Il vice presidente al tempo del radicale Mahmud Ahmadinejad, Mohammad Reza Rahimi, è stato condannato a cinque anni di reclusione e al pagamento di una multa pari a oltre due miliardi di dollari per il suo coinvolgimento in una truffa assicurativa. Ahmadinejad ha subito reso pubblica una nota in cui prende le distanze da Rahimi. Molti dei politici vicini agli ultra-conservatori di Ahmadinejad sono stati condannati in casi di corruzione e abuso di ufficio negli ultimi anni.

D’altra parte, proseguono senza sosta i colloqui sul nucleare. Una bozza definitiva sarebbe già pronta e al vaglio dei negoziatori. Eppure le autorità iraniane hanno fatto sapere che il programma missilistico iraniano non è negoziabile. Lo ha sostenuto il viceministro degli esteri, Abbas Araqchi, in risposta a quanto dichiarato dal portavoce del dipartimento di Stato Usa in merito al lancio del satellite iraniano Fajr. Secondo Jen Psaki, il programma iraniano nel campo dei missili balistici è sul tavolo dei negoziati in corso sul nucleare tra Teheran e il gruppo dei membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e la Germania (P5+1). Una tesi respinta da Araqchi, secondo cui il programma missilistico ha una natura «completamente difensiva e la Repubblica islamica non considera negoziabili le questioni relative alla sua difesa».
Il declino della libertà di stampa
Sebbene il presidente tecnocrate Hassan Rohani abbia più volte promesso nuovo spazio per la società civile iraniana fin qui i risultati sono stati davvero limitati. Non solo molti parlamentari hanno denunciato il declino della libertà di espressione dal 2013, quando Rohani è stato eletto. Il deputato moderato Ali Motahari ha aggiunto che «tutti dovrebbero avere il diritto di parlare». La scorsa settimana, il quotidiano riformista Mardom-e Emrooz è stato chiuso. Secondo la Commissione che supervisiona la stampa, il provvedimento è arrivato dopo la provocazione lanciata dal giornale che ha pubblicato una prima pagina con la foto dell’attore statunitense George Clooney ai Golden Globes con le parole: «Anche io sono Charlie». Le autorità iraniane hanno criticato gli attacchi contro il giornale satirico francese dello scorso mese ma hanno anche stigmatizzato la rappresentazione del profeta che il magazine ha diffuso. La Guida suprema Ali Khamenei aveva scritto una lettera alla gioventù europea e nord americana nella quale chiedeva di fermare la diffusione di paura e odio e di placare una falsa rappresentazione dell’Islam. Nuove manifestazioni contro l’ultima pubblicazione del giornale satirico hanno avuto luogo in tutto il paese. Non solo attivisti ultra-conservatori hanno promosso un controverso concorso internazionale di vignette in risposta ai disegni satirici pubblicati da Charlie Hebdo, intorno alla negazione dell’Olocausto. La provocazione è stata lanciata dall’Istituto iraniano del fumetto che ha messo in palio sostanziosi premi in denaro per i vincitori. I lavori saranno esposti al Museo palestinese d’arte contemporanea di Teheran.
Giro di vite tra gli attivisti di Jaish al-Adl
Un portavoce del ministero dell’Interno ha annunciato poi l’arresto di venti esponenti di Jaish al-Adl, gruppo salafita estremista del Sistan e Baluchistan, responsabile di vari rapimenti e attacchi contro le Guardie rivoluzionarie iraniane.
A fare eco a queste considerazioni è Hamid Rasaei, capo della ong Campagna per i diritti umani in Iran. Secondo lui la stampa riformista sta attraversando una stagione di libertà di espressione simile a quella degli anni dei riformisti. Dal canto loro, deputati conservatori starebbero lavorando a una proposta di legge che impedirebbe ai giornalisti riformisti di lavorare in altri giornali una volta che la loro pubblicazione venisse chiusa. I politici riformisti, il cui ultimo tentativo di formare un partito politico è finito nell’occhio del ciclone delle autorità iraniane, si sono incontrati ieri per la prima dal 2009 per preparare la campagna elettorale per le parlamentari del prossimo anno. Secondo molti commentatori politici, i riformisti potrebbero ottenere di nuovo la maggioranza parlamentare aprendo la strada a una nuova stagione di cambiamento per il paese, duramente osteggiata dai conservatori ma promessa dai moderati di Rohani e Rafsanjani.
Il vice presidente al tempo del radicale Mahmud Ahmadinejad, Mohammad Reza Rahimi, è stato condannato a cinque anni di reclusione e al pagamento di una multa pari a oltre due miliardi di dollari per il suo coinvolgimento in una truffa assicurativa. Ahmadinejad ha subito reso pubblica una nota in cui prende le distanze da Rahimi. Molti dei politici vicini agli ultra-conservatori di Ahmadinejad sono stati condannati in casi di corruzione e abuso di ufficio negli ultimi anni.