Iran-Usa: il lancio del primo satellite militare iraniano segna un nuovo picco di tensione. Trump e le Guardie Rivoluzionarie minacciano di distruggersi le navi a vicenda
Iran-Usa: il lancio del primo satellite militare iraniano segna un nuovo picco di tensione. Trump e le Guardie Rivoluzionarie minacciano di distruggersi le navi a vicenda
L’Iran ha annunciato mercoledì il lancio in orbita del suo primo satellite militare. L’operazione è stata condannata dagli Stati Uniti, dove – poche ore dopo – il Presidente Donald Trump ha fatto sapere su Twitter di aver dato ordine alla Marina di “abbattere” ogni imbarcazione iraniana che minacci le navi americane. Lo stesso comando, rovesciato, è arrivato ieri anche dal comandante in capo delle Guardie Rivoluzionarie dell’Iran.
Tutte queste notizie sono collegate e segnalano un nuovo picco di tensione nei rapporti tra Washington e Teheran; rapporti che ormai da anni procedono per escalation e distensioni, senza però mai sfociare in un conflitto armato diretto. Per comprendere i nuovi sviluppi è necessario distinguere il livello geopolitico da quello politico.
Cosa sta succedendo
In Iran l’annuncio del lancio del satellite è stato fatto dalle Guardie Rivoluzionarie (o pasdaran). Si tratta di un’organizzazione paramilitare, separata dalle forze armate iraniane “convenzionali”, ed estremamente potente: si occupano di politica estera – estendono cioè l’influenza di Teheran attraverso operazioni in Medio Oriente, tramite l’unità di élite Forza Quds –, ma esercitano ormai un controllo fortissimo sull’economia, sulla società e sulla politica interna. L’anno scorso gli Stati Uniti hanno classificato le Guardie Rivoluzionarie come organizzazione terroristica e a gennaio hanno assassinato il capo della Forza Quds, il generale Qassem Soleimani.
Non si conoscono i dettagli del lancio del satellite militare iraniano. Sappiamo però che è stato effettuato non da una base fissa ma da una piattaforma mobile, simile a quelle utilizzate dalla Corea del Nord: un vettore lanciato in questo modo è più difficile da intercettare.
Il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha condannato il lancio. In breve, Washington crede che la stessa tecnologia utilizzata per mandare il satellite in orbita potrebbe venire utilizzata dall’Iran per lanciare un missile balistico intercontinentale, sul quale potrebbe essere installata una testata nucleare. Pompeo ha detto che l’Iran deve “essere ritenuto responsabile per quello che ha fatto”, richiamando una risoluzione delle Nazioni Unite del 2015, secondo la quale l’Iran deve astenersi per otto anni dal lavorare a missili balistici capaci di trasportare armi nucleari. Teheran ha più volte negato di stare lavorando a un’arma nucleare e assicura che il suo programma spaziale non ha scopo bellico.
Il tweet di Trump – l’ordine dato alla Marina di sparare alle navi iraniane ostili verso quelle americane – fa invece riferimento a un episodio avvenuto una settimana fa nel Golfo Persico, quando gli Stati Uniti hanno accusato l’Iran di aver inviato undici imbarcazioni a “infastidire” delle navi americane, compiendo manovre ad alta velocità e a distanza ridotta che avrebbero potuto provocare un incidente. Il capo delle Guardie Rivoluzionarie, Hossein Salami, ha risposto ieri alla dichiarazione di Trump con un messaggio uguale ma inverso: ha detto di aver ordinato alle forze iraniane “di distruggere ogni forza terroristica americana nel Golfo Persico che minacci la sicurezza delle navi iraniane, militari e non”.
Le motivazioni
L’amministrazione Trump porta avanti una strategia di “massima pressione” contro Teheran – iniziata con il ritiro dall’accordo sul nucleare del 2015 e l’imposizione di sanzioni economiche – con lo scopo di frenare le ambizioni nucleari e geopolitiche del Paese, dove esiste un’ala radicale ostile all’America fin dalla rivoluzione islamica del 1979. Trump non ha intenzione di combattere una guerra contro l’Iran; punta però a “piegarlo” al punto tale da costringerlo a rinegoziare un nuovo trattato molto più stringente. Teheran sta reagendo, attaccando militari e basi americane in Medio Oriente, affidandosi spesso a dei proxy. In estrema sintesi, è questo il quadro geopolitico in cui inserire le mosse di Washington.
Esiste però anche un livello politico. L’innalzamento della tensione contro l’Iran permette a Donald Trump di cambiare l’agenda mediatica e allontanare (almeno per un po’) le critiche mosse alla sua gestione dell’emergenza coronavirus. Oltre a questo – come scrive il New York Times – c’è l’intenzione di mostrarsi un leader forte davanti agli elettori, in vista del voto di novembre. In un altro tweet, infatti, Trump scrive: “Sleepy Joe pensava che tutto questo [le provocazioni iraniane contro le navi americane, ndr] fosse ok. Non io!”. Sleepy Joe è il soprannome che ha affibbiato a Joe Biden, suo sfidante alle elezioni presidenziali.
Le stesse motivazioni propagandistiche sono forti anche in Iran, dove il regime è accusato di aver mentito sul reale numero dei contagiati e dei morti per il Covid-19. Il lancio di un satellite in orbita può essere un successo utile a sviare l’attenzione. E può servire alle Guardie Rivoluzionarie per recuperare dopo il danno d’immagine per l’abbattimento del volo 752, a gennaio. Secondo il Washington Post, le Guardie Rivoluzionare stanno approfittando proprio della crisi coronavirus per estendere il loro potere sull’Iran.
L’Iran ha annunciato mercoledì il lancio in orbita del suo primo satellite militare. L’operazione è stata condannata dagli Stati Uniti, dove – poche ore dopo – il Presidente Donald Trump ha fatto sapere su Twitter di aver dato ordine alla Marina di “abbattere” ogni imbarcazione iraniana che minacci le navi americane. Lo stesso comando, rovesciato, è arrivato ieri anche dal comandante in capo delle Guardie Rivoluzionarie dell’Iran.
Tutte queste notizie sono collegate e segnalano un nuovo picco di tensione nei rapporti tra Washington e Teheran; rapporti che ormai da anni procedono per escalation e distensioni, senza però mai sfociare in un conflitto armato diretto. Per comprendere i nuovi sviluppi è necessario distinguere il livello geopolitico da quello politico.
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