, e a dispetto delle mirabolanti premesse economiche e politiche contenute nell’accordo venticinquennale di partenariato strategico che i due Paesi hanno firmato nel 2021 dopo 5 anni di negoziazione, il potenziale delle relazioni economiche tra di loro rimane quasi totalmente inespresso. Non a caso gli investimenti cinesi in Iran hanno avuto un picco nel biennio 2016-17, salvo poi arrestarsi a seguito della re-imposizione delle sanzioni secondarie da parte dell’amministrazione Trump.

Un mercato del lavoro in sofferenza

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