Macchina sportiva, testata ribassata, sedili in pelle rigorosamente protetti dalla plastica fresca di fabbrica: viaggia accanto a quelle Paykan vecchio stile ancora in circolazione, si avventura sicura con il suo motore rombante nella gimcana del traffico di Teheran.
È un’immagine che da anni rappresenta una parte dell’Iran, quello dei nuovi ricchi, cresciuti in un’opulenza dai contorni poco definiti, a partire dal 2009 in poi. Mentre i prezzi del pane, del pollo e dei beni di prima necessità triplicavano, le auto di lusso (che costavano fino a tre volte di più che all’estero) e i loro autisti – i parvenu, figli di un’economia sommersa – affollavano le vie delle città più grandi, catapultati in una dimensione di ricchezza mai vista fino ad allora.
Il divario tra ricchi e poveri si allargava, frustrando le speranze della classe media
L’Iran era schiacciato dalle sanzioni, ma c’era chi si spostava a bordo di Porsche e Maserati. Da un lato i privilegiati, dall’altro i meno fortunati e in mezzo una middle class sempre più esigua e in difficoltà. Erano gli anni di Mahmoud Ahmadinejad Presidente, i mesi (tra il 2012 e il 2013) in cui il rial (la moneta iraniana) perdeva il 40% del suo valore, i giorni in cui l’inflazione oscillava tra il 20% e il 40%, quelli degli scandali legati a una corruzione considerata ormai «sistemica» da alcuni analisti.
Cosa è cambiato
Quei tempi appartengono ormai al passato. Con l’elezione di Hassan Rouhani nel 2013, pragmatico moderato e votato alle riforme, le auto di lusso non sono di certo sparite d’improvviso dalla circolazione. Eppure, qualcosa è cambiato:
1) l’inflazione è scesa a quota 9,5%, un record negli ultimi venticinque anni;
2) l’accordo nucleare è stato siglato e parte delle sanzioni sono state sospese [qui il focus];
3) Teheran sta riprendendo lentamente il suo posto sulla piazza globale.
Una risposta elitaria ai cambiamenti sociali?
È tra le luci e le ombre di questo “gran ritorno” che si nascondono le speranze della middle class, target di riferimento dell’attuale Presidente. Se i rivoluzionari del 1979 si mobilitavano in nome dei mostazafan, gli oppressi, oggi Rouhani punta a ridare soddisfazione a quella classe media che sfugge le categorizzazioni ed è in parte il frutto della risposta elitaria ai cambiamenti sociali avvenuti negli anni Novanta, come ha scritto su MERIP il sociologo Kevan Harris.
La rabbia anti-élite e il grande “crash”
Quando nell’aprile del 2015 una Porsche gialla si è schiantata su viale Shariati a Teheran, sui social media è montata la rabbia anti-élite. A bordo di quella macchina c’erano una ragazza e un uomo. Lei veniva dalla parte meridionale della città, nota per essere la zona più povera, lui era invece un «nouveau riche» che aveva acquistato la macchina due giorni prima. Si è scomodato addirittura Ali Khamenei, la Guida Suprema per bacchettare coloro che, «con le loro macchine costose» creavano «insicurezza psicologica nella società».
In quei giorni, si stava consumando il vero crash della classe media, impoveritasi lentamente negli anni anche per effetto della deregolamentazione del lavoro e a causa dello smantellamento del settore pubblico.
Oggi le prospettive di crescita sono del 5% per il 2016. Nell’anno zero di Teheran, ovvero nell’era del post-sanzioni, si moltiplicano le notizie di nuovi accordi economici firmati dall’Iran con altri Paesi stranieri. Nonostante tutto ciò, un’indagine di IranPoll realizzata con l’Università del Maryland pochi mesi fa, fotografa un Paese rassegnato e sfiduciato. Alla domanda: «La situazione economica in Iran è migliorata, peggiorata o rimasta invariata rispetto all’anno scorso?», il 49% degli intervistati risponde che nulla è andato avanti e il 34% lamenta un trend negativo.
I commercianti, i piccoli produttori, gli studenti, gli impiegati aspettano ancora di vedere materializzarsi i benefici dell’accordo nucleare in termini di potere di acquisto e miglioramento della qualità della vita.
Il test elettorale è fissato per maggio 2017.
Macchina sportiva, testata ribassata, sedili in pelle rigorosamente protetti dalla plastica fresca di fabbrica: viaggia accanto a quelle Paykan vecchio stile ancora in circolazione, si avventura sicura con il suo motore rombante nella gimcana del traffico di Teheran.