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Iraq, la pericolosa rabbia degli yazidi: “Se non avremo giustizia, qui non ci sarà pace”


Lo scorso 9 settembre, una violenta protesta è esplosa all’apertura dell’International Film festival di Dohuk, nella regione autonoma del Kurdistan iracheno. In cartellone, quella sera, c’era la première di “Reseba" (“Il vento oscuro”), pellicola del regista curdo Hussein Hassan che, attraverso le vicende di una giovane coppia yazida, ricostruisce il genocidio perpetrato dallo Stato islamico nella vicina valle del Sinjar: lei verrà rapita e venduta come schiava, lui si arruolerà in una brigata Peshmerga per ritrovarla e portarla a casa.

Una donna yazida alla finestra di una casa abbandonata. REUTERS/Kadir Baris

Lo scorso 9 settembre, una violenta protesta è esplosa all’apertura dell’International Film festival di Dohuk, nella regione autonoma del Kurdistan iracheno. In cartellone, quella sera, c’era la première di “Reseba” (“Il vento oscuro”), pellicola del regista curdo Hussein Hassan che, attraverso le vicende di una giovane coppia yazida, ricostruisce il genocidio perpetrato dallo Stato islamico nella vicina valle del Sinjar: lei verrà rapita e venduta come schiava, lui si arruolerà in una brigata Peshmerga per ritrovarla e portarla a casa.

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