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Se le imprese italiane in Iran finiscono nel mirino di Trump


Da Total a Siemens, è lunga la lista delle imprese europee che lasciano l’Iran per evitare rappresaglie Usa. I gruppi italiani per ora resistono. E per le Pmi si aprono nuove opportunità. Ma l’Italia, primo partner commerciale, brilla per la sua assenza nel dibattito sulle sanzioni

Impiegati al lavoro.  REUTERS/Raheb Homavandi/TIMA

Da Total a Siemens, è lunga la lista delle imprese europee che lasciano l’Iran per evitare rappresaglie Usa. I gruppi italiani per ora resistono. E per le Pmi si aprono nuove opportunità. Ma l’Italia, primo partner commerciale, brilla per la sua assenza nel dibattito sulle sanzioni

Varie imprese europee hanno annunciato l’addio all’Iran da quando, il 6 agosto, è entrata in vigore la prima tranche di sanzioni Usa contro Teheran, in attesa della seconda il 5 novembre: le sanzioni più temute, quelle sull’export del petrolio e le transazioni finanziare con la Banca Centrale iraniana. Dalla Total che ha rinunciato ad un maxicontratto per il giacimento di gas South Pars a Psa (marchi Peugeot, Citroën e DS) , da Siemens a Deutsche Telecom, da Air France a British Airways, si è allungata la lista dei grandi gruppi che non scommettono più sull’Iran.

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